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Torregalli, Cisl: sanitari allo stremo, molti i contagiati da Coronavirus

Il sindacato: mancano dpi adeguati e un idoneo affiancamento tra medici, infermieri, oss e altri lavoratori ospedalieri, turni troppo lunghi e poco personale

A Torregalli, ma anche in altri ospedali fiorentini, non ci sono dpi adeguati per il personale né si riesce a fare un corretta formazione delle nuove leve, in questa emergenza Covid-19. Il risultato è un dilagare del Coronavirus tra medici, infermieri, oss, tecnici e operai: è quanto denuncia la Cisl dell’area fiorentina.

«Ci sono molti più positivi tra gli operatori di quanto viene detto dall’azienda, la situazione negli ospedali fiorentini non è affatto rosea, tutti i giorni abbiamo nuovi contagiati tra i pazienti e personale – fa appello il segretario aziendale dell’area fiorentina Cisl Alfredo Mazzarella – In azienda ci dotano di mascherine chirurgiche dicendoci che sono valide, ma a noi risulta, stando alla letteratura scientifica, che gli unici dpi validi sono gli Ffp3.  Nonostante tutto non ce ne arrivano abbastanza e la diffusione del Coronavirus è altissima (si stima circa un centinaio di casi sull’Asl Toscana Centro).  Diversi sono i lavoratori sanitari in quarantena a casa,  altri ricoverati e alcuni in rianimazione; fortunatamente per ora non ci sono stati decessi»

Ma quello della mancanza di adeguate mascherine è solo uno dei problemi che i professionisti della sanità devono affrontare in questa emergenza:  «Chi lavora al covid-19 è costretto a stare undici ore a  notte con la tuta,  senza potersela cambiare, quindi senza potersi fermare – aggiunge Mazzarella – Non è accettabile fare tutte queste ore a diritto, ne risente la concentrazione. È necessario aumentare subito il personale così da garantire adeguato riposo e supporto agli altri colleghi; basterebbe una sola persona in più a turno per avere risultati migliori nelle performance assistenziali. Inoltre i nuovi sanitari arrivati non sono adeguatamente formati, non per incapacità loro, perché ci mettono tutta la volontà, ma perché non possono fare un corretto affiancamento, quindi non sanno cosa devono fare. In rianimazione non ci puoi mettere l’ultimo arrivato, perché non ha la necessaria esperienza; e lo stesso vale per le medicina e la chirurgia»

«Molti poi sono i sanitari ai quali, nonostante i sintomi influenzali, non viene fatto il tampone, gli viene liquidata come un’influenza – continua il sindacalista – Ma come possiamo essere certi che si tratti davvero di un’influenza? Quella della Regione di fare il tampone a tutti i sanitari, cosa giusta, per ora è rimasta una promessa: alla gran parte di noi non è stato fatto. Oltretutto un  grosso problema è che gli operatori, quando tornano a casa hanno delle famiglie,  rischiamo che  il contagio si allarghi»

 

 

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