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La leggenda de “Le Quattro Madonne” di Scandicci: dall’apparizione della “capra diabolica” al prelato contemporaneo di Dante

Tra sortilegi e imprecazioni: analisi di due antiche versioni (spurie, ma non così tanto) del toponimo scandiccese

Sulla via Roma a Scandicci alcuni edifici conservano ancora le caratteristiche di un vecchio borgo. L’incrocio con via delle Corbinaie è detto “Alle Quattro Madonne“, per la presenza sulle cantonate di quattro tabernacoli contenenti un crocifisso con una iscrizione laudatoria tratta dal libro dei Salmi – «Quam dilecta tabernacula tua, Domine» –  “Quanto sono amabili le tue dimore, o Signore [degli eserciti]”- , una Madonna dei “Sette dolori” a mezzo busto, una Immacolata Concezione e una Madonna col Bambino. Tutte opere realizzate da anonimi artisti – forse della zona – tra la fine del XIX e l‘inizio del XX secolo.
Interessanti elementi floreali decorano le vesti di alcune Madonne.
Anonimo, Madonna dei Sette Dolori.
Anonimo, Madonna dei “Sette Dolori”. Foto dell’autore.
Una de Le Quattro Madonne: Anonimo, Immacolata Concezione, fine XIX secolo.
Una delle ‘Quattro Madonne’: Anonimo, Immacolata Concezione, fine XIX secolo. Foto dell’autore.
Circa l’origine del toponimo scandiccese esistono diverse leggende locali; noi ne abbiamo selezionate due.
Analizziamo la prima versione. Quella più “macabra”.
Si racconta che nella notte di Valpurga (la “festa di Halloween primaverile”, una antica festa di origine germanica caratterizzata da canti, balli tradizionali e falò, la cui celebrazione cadeva la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio), le streghe si sarebbero date appuntamento in questa parte di Scandicci per adorare il loro “oscuro signore”.
Il mattino seguente, alcuni contadini giurarono di aver visto una giovane donna e una capra immerse in un lago di sangue, vittime – evidentemente – di un sacrificio satanico. Addirittura, dal cadavere della capra, si sarebbe diffuso un terribile odore di zolfo, riconducibile a qualcosa di diabolico. Dopo aver dato degna sepoltura alla donna e bruciato il cadavere dell’animale, i contadini, sentito il parere delle autorità ecclesiastiche locali, intrapresero una massiccia “campagna di disinfestazione”, innalzando i già sopraccitati tabernacoli, ai quali sarebbero stati quindi attribuiti delle valenze apotropaiche ( si rinvia a questo articolo per ulteriori informazioni). Da quel momento, le streghe furono costrette a cercare un luogo “non cristianizzato”, e perciò lontano dalla civiltà, per compiere i loro sortilegi.
"Le Quattro Madonne" all'inizio del secolo scorso ( fonte Zampano, Gianfrate, "Cercando Scandicci").
“Le Quattro Madonne” all’inizio del secolo scorso ( fonte Zampano, Gianfrate, “Cercando Scandicci”).
La seconda versione- anch’essa spuria, ma non così tanto- tirerebbe in ballo un sacerdote, tal don Abelardo di Scandicci, coetaneo di Dante e parroco di Santa Maria a Greve dal 1299. Autore di una ‘cronicaenciclopedica, di quelle che raccontano la storia del mondo, dalla sua creazione al tempo di don Abelardo. Due righe il parroco di Scandicci dedica alla zona de “Le Quattro Madonne”:
«Quattro Madonne, vicino alla nostra chiesa [ Santa Maria a Greve, ndr.] chiamasi così perché li contadini, discendenti de Mussiano, traversando una strata bagnata da uno fosso, collo carro, sovente, perdeano casse di frutta, et verzura, etiam pollame; et nel ricuperare le robe loro, alle nubi principiavano ad imprecare, et questo mi reca gran dispiacere. Per non esser victima della yra, che secondo lo canone di Messer Sancto Grigorio il Grande Papa è peccato gravissimo, vado loro incontro, et da buon padre, il percoto con la verga, et il fo dire cinque Paternostri, cinque Avemmarie, et cinque Glorie, in ginochioni, davanti alla Sacra Imagine de la Vergine Maria che si conserva ne la nostra chiesa».
Quale versione vi piace di più?
Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale.
Bibliografia consultata:
Scandicci. Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze,  a cura di D. Lamberini, Firenze, Ponte Alle Grazie, 1990 (per quanto riguarda la zona de “Le Quattro Madonne”).
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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) si è laureato con lode discutendo una tesi in storia dell'arte coi professori Tigler e Cervini, tesi da cui è stato tratto un articolo pubblicato negli atti del IX Convegno di Studi Medievali curato dall'associazione NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino di Firenze nel 2023. È affascinato sia dal Medioevo autentico, che da quello di reinvenzione. Nel 2018-2019, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, ha preso parte al progetto "Scandicci Open Villas", partecipando attivamente alla stesura di brevi schede storico-artistiche dedicate ai principali beni culturali di Scandicci, all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopracitato Comune e alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo (regia di V. Zappia, 2019).

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