Volontari in prima linea: insieme a Humanitas #3
Storie di volontariato. Spesa e farmaci a domicilio. Il volontario: «Mettiamo da parte l'istinto di sopravvivenza per mettersi a disposizone degli altri»
La curva dei contagi da Coronavirus sembra oggi dare i primi accenni di rallentamento nella sua terribile ascesa e questa è già una buona notizia. Ma la luce in fonde al tunnel di quella che probabilmente è la più grande pandemia a memoria d’uomo sembra ancora lontana. Tuttavia, nelle grandi emergenze, c’è una luce che prova a rischiarare tutto: quella della solidarietà umana. Proviamo a segnalarvi, nel nostro quartiere, le notizie che parlano anche di questo, come l’iniziativa delle maestre del quartiere. Abbiamo iniziato il nostro viaggio alla ricerca delle buone notizie con Humanitas, una storica associazione del quartiere in prima linea nell’emergenza sanitaria e sociale. Dopo aver parlato di Casa Humanitas, la casa dove trovano alloggio e imparano l’autonomia i ragazzi disabili in questo difficile periodo, abbiamo iniziato una chiacchierata con Maurizio Burgassi, uno dei volontari del settore sanitario. Oggi siamo arrivati alla terza e ultima tappa (qui la prima e qui la seconda).
La gratitudine in questo periodo è un sentimento diffuso, sicuramente verso il personale sanitario che, quotidianamente, fronteggia l’emergenza, ma anche verso chi si impegna ogni giorno per garantire alla popolazione i servizi essenziali, come i lavoratori del settore alimentare, gli operatori ecologici, le forze dell’ordine, ma anche i volontari. Saprebbe indicare quello che per lei è il gesto emblematico della solidarietà? Del “dare” fine a se stesso?
«La risposta che mi verrebbe più immediata è: ogni singola azione che il volontario compie. Le azioni dei volontari sono infatti indice di solidarietà e di gratuità. Proprio in questi giorni è evidente come emblema della solidarietà siano i volontari stessi che per scelta, per altruismo, mettono da parte quell’istintivo senso di sopravvivenza per mettersi a disposizione degli altri, senza tornaconto, senza alcun compenso, a dispetto di chi talvolta li considera spinti da egoistiche intenzioni di protagonismo. Data la situazione attuale purtroppo, sono venute a mancare le condizioni per poter proseguire nell’offerta della nostra disponibilità per certi servizi che siamo stati costretti ad interrompere. Tuttavia, come si suol dire, quando si chiude una porta si apre un portone e si è affacciata alla soglia della nostra associazione un’ occasione che non abbiamo esitato a cogliere: la consegna della spesa e dei farmaci alle persone non autosufficienti. Il Comune di Firenze ha infatti messo a disposizione per le persone che abbiano determinate caratteristiche, un servizio di consegna a domicilio della spesa e di farmaci, attivabile chiamando il numero 055 3282200, oppure mandando una mail all’indirizzo iorestoacasa@esculapio.org. Appena ci è stata proposta tale attività l’abbiamo accettata. È un servizio in cui non ci sono sirene, né ambulanze, né la paura di non sapere cosa ci troveremo davanti, ed è proprio questo che lo rende così bello e allo stesso tempo emblematico per il termine stesso di volontariato. Aiutiamo con un piccolissimo gesto persone con problematiche che le costringono a stare a casa e, ora più che mai, il sentirsi dire grazie, anche se attraverso un citofono o da dietro il portone di casa, ci scalda il cuore e compensa per tutto il resto».
A questo proposito mi viene spontaneo chiederle: lei perché fa il volontario? Cosa la spinge a scendere in campo ed esporsi gratuitamente in prima linea anche e soprattutto durante una pericolosa pandemia come quella che stiamo vivendo?
Non esiste un perché. Per me, come per la gran parte di noi, non è un “perché” lo faccio, ma “da quando”; c’è un momento in cui si viene a contatto con questo mondo che ti affascina, ti fa scoprire una parte del tuo essere che sa di volersi mettere a disposizione degli altri, c’è, basta scoprirla. Non abbiamo storie particolarmente eroiche o tragiche da raccontare per giustificare la nostra voglia di diventare volontario. Succede quasi sempre per caso, magari frequentando un corso di primo soccorso, decidi di soddisfare una innata curiosità mai avuta prima, via via che prosegui il corso e entri più nel vivo di quella che è la vita del volontario, senti di appassionarti a quella attività fino a farla diventare parte integrante della tua vita. Fai sacrifici, ti privi del tuo tempo libero senza, apparentemente, un compenso. Non ricevi soldi, non ricevi benefici di alcun genere, qualcuno ti dice grazie, ma soprattutto senti una sensazione di libertà e serenità come non si può provare in altro modo, gratificazione a livello mentale e sentimentale, sapere che non soltanto stiamo aiutando gli altri, ma soprattutto aiutiamo noi stessi. Scopri che c’è un mondo diverso da quello che sei abituato a vedere, dove c’è chi ha bisogno del tuo aiuto nelle piccole cose quotidiane o nelle occasioni come quelle che oggi viviamo.
È attraverso il volontariato, che non ha limiti di età per farlo, che scopri che quel poco che offri diventa molto se unito a quello degli altri volontari. Fino a quando non ci verrà impedito dalla legge continueremo a svolgere le nostre mansioni di volontari, che ci sia una pandemia, una guerra, una crisi di stato o chi più ne ha più ne metta, noi ci siamo, perché lo spirito che ogni giorno ci porta ad aiutare gli altri (e noi stessi) non teme alcunché».
I volontari dunque sono un patrimonio inestimabile sul quale il nostro sistema sanitario conta moltissimo, soprattutto in un periodo di emergenza come questo. E noi cittadini possiamo dormire sonni tranquilli, sapendo che là fuori, proprio dietro i nostri portoni chiusi, ci sono anche i volontari dell’ Humanitas Firenze a prendersi cura di noi, garantendo alle frange più deboli della popolazione l’assistenza ed i servizi che altrimenti sarebbe difficile ottenere. Ed è a loro, al loro coraggio, alla loro disponibilità ed alla loro diffusa positività che oggi ci sentiamo di rivolgere il nostro più sentito grazie.