Vigili di quartiere, una novità accolta con interesse dai cittadini e che però adesso sembra essere a un punto di non ritorno.
I vigili di quartiere sono stati sperimentati a partire dall’ottobre del 2017 riscuotendo un buon successo tra i cittadini. Marco Lensi, ex vigile, di questa novità è stato partecipe e ne ha ripercorso tutte le tappe fino al momento in cui tutto si è fermato.
“A differenza delle precedenti edizioni si sbandierano i nuovi criteri, oltre all’onnipresente controllo della sicurezza sul territorio, che la Polizia di Quartiere (denominata poi Polizia di Comunità) dovrà assicurare al cittadino quali: ascolto, collaborazione, presenza, contatto, trasparenza al fine di ricostruire o almeno ricucire lo strappo esistente, in questa fase storica, fra le istituzioni e gli amministrati stessi”.
“Obiettivi assolutamente condivisibili” spiega “che la Politica pubblicizza senza forse rendersi conto che per raggiungerli era necessario preparare una squadra di Poliziotti che doveva tornare a vivere il lavoro in mezzo alla gente e con la gente pur convivendo con la propria identità di Pubblico Ufficiale e il bagaglio che questo rappresenta”.
“Vi assicuro quindi che l’operazione di adeguamento al nuovo approccio presentava dei problemini non indifferenti. Gli arrangiamenti sociali di quest’epoca poco si addicono al rispetto della legalità che un operatore di Polizia deve assicurare e pertanto equilibrare un ordine, che obbligatoriamente deve impartire in presenza di una irregolarità, con l’ascolto, il contatto. Non era scontato ma penso che tutti comprenderete ciò che intendo”.
“Eppure la novità dei nuovi schemi accompagnata dalla incredulità di essere guidati da un allenatore che aveva rinunciato alla pensione per partecipare al gioco (me stesso) coinvolge il gruppo che inizia velocemente l’operazione organizzativa”.
“Vengono così creati: i Security Point (postazioni fisse programmate mensilmente e localizzate in ambienti di alto interesse e affluenza di utenti, dal centro alla periferia di ogni Quartiere di Firenze) dove una pattuglia automontata è a disposizione per il tempo prestabilito di chiunque abbia interesse a rilasciare segnalazioni, avere informazioni o semplicemente voglia/curiosità di scambiare due parole con un operatore comunque organo della Pubblica amministrazione”.
Nel maggio scorso furono presentati 53 nuovi agenti con alcune polemiche
“E i Security Dinamici (pattuglie addette al monitoraggio e al controllo appiedato di una zona limitata del territorio di Quartiere a cui sono destinate) dove si origina, oltre a quanto detto sul consueto esercizio delle proprie competenze, una serie di attività correlate che hanno portato ad interagire concretamente con le persone quali: conoscenza personale e diretta degli imprenditori commerciali, degli utenti dei parchi e dei giardini, degli associati ai centri dell’età libera(centri della terza età), dei bambini e dei loro maestri delle scuole elementari Comunali, di tutti i Comitati cittadini costituiti, di tutti i Gruppi Social. In parole semplici: i nostri concittadini”.
“Un programma Comunale apposito, in uso a tutte le Direzioni Comunali e le Partecipate, che riuscisse ad essere ricevente di ciò che era raccolto nel lavoro della squadra in strada nonché trasmittente verso chi doveva occuparsi della soluzione delle stesse (GETICO)”.
“L’operazione” prosegue Lensi “prese da subito una consistenza tale che percepimmo il bisogno di stabilizzare i contatti attraverso la consegna sistematica di un nostro biglietto da visita dove erano riportati numeri telefonici e indirizzo di posta messi a disposizione di tutti. Anche un semplice whatsapp diventava una vera e propria scheda di lavoro e questo nuovo metodo veloce, documentato e trasparente, stava determinando un successo senza pari, forse troppo”.
Così l’ex vigile di quartiere a Quelli del Campo di Marte, blog che per primo ha raccolto la sua denuncia.