Volontari in prima linea: La Misericordia #1
Le buone notizie ai tempi del Coronavirus - Dalla peste nera all'emergenza Covid19, la Misericordia di Firenze da 750 anni
Forse la curva dei contagi comincia a rallentare, ma la pandemia Covid-19 ancora lontana da risolversi. Mai come ora le colonne dei quotidiani, comprese le nostre, sono piene di numeri di morti e persone colpite dal virus. Ma in mezzo a questa tragedia, emerge, forte, dai nostri rioni il senso di comunità e fraternità che spinge a occuparsi degli altri. In prima linea ci sono sempre loro: i volontari delle associazioni del quartiere. Dopo il viaggio nell’emergenza Coronavirus insieme a Humanitas, partiamo con la più antica associazione fiorentina di assistenza: la Misericordia, che da oltre sette secoli i confratelli si occupa di chi ha bisogno. Ne parliamo con il Provveditore della Misericordia di Firenze, Giovangualberto Basetti Sani.
Come viene gestito questo momento di emergenza sanitaria dalla Misericordia di Firenze?
«La Misericordia di Firenze, oltre ai servizi di emergenza compresi quelli legati all’emergenza sanitaria Covid-19, continua a mantenere attivi tutti i suoi servizi sociosanitari e la sua sede e le sue sezioni. Certamente lo facciamo seguendo scrupolosamente tutti i protocolli sanitari e adottando tutte le misure per la prevenzione della diffusione del Covid-19, sia per preservare la salute dei nostri assistiti e utenti che per proteggere chi tutti i giorni si espone per consentirci di continuare a operare nei confronti del prossimo come i nostri dipendenti e soprattutto i nostri tanti volontari. In questa emergenza lavoriamo in modo integrato come sempre con il 118 e la Regione Toscana e continuiamo con la nostra attività delle mutature agli infermi, il nostro servizio di Carità più antico, e con il Servizio di Aiuto Alimentare che dona la spesa gratuitamente a circa 500 famiglie bisognose di Firenze, alle quali ora, dato il momento di crisi anche economica, si aggiungono richieste di aiuto da parte altre famiglie alle quali per quanto a noi possibile cercheremo di essere di supporto».
La Venerabile Arciconfraternita ha una storia secolare: da più di 750 anni a Firenze, non è certamente la prima pandemia che affronta. Viene da pensare alla peste nera del 1348, quando la popolazione della città si ridusse del 60%, rimasta nell’immaginario storico fiorentino legato a quei primi volontari della Misericordia. Ma altre ondate di peste si abbatterono su Firenze sul finire del ‘400 e negli anni ’30 del ‘600. Nella storia contemporanea, a metà ‘800 l’Italia e Firenze furono flagellate da cicliche epidemie di colera. Ancora a memoria d’uomo ci fu la terribile spagnola, subito dopo la Grande Guerra, e l’asiatica negli anni ’50. La Misericordia, ogni volta, c’era, dimostrando ogni volta un’eccezionale risposta del volontariato: molti furono i fiorentini che vollero iniziare a prestare servizio, proprio nel periodo del contagio. Questa risposta c’è ancora oggi? E quelle emergenze, cosa hanno lasciato nel know-how dell’associazione che possiamo utilizzare oggi per far fronte alla pandemia?
La Misericordia di Firenze è parte integrante della città, le loro storie nei secoli si sono intrecciate e sì, ci siamo sempre stati. Ancora oggi abbiamo tantissimi volontari anche se alcuni di loro non prestano più servizio anche per ragioni di età, siamo oltre 12mila. La nostra storia ci ha insegnato a non avere paura, ad affrontare le sfide della vita senza fermarci e occupandoci sempre degli ultimi e dei più bisognosi. Anche in questa tragica – e inedita per tutti – situazione stiamo lavorando mantenendo alta la nostra attenzione su chi ha più bisogno e siamo a disposizione delle autorità cittadine per dare una risposta coordinata alle esigenze delle cittadinanza.