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Sollicciano, detenuti in rivolta per Covid19

Un allievo di polizia penitenziaria è risultato positivo al Coronavirus, mercoledì i detenuti hanno messo a ferro e fuoco il carcere. Ieri invece aggrediti due agenti.

Uilpa Polizia Penitenziaria: «Grave, solo nel pomeriggio sono arrivate le sospensioni delle attività anche per le scuole delle forze dell’ordine»

Mercoledì nel carcere di Sollicciano sono stati appiccati incendi e sono scoppiate proteste.  I detenuti sono insorti in seguito alla notizia di un allievo agente di Polizia penitenziaria risultato positivo al Covid19, stante anche il pericolo di contagio aggravato dal sovraffollamento delle carceri. Ma tra i motivi della rivolta, di contro ci sono anche le misure restrittive in seguito al Dpcm Coronavirus, che impone forti limitazioni sulle visite da parte di parenti e amici.

Sono stati dati alle fiamme sedie, tavoli e lenzuola, con una densa colonna di fumo nero che si è sollevata sopra la casa circondariale. I carcerati hanno cominciato a gridare e a battere alle sbarre delle finestre, le urla che si sentivano fino a Casellina.

Per riportare la situazione alla normalità, oltre alla Polizia penitenziaria stessa, sono intervenuti anche la Polizia, i Carabinieri e i Vigili del Fuoco. La rivolta è stata sedata nel corso della mattinata.

Almeno fino a ieri, quando la tensione si è alzata di nuovo: dei detenuti hanno aggredito due agenti di polizia penitenziaria, secondo quanto riferito dal Sappe, Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria. Gli agenti, che hanno riportato lievi ferite, sono salvi  grazie all’intervento di altri colleghi.

Ma sui fatti è intervenuto anche il sindacato Uilpa Polizia penitenziaria:

Pure questo poteva essere evitato! Nonostante sul sito del Ministero della Giustizia sia riportata da ore la ‘fake news’ che racconta di proteste ‘esaurite’ nelle carceri, si registrano ancora tensioni in diversi istituti del Paese e solo pochi minuti fa sono rientrati i disordini presso il penitenziario fiorentino di Sollicciano – commenta Gennarino De Fazio, segretario di Ulpa Polizia penitenziaria

Ma ciò che sconcerta ancora di più è che le proteste sono scaturite dai timori di contagio da Covid19 dovute al fatto che un allievo che frequenta i corsi per Agente di Polizia penitenziaria, il quale stava effettuando il tirocinio formativo a Sollicciano, sia stato trovato positivo al coronavirus”.

“già con il Dpcm del 4 marzo scorso era stata disposta la sospensione delle attività didattiche presso le scuole di ogni ordine grado con alcune eccezioni; fra quelle eccezioni erano ricomprese le scuole di talune Forze dell’Ordine, ma non di quelle della Polizia penitenziaria. Non sappiamo se sia stata una dimenticanza, che comunque sarebbe gravissima, o altro. Certo è che tale disposizione è stata confermata con il successivo Dpcm dell’8 marzo, ma solo oggi pomeriggio, 11 marzo 2020, sono state disposte le sospensioni delle attività didattiche presso le Scuole della Polizia penitenziaria (177° corso Agenti) fino al 3 aprile”.

“A nostro avviso  emerge un’incapacità organizzativa e gestionale di sistema, che non può essere semplicisticamente riconducibile a singole figure cui si vorrebbe adesso ‘far portare la croce’: il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria necessita di essere completamente rifondato se si vuole che riemerga dal fallimento più totale”.

Una mancanza questa, che la Uilpa aveva già denunciato alcuni giorni prima

In merito all’aggressione avvenuta ai due agenti all’indomani della protesta, spiega sempre De Fazio,  in un’intervista telefonica a Isolottolegnaia.it, «è evidente che c’è una situazione abbastanza tesa ed esasperata, per cui basta un niente per avere reazioni ancora più gravi da parte dei detenuti, come in questo periodo particolare: da anni lamentiamo già continue aggressioni agli agenti». Questo deriverebbe da una situazione già al limite, poiché «chi era delinquente fuori, rimane delinquente anche dentro al carcere», fatto spesso dimenticato da una vulgata mediatica che farebbe passare troppo spesso «i detenuti come angioletti e i poliziotti come aggressori».

 

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