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La storia della maestosa Villa ‘I Collazzi’ di Scandicci

La storia di una delle dimore signorili rinascimentali più importanti di Scandicci, dalla problematica vicenda dell'attribuzione del progetto alla "copia" americana della villa scandiccese

Edificata alla fine del Cinquecento dai Dini sui resti di una casa da signore dei Buonaventuri, la maestosa villa ‘I Collazzi’ (il cui toponimo, menzionato a partire dal Duecento, deriva dal latino collis, ossia colle)  compete con le residenze medicee per le dimensioni monumentali e la ricchezza dei materiali lapidei.

Si tratta di una delle ville più famose di Scandicci e una delle più celebri dimore rinascimentali della nostra regione. Secondo Carocci essa rappresenta l'”essenza” del Cinquecento fiorentino, «[ un secolo] nel quale le ricche famiglie facevano a gara nel manifestare colle fabbriche sontuose il loro splendore ed il loro affetto all’arte».

A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, cominciò a farsi strada l’ipotesi che il grande Michelangelo Buonarroti avesse progettato la villa su richiesta degli stessi Dini. Tuttavia questo argomento non è stato sottoposto a un’analisi critica sistematica fino agli anni Duemila, quando uno studio scientifico ne ha escluso la paternità, sebbene intellettuali del calibro di Ross ed Eberlein avessero escluso la dimora dal “catalogo” delle opere di Michelangelo architetto già nei primi decenni del Novecento. La maggior parte degli esperti del settore sembra convenire sul fatto che, nonostante la famiglia Dini avesse avuto contatti con l’illustre maestro toscano tramite Agostino di Francesco, per la realizzazione della residenza si sarebbe invece rivolta a Santi di Tito.

Villa I Collazzi (foto Wikipedia).
Villa I Collazzi (foto Wikipedia).

Una delle rappresentazioni più antiche della villa di Scandicci è infatti visibile nella tavola con Le Nozze di Cana, opera conservata nella cappella gentilizia della villa di Scandicci e dipinta nel 1593 dallo stesso Santi di Tito per celebrare il matrimonio tra Agostino di Piero Dini e Ginevra Baroncelli. Osservando la parte destra dell’opera è possibile notare l’arcata del cortile della stessa villa.

Cappella di sant'Agostino, con la pala de Le Nozze di Cana di Santi di Tito sopra l'altare.
Cappella di sant’Agostino, con la pala de Le Nozze di Cana di Santi di Tito sopra l’altare. Foto dell’autore.

La famiglia Dini restò proprietaria della villa per i successivi due secoli e mezzo, senza però riuscire a terminarla: sia nelle incisioni di Giuseppe Zocchi (1744), sia in quelle più tarde, ottocentesche, si notano dei grandi terrapieni e la fabbrica de ‘I Collazzi’ col lato orientale non ancora ultimato.

Giuseppe Zocchi, Villa I Collazzi (1744, fonte Wikipedia)
Giuseppe Zocchi, Villa I Collazzi (1744, fonte Wikipedia)

A metà dell’Ottocento, la famiglia Bombicci Pomi trasformò il giardino, aggiungendo lecci e ippocastani e disegnando il viale dei cipressi e la cavallerizza, un rondò di cipressi utilizzato come maneggio. Il nobiluomo Gugliemo Bombicci-Pomi, proprietario della villa, ricoprì per due volte la carica di consigliere comunale di Casellina e Torri nelle giunte Brichieri-Colombi (1890-95) e Passerini (1895-98).

Dopo vari passaggi di proprietà nel 1933 la villa pervenne alla famiglia Marchi. Costoro, oltre al completamento dell’ala orientale della struttura, promossero la costruzione di una piscina rettangolare in quarzite gialla e grigia con il bordo in pietra serena (progettata da un all’epoca giovane Pietro Porcinai alla fine degli anni Trenta del Novecento) e la creazione del cosiddetto “selvatico” e di una vasca per le piante acquatiche (questi ultimi elementi furono aggiunti negli anni Cinquanta di quello stesso secolo).

La villa presenta una configurazione architettonica a “U”, con una corte rialzata verso Firenze, arricchita da un doppio loggiato su tutti e tre i lati, da un doppio impluvium, ciascuno col proprio pozzo, e con un affaccio panoramico balaustrato, raggiungibile tramite uno scalone a doppia rampa. Sul lato meridionale, invece, la facciata è movimentata da due logge a tre archi col motivo della serliana, e dal grande portale d’ingresso centrale, rialzato e sovrastato dallo stemma Dini.

La facciata posteriore della villa sovrastata dallo stemma Dini.
La facciata posteriore della villa sovrastata dallo stemma Dini. Foto dell’autore.

 Dal cortile si accede alla cappella dedicata a sant’Agostino, patrono dei Dini. In questo ambiente, oltre alla già menzionata tavola di Santi di Tito, si può ammirare l’affresco con la Gloria di sant’Agostino che decora la volta della cappella, affresco commissionato a Lorenzo Del Moro e completato da Vincenzo Meucci.

Forse non tutti sanno che in America esiste una “copia” de ‘I Collazzi’: nella città di Sierra Madre, in California, è possibile ammirare la Villa del Sol d’Oro, costruita negli anni Venti del Novecento su progetto di Edwin W. Neff (famoso per aver progettato le residenze di illustri personaggi hollywoodiani) per i coniugi Barlow. Costoro passarono la luna di miele nel “Vecchio Mondo” e fecero tappa anche nell’odierno Comune di Scandicci, dove rimasero folgorati dalla bellezza e dalla maestosità dell’ ex villa dei Dini. Oggi Villa del Sol d’Oro appartiene alla Alverno Heights Academy, una scuola cattolica istituita negli anni Sessanta del secolo passato.

La Villa del Sol d'Oro, la copia americana de 'I Collazzi'.
La Villa del Sol d’Oro, la copia americana de ‘I Collazzi’.

Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medieoevale

Per saperne di più…

A. BELLUZZI, G. BELLI, La Villa dei Collazzi. L’architettura del tardo Rinascimento a Firenze, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2016.

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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) ha conseguito la laurea in storia dell'arte presso l'università di Firenze nel 2020, discutendo una tesi sulla figura di Ercole nel Medioevo. La suddetta tesi è stata successivamente pubblicata negli atti del IX Ciclo di Studi Medievali, convegno organizzato da NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino (Firenze, 2023). Il suo interesse è rivolto tanto al Medioevo autentico, quanto a quello di reinvenzione. Nel corso degli anni 2018 e 2019, ha collaborato con diverse associazioni culturali di Firenze e Scandicci al progetto 'Scandicci Open Villas', contribuendo attivamente alla redazione di brevi schede informative di natura storico-artistica concernenti i principali beni culturali della "città della fiera", all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopraccitato Comune e alla produzione del docufilm 'La Pieve di San Giuliano a Settimo Un gioiello del Protoromanico Toscano' (regia di Vincenzo Zappia, 2019). Il video è disponibile su YouTube.

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