Camminata lungo la Greve: un trekking a due passi dalla città tra natura, pace e accampamenti abusivi. Non una bella pubblicità per quello che dovrebbe essere il principale sentiero nella campagna periubana che dalle Bagnese arriva fino all’Arno. Degrado per chi ci passa, ma soprattutto per chi è costretto a viverci, dimenticato dalle istituzioni. I sentieri fluviali del quartiere, quella lingua di verde nascosta dietro agli argini, è diventata il rifugio degli ultimi, dei dimenticati dalle istituzioni. Già ci siamo occupati delle baraccopoli lungo l’Arno; ma lungo la Greve la situazione non è troppo migliore.
E soprattutto ancor prima del degrado, c’è la variabile del pericolo. Perché se gli argini ci sono, in un fiume a regime torrentizio, specialmente d’autunno, un motivo c’è. Lo sanno bene i fiorentini, che più volte nella storia hanno visto gonfiarsi nel giro di poche ore da placido rigagnolo a forsennata piena. Così sono i torrenti e così la storia di questa piana, che non ci dimentichiamo, era una palude. Dormirci sotto è pericoloso, ed è doppiamente pericoloso nella stagione delle piogge.
Se già durante un servizio su questo sentiero, avevamo scoperto la presenza di un accampamento abusivo sotto al ponte di viale Nenni, oggi il consigliere comunale Alessandro Draghi segnala e denuncia una situazione ancora peggio a poche centinaia di metri, sotto al ponte di via Baccio da Montelupo
«(…)c’è un accampamento abusivo in cui abitano diverse persone tra degrado e sporcizia – denuncia il capogruppo Fdi – Il pericolo è evidente, visto che quello è uno dei punti nei quali il fiume sale maggiormente durante le piogge. Come si può essere tanto irresponsabili? L’amministrazione si attivi immediatamente»
Sotto all’antichissimo ponte su via Pisana, il Ponte a Greve vero e proprio. non c’è niente solo perché le arcate ricadono direttamente in acqua. Ma gli altri due ponti di spazio per nascondersi e nascondere né danno, e perché una cosa sia nascosta basta far finta di non vedere, con buona dose d’ipocrisia. Far finta di nulla, lasciarli lì perché “tanto che noia danno”, non è misericordia né tolleranza: è puro egoismo e inerzia, voler obliare il problema per vivere la propria vita borghese, è emarginare ancora di più gli ultimi.