Un capriolo gli è saltato in mezzo alla strada e l’incidente è stato inevitabile. È successo la scorsa settimana a un uomo in motorino in via San Quirichino, sulle colline di Marignolle che separano Soffiano dal Galluzzo. Nonostante il volo e l’urto, fortunatamente il motociclista se l’è cavata con qualche ferita e forti contusioni a una gamba.
Ma questo episodio, non è che la punta dell’iceberg di uno squilibrio faunistico sempre più critico sulle colline di Marignolle, Soffiano e Bellosguardo, che residenti e agricoltori lamentano da anni. Il problema principale sta nell’aver classificato gran parte di queste campagne come Zrc (Zona ripopolamento e cattura) e non come Zrv (Zona di rispetto venatorio). Una burocrazia delle farraginose politiche venatorie che impone il divieto di controllo in articolo 37 della legge regionale 3/1994 del capriolo, su indicazione dell’Ispra: ovvero non possono essere abbattuti i caprioli nemmeno nella caccia di selezione. In Zrc infatti, a differenza della Zrv, gli unici autorizzati all’abbattimento del capriolo sono le guardie provinciali, che tuttavia non contrastano sufficientemente la diffusione di questi ungulati.
«La presenza di questi animali, per i quali nelle nostre zone non è previsto nessun tipo di controllo, ha raggiunto numeri insostenibili – spiega Tommaso Bencini, agricoltore della zona – Da anni denuncio che, oltre a danni alle coltivazioni economicamente insostenibili, anche la sicurezza stradale è a rischio. Urge un piano di gestione, con catture e ricollocamenti o con un’accurata gestione dei prelievi. E parallelamente i proprietari di terreni incolti devono essere obbligati a pulire almeno due volte l’anno i terreni, oltre che dall’erba alta anche da rovi e tutto quello che possa diventare rifugio per caprioli e cinghiali. Questo prima che succedano incidenti più gravi».
Discorso diverso per i cinghiali, dove la selezione viene fatta, ma scatenando malumori tra alcuni residenti. Perché per contrastare la fauna invasiva, che si muove tra le campagne a cavallo delle due sponde della Greve, capita che i volontari autorizzati all’abbattimento adottino metodi altrettanto invasivi:
«Spesso non rispettano le distanze minime di legge dalle abitazioni e le strade, anche perché in queste campagne sono pochi i punti dove ce ne siano – lamenta un abitante di Marignolle – Inoltre non cartellonano il territorio quando vengono e ci ritroviamo, senza sapere nulla e senza che ci avvisino, in mezzo a una battuta di caccia. Quando vanno con i cani a cacciare dall’altra parte della Greve, smuovono ancora più animali che sentendosi braccati, attraversano il fiume e vengono di qua».
Gli animali infatti riconoscono le zone dove si trasformano in prede. E così si rifugiano in quelle dove si sentono tranquilli, dove hanno disponibilità di cibo e dove mancano i predatori. Cosa che non è del tutto vera: in realtà una coppia di lupi è stata avvistata su queste colline, con pericolo non solo per i caprioli e i cinghiali, ma anche per i nostrani gatti bighelloni. Fatto sta che, con tutti questi fattori positivi, si riproducono a dismisura. Una riproduzione della fauna selvatica incontrollata scapito della sicurezza stradale, dei costi per l’agricoltura (e per il consumatore finale) e pericolo per gli animali domestici.