In tempo di lockdown, quando eravamo rinchiusi nelle nostre abitazioni l’associazione musicale La Rosa e il Violino ha dato voce alla speranza di un ritorno alla vita di relazione con il videoclip della canzone “Arriverà la Primavera”, che mostrava i membri dell’associazione nel loro quotidiano esulando dalle difficoltà della temporanea immobilità.
La vitalità dell’associazione non si è però esaurita con questo videoclip, perché era così forte il desiderio di continuare ad incontrarsi, anche se virtualmente, che Elisa Belli – direttore artistico – ha trovato il modo di coinvolgerne lo zoccolo duro dell’associazione in un progetto altamente innovativo, adattando e riducendo il capolavoro di Giovanni Verga I Malavoglia in una breve rappresentazione fruibile solo online, visto che non si potevano metter in scena spettacoli di nessun altro genere.
L’idea quindi di una mini-fiction, una sorta, come sottolinea l’autrice, di ”televisione di quartiere in cui le famiglie si sintonizzano in un appuntamento periodico” , il quartiere dell’Isolotto appunto, in cui La Rosa e il Violino è attiva.
Il risultato è una sperimentazione – altamente innovativa – di vari linguaggi espressivi artigianali coniugati alle nuove tecnologie, in cui sono state messe a frutto le varie capacità di ognuno (recitazione, pittura ad acquerello, danza, fotografia, musica, scultura, ecc.).
“Ho fatto dialogare i video degli interpreti, girati in casa in modo amatoriale, sugli acquerelli per le scene all’esterno, e sulle foto per le scene che si svolgono negli interni”, ci spiega Elisa Belli, e “ho sovrapposto foto di vegetazione e sculture in legno agli acquerelli, per un effetto tridimensionale”, arrivando perfino ad inserire i personaggi nelle sculture in legno.
La lentezza dello scorrere del tempo nel lungo lockdown dei mesi scorsi ha permesso a molti di noi di riscoprire il tempo dello stare in famiglia, e di conseguenza a riconoscere l’importanza dei valori intergenerazionali, che ne “I Malavoglia”, vengono trasmessi dal nonno, Padron ‘Ntoni, ai nipoti. L’intergenerazionalità è anche una caratteristica dell’associazione che vede al suo interno partecipanti di varie fasce d’età.
“La famiglia dei Malavoglia” continua Elisa Belli, autrice anche in questo caso sia dell’adattamento dei dialoghi che della colonna sonora “è quasi un’entità unica, che si trova ad affrontare di volta in volta nuove tempeste e difficoltà della vita, ma che cerca sempre di rialzarsi.”
Le vicende dei Malavoglia, ambientate nel paesino siciliano di Aci Trezza, si intrecciano con quelle dei vicini di casa che, invece di prestare l’aiuto di cui necessiterebbero gli sventurati, si limitano a commentare il declino di questa famiglia che viene travolta dalla fiumana del progresso, nonostante dovrebbero “…fare come le tegole del tetto, a darsi l’acqua l’un l’altro“, per citare la cugina Anna del romanzo.
Nella sigla di apertura la famiglia è stata personificata da una danzatrice che balla su un palcoscenico virtuale di onde (=le avversità) dipinte in acquerello.
La fiction si intitola Marea perchè Giovanni Verga aveva intenzione di intitolare inizialmente La Marea quello che poi intitolò il Ciclo dei Vinti, la raccolta dei suoi cinque romanzi, tra i quali I Malavoglia, tutti accomunati dalla lotta per l’esistenza quotidiana.
Il carattere innovativo del progetto ha così sollevato di recente un notevole interesse da parte del Quartiere 4, portando ad una collaborazione i cui risvolti saranno resi noti a breve – sempre su IsolottoLegnaia – insieme al link dove sarà possibile vedere le tre puntate di Marea.