Due mesi fa la mostra Iron and Silicone, ferro e silicone, di Paolo Fusi ha aperto un nuovo paradigma
La conferma del nascente ruolo di Monticelli e Pignone come nuovo fuori porta dei fermenti artistici e della cultura industrial
Una mostra passata in sordina, ma che meritava di più . meritava più visibilità, meritava più risonanza. Iron and Silicone, ferro e silicone, le opere di Paolo Fusi sono state in mostra alla Limonaia di Villa Strozzi due mesi fa, dall’11 al 18 novembre. Certo c’è stato un vernissage, certo, c’è stata un’esposizione, i saluti dell’amministrazione. Ma è mancato quel cogliere il valore che portava in sé questa personale dell’artistaa chiantigiano.
“La Limonaia di Villa Strozzi è un superbo spazio polivalente – avevano dichiarato il presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni e il presidente della Commissione Cultura Marco Burgassi, poco prima dell’inaugurazione –. Lo è per vocazione naturale e per l’impostazione di grande contenitore di ricchezze e proposte culturali, educative e sociali che abbiamo inteso dare in questi anni alla struttura. La mostra di Paolo Fusi ‘Iron and Silicone’, con la sua modernissima multimaterialità e la particolare vena creativa che essa esprime, è certo una delle manifestazioni artistiche più efficaci proprio di tale concetto di positiva contaminazione ospitate in questo luogo ottocentesco, frutto dell’immaginazione di Giuseppe Poggi. Fin dal titolo, ‘Iron and Silicone’, l’esposizione di Fusi introduce in maniera quanto mai evocativa all’esplosione di forme e colori rappresentata dalle sue opere, suggestive e potenti come poche. Materiali all’apparenza rudi come il ferro (ma, chiamandolo iron, all’inglese, la fantasia può volare, ad esempio, fino agli echi delle sonorità heavy metal degli Iron Maiden), l’alluminio, l’acciaio e il silicone aprono ai nostri occhi un mondo inedito, dentro il quale è possibile seriamente giocare a riconoscere se stessi. Vi aspettiamo alla Limonaia di Villa Strozzi dall’11 al 18 novembre per ammirare insieme le realizzazioni di Paolo Fusi”.
“In mostra – aveva lo stesso Fusi, in comunicato diffuso alla stampa – andranno pitture su acciaio, alluminio e altri materiali, con utilizzo di silicone, più alcune sculture in ferro. Dopo svariate esperienze lavorative in più settori, decisi di intraprendere un’attività che mi portasse il più vicino possibile all’espressione della mia voglia di creatività, il fabbro. È così che, avendo la possibilità di lavorare un materiale meraviglioso quale il ferro, nacquero dentro di me nuove idee e lo studio di forme, figure di design inedite. Il mio cammino mi ha quindi portato a creazioni prima di sola utilità, poi di figure sempre più evolute e più vicine all’arte contemporanea. Infine, la voglia di ‘colore’ mi ha condotto a trasformare una materia abitualmente usata per lavori ordinari, come il silicone, in espressione artistica sfruttandone l’elasticità e gli effetti cromatici per creare le raffigurazioni e le sculture”.
Ma soprattutto meritava di essere conosciuta e apprezzata, per quello che ha rappresentato, per i contrasti che colpiscono e creano qualcosa di insolito ma iconico della realtà, destinati quasi a creare un novo paradigma: la fusione tra sapienza artigiana e innovazione nell’arte, tra la cornice di Villa Strozzi, il classico e bello per eccellenza nel nostro quartiere, e una forma d’arte dal sapore inudstrial, pratica, nuda, essenziale, come quella dei materiali: ferro e silicone.
Certo, successo di pubblico, certo visite. Ma qui si era di fronte all’ennesimo segnale del Pignone, di Villa Strozzi, per l’ennesima volta, come nuova fucina di fermenti artistici. Un treno che sta passando, un’opportunità da cogliere valorizzando, capendo che San Frediano è uscito fuori porta. E che arte e sapienza operaia vanno di pari passo.