Soffiano, il monastero dimenticato di via di Scandicci
IsolottoLegnaia, insieme a un lettore, scopre la probabile esistenza di un antico convento di cui si è persa traccia. Oggi trasformato in condominio, nelle ricerche, è emerso che qui ha abitato anche il fondatore di Gucci
Che la zona di Soffiano, piena campagna punteggiata di piccolissimi borghi e case sparse, fosse, al pari delle sovrastanti colline, luogo prediletto da chi cercava di allontanarsi dalla vita mondana, per vivere in preghiera e meditazione, è cosa nota. Fu infatti sede di numerosi monasteri, alcuni più noti come quello che dà nome all’omonima via del Monasteraccio, altri ormai dimenticati e di cui è quasi sparita ogni traccia. È questo il caso di quello ai civici 134-142 di via di Scandicci, dove un complesso condominiale rivela antichi indizi di un monastero, scoperti in una indagine intrapresa da IsolottoLegnaia.it in collaborazione con un lettore, appassionato di ricerca archivistica locale.
Indizi che sul lato fronte strada sono appena percepibili nella serie di finestre uguali del piano superiore, ma si corrobora nel chiostro oggi utilizzato come corte condominiale e nel profilo che affaccia sul lato interno. Il lato interno si può vedere affacciandosi oltre l’estremità occidentale del complesso dove oggi è presente una Casa del Popolo.
L’ala del circolo stesso, tuttavia, è stata probabilmente costruita in un periodo successivo. La testimonianza più importante di questo passato è però nella struttura interna, che ancora rivela, se pur oggi frazionata in appartamenti e snaturata, l’esistenza di un lungo corridoio su cui si affacciavano le celle.
Uno degli appartamenti oggi presenti ha inoltre, nella stanza adibita a cucina, una parete che lascia intravedere una semicupola, indizio che porta a pensare all’esistenza, in tempi antichi, di una cappellina o abside.
La supposta cappellina, è sul lato Ovest dello stabile, affacciata quindi verso Est. Interessante notare che nei locali che si suppongono adibiti a cella e refettorio c’era una controsoffittatura di cannicciato, antica, per un maggior isolamento dal freddo e dal caldo, mentre in quelli adibiti a cappella no, perché se ne avrebbe usufruito per una permanenza minore.
Inoltre sotto all’intonaco ci sono antiche tracce di fregi e decorazioni. Una persona che ha visto uno di questi appartamenti attesta di ricordarsi nei primi anni della sua infanzia, oltre mezzo secolo fa, degli angioletti affrescati sulle pareti, che però nessun altro ricorda, anche tra i più anziani, né sono state ritrovate tracce in successivi lavori.
L’unica traccia documentale rintracciata, invece, proviene da una mappa settecentesca della zona dove si fa riferimento a un piccolo casottino adiacente, indicato come “lav. Suore di San Felice”. Si propone perciò l’ipotesi che quel “lav.” stesse per lavatoi e che questi fossero appunto a uso di un ordine femminile di San Felice. È stata proposta anche l’ipotesi che “lav.” Indicasse i lavoratori, cui un qualche appezzamento di terreno del convento potesse esser stato dato in uso. Il casottino era ancora esistente negli anni ’60 del Novecento e utilizzato come baracca di contadini, ma fu poi abbattuto per far spazio a più moderni edifici.
Durante le ricerche effettuate dal lettore è emerso, grazie a un atto di notifica del 3 febbraio 1915 del Comune di Firenze che imponeva la sospensione di alcuni lavori per la realizzazione di un muro (riportato in Appunti sulla storia della Sms di Soffiano dal 1897 al 1933, edito da Tassinari e disponibile negli archivi del circolo) che qui risiedeva il 34enne Guccio Gucci, allora presidente della società di mutuo soccorso e che sarebbe diventato sei anni dopo il fondatore del noto brand di alta moda fiorentino che ancora oggi porta il suo cognome.