La chiesa della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto
La chiesa dell'Isolotto è l'edificio simbolo del rione per antonomasia del Quartiere
La storia della la chiesa della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto
La chiesa della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto non è stata la prima chiesa dell’Isolotto. Il primato infatti sta all’oratorio di Santa Maria della Querce in via Palazzo dei Diavoli, che quando il quartiere popolare dell’Isolotto fu inaugurato, era l’unica chiesina presente in zona. Quella che fino ad alloa era stata solo una piccola frazione di campagna, un lembo di terra paludoso, un vero “isolotto” (l’Arno infatti si biforcava un tempo lungo via Torcicoda per poi ricongiungersi , da qui tutti i toponimi della zona), diventò in poco tempo un popoloso rione della città.
Fin da subito fu chiaro che il piccolo oratorio di Santa Maria della Querce non sarebbe stato bastante per così tanti abitanti. Perciò si decise la costruzione dell’ampia piazza, dove da una parte venivano ospitate le atività deputate a soddisfare i bisogni materiali (i negozi), dall’altra quelle deputate a soddisfare i bisogni spirituali (la chiesa e i suoi annessi). I lavori per la costruzione della chiesa dell’Isolotto iniziarono nel 1954 ed essa fu inaugurata dopo appena tre anni nel dicembre 1957, anche se pare che i lavori finirono effettivamente nel 1958. La parroccchia ha infatti da poco compiuto 60 anni con grandi festeggiamenti. Dalle fonti che abbiamo consultato emergono discordanze su quale cardinale fu effettivamente a consacrarla: dove si legge che fu Elia della Costa, dove invece che fu Ermenegildo Florit. Forse i nostri lettori più anziani potranno sciogliere questo enigma.
Per la chiesa dell’Isolotto è stato scelta un architettura molto semplice e senza fronzoli, dalle linee pulite: era la sede della parrocchia di un rione operaio, gente semplice che ha fatto grande la storia del quartiere, Firenze e il mondo ecclesiale intero, proprio a partire da qui. E la semplicità di questa chiesa ne rispecchia lo spirito. Pianta a croce latina, esterno rivestito in pietra. Un’opera uscita dalla matita dell’architetto Guido Morozzi , che con pochi tratti ha tracciato l’anima del rione.
Ma tanta semplicità non vuol dire che abbia poco valore artistico, anzi: al suo interno cela anche pregevoli opere. Quelle di Primo Conti, innanzitutto: il Crocifisso alle spalle dell’altare maggiore e le due tavole ai lati, raffiguranti rispettivamente un Cristo risorto e una Madonna con Bambino.