Un’altra rapina a mano armata, con modalità analoghe a quella del negozio di via Franceschini, era stata commessa al Medical Center di via di Scandicci
Spaventa la tranquillità con cui ha agito il rapinatore. Il giovane commerciante: «Paura, ma non mollo alla prima difficoltà»
Ancora abbiamo in home page l’articolo della scioccante rapina a mano armata di martedì al negozio di abbigliamento Fashion Dreams di via Franceschini angolo viale Talenti, che ci giunge la notizia di un’altra rapina, avvenuta con modalità analoghe, sempre ai danni di un esercizio commerciale di Legnaia. Stavolta vittima è stato il negozio di articoli ortopedici Medical Center di via di Scandicci, davanti all’ospedale di Torre Galli. Fortunatamente, in questo caso, il fatto è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza.
Una rapina sotto minaccia di pistola avvenuta lo scorso 31 gennaio con modalità molto simili a quanto accaduto al negozio di via Franceschini, tuttavia dalla descrizione, sembra che si tratti di due rapinatori diversi.
In questo caso il rapinatore era un uomo di corporatura grossa, sovrappeso, dall’aspetto e dall’accento si direbbe nordafricano; l’accento del criminale che ha portato via l’incasso a Fashion Dream invece parlava perfettamente italiano con una probabile inflessione pugliese, anche se dai suoi lineamenti, secondo quanto detto dalla titolare, si potrebbe pensare che avesse origini rom ed era di corporatura normale. A differenza della rapina accaduta in via Franceschini, inoltre il criminale che ha derubato il Medical Center indossava un guanto per non lasciare impronte digitali; in entrambi i casi i rapinatori hanno utilizzato una pistola a tamburo a canna corta, ma nel caso di Fashion dream era grigio chiara, mentre quella utilizzata contro i titolari di Medical center era color antracite.
Quando il delinquente è entrato in azione, Alessio, 26 anni, stava lavorando nel negozio di famiglia, in compagnia della sorella. Il primo pensiero è andato subito a proteggere lei: «Mia sorella era lì, vicino a me nella stanza accanto e due clienti. Ho cercato di dirle di non avvicinarsi e così il criminale ha puntato la pistola anche contro di lei. Così ho cercato di richiamare nuovamente l’attenzione del rapinatore su di me».
Anche in questo caso, proprio come avvenuto nella rapina di via Franceschini, il rapinatore aveva un atteggiamento tranquillo e compassato: «Mi ha portato via un incasso sui 500 euro, ma non è il fatto dei soldi – ha affermato Alessio – Mi ha dato noia la facilità con cui lo fanno. Questi lo possono fare anche tutti i giorni. Non hanno paura. Anche per cinque euro, rapinano. Si è allontanato in maniera tranquilla, come se fosse un cliente qualsiasi. Non ho visto da che parte andava, perchè io sono corso subito da mia sorella. Nell’uscire si è scambiato anche con una signora che entrava e ha pure fatto una battuta, come se fosse una situazione normalissima: “Buon Natale!” ha detto, perché fuori stava nevicando».
«È entrato a volto scoperto, con atteggiamento sicuro, non avrebbe avuto senso opporsi: qualsiasi commerciante tiene piu alla vita che ai soldi che si incassa – ha continuato il giovane negoziante – Per la testa mi è passato per un momento di non dargli il denaro ma poi ho cacciato quel pensiero; anche se sapevo che erano soldi miei, ho dato tutto. La mia reazione è stata quella di fare tutto quello che diceva senza contraddirlo. Io lavoravo in un supermercato prima, ero stato formato alla gestione di clienti che potessero creare situazioni di tensone, ubriachi, casinisti, pazzi potevano capitare. Per questo ho fatto ciò che mi è stato insegnato: ho mantenuto un tono di voce basso, movimenti lenti, ho obbedito ai suoi ordini, ben attento a quello che facevo, con l’obiettivo di fare sì che il punbto vendita si liberasse prima possibile del pericolo. Ero in un stato di trance. Ho pure servito i due clienti, dopo, prima di realizzare davvero».
«Abbiamo fatto denuncia, al momento non ci hanno fatto sapere niente, è venuta la poilzia a fare rilevamente scientifici senza trovare però elementi utili», ha aggiunto il negoziante. Tuttavia chiunque avesse visto o notato particolari utili, passando di lì, è invitato a contattare il punto vendita o le forze dell’ordine per aggiungere anche il minimo dettaglio che possa portare a un buon esito delle indagini.
Anche per Alessio, proprio come a Teresa di via Franceschini, per un attimo tra rabbia, timore, sgomento, è balzato alla mente per un momento di mollare tutto, perché non è giusto per un piccolo imprenditore lavorare in questa insicurezza, non è sicuro, le preocccupazioni sono tante; pensiero che ha subito ricacciato, con determinazione e coraggio: «Non bisogna farsi prendere dalla paura, pensare “non apro più, non vengo piu in negozio”, perché se a 25 anni ho rinunciato a un indeterminato, dove il 10 del mese ti pagano regolarmente, per gestire il negozio di famiglia, un motivo c’è. Avere un negozio proprio è una invstimento per il proprio futuro; e io alla prima difficoltà non mollo».