Il sole sembra finalmente aver avuto la meglio sul maltempo autunnale che è perdurato nelle scorse settimane, e meno male. Perché al parco del Boschetto, ogni pioggia perdurante è una tragedia.
Per non parlare degli acquazzoni: viale Don Sani diventa un torrente in piena che si riversa in via di Soffiano. E la parte bassa del parco, su via di Soffiano, l’antistante piazzale e il marciapiede diventano un lago.
Si lo sappiamo: ci ripetiamo. Ci ripetiamo perché è la situazione che si ripete a ogni temporale. Da anni e anni. E non si fa nulla per migliorarla, anzi: peggiora. La Cosa pubblica assiste apatica al deteriorarsi alla capacità di deflusso delle acque piovane sempre più scarsa, con conseguenze disagevoli, che rischiano di diventare persino pericolose.
Lo dicevamo già tre anni fa: quando piove dalle colline si riversano grandi quantità d’acqua su via di Soffiano, soprattutto davanti al Boschetto e davanti al cimitero. Uno dei motivi storici della scarsa regimentazione può essere rintracciato nella tombatura dei due fossi, avvenuta a inizio ‘900, che proprio su questi colli si originavano e sfociavano a San Bartolo a Cintoia attraversando appunto, via di Soffiano e via Pisana raccogliendo le acque collinari.
Ma anche lungo tutto il bordo di via di Soffiano, ancora a memoria d’uomo fino al secondo Dopoguerra almeno ricordano gli anziani, scorreva un fossetto che raccoglieva l’acqua piovana e finiva in via Pisana.
A questo si aggiunge poi da parte dell’Amministrazione la quasi totale assenza di cura dei pozzetti, delle fognature del parco e delle griglie antistanti al cancello, in cui si accumulano quintali di foglie e fango portati dal parco. L’unica pulizia è fatta con le scarse forze del volontariato, come documentammo in questo servizio, grazie alle braccia di un manipolo di volontari del Crc il Boschetto e del comitato Cittadini per Villa Strozzi.
Così a ogni rovescio la parte bassa del parco continua ad alluvionarsi, compreso il circolo del Boschetto, costretto per l’inerzia della Pubblica amministrazione a subire ciclici allagamenti.
Non trinceriamoci di fronte ai fatalismi dei cambiamenti climatici e delle bombe d’acqua: la soluzione ci sarebbe. Si chiama manutenzione e prevenzione.