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La Chiesa del Santissimo Nome di Gesù ai Bassi

La Chiesa del Santissimo Nome di Gesù ai Bassi, una delle più recenti dell’Isolotto ma anche di Firenze, è un esempio di architettura sacra contemporanea. Pochi ricordano la chiesa prefabbricata che stava qui nei primi anni.

Spigolosa e tutta cemento armato a vista, può forse non piacere a tutti, ma certo è inserita bene nel contesto urbano dell’Argingrosso, di cui riprende lo stile architettonico anni ’70.  Se la chiesa quasi non si nota, più bassa del piano stradale com’è, lungo via dell’Argingrosso che è ormai una via di scorrimento, il suo campanile particolare la segnala e rende inconfondibile da lontano.  la sua forma vela, o per meglio dire ad albero maestro, con tre celle campanarie quadrate , fa apparire tutto l’edificio quasi come un vascello in mezzo al mare. chiesa-dei-bassi

La Chiesa del Santissimo Nome di Gesù ai Bassi ha una storia che affonda le radici ben prima della sua costruzione. Correva la fine degli anni ’60, Firenze era in pieno boom industriale, l’Isolotto in piena espansione, finiva il sogno della città giardino dell’Isolotto vecchio, masse di operai si riversavano in città e abbisognavano di una casa. E di una parrocchia. Fu così che nacquero i palazzoni dell’Argingrosso, ma anche la parrocchia del Santissimo Nome di Gesù ai Bassi, che fu istituita dalla Diocesi di Firenze nel ’67. Nei primi anni i fedeli ebbero solo una chiesa prefabbricata, in attesa della costruzione di un edificio che, nei progetti iniziali doveva essere veramente ambizioso e pregevole.

Ma come spesso succede, i progetti si scontrano poi con la realtà. I fondi  disponibili non erano sufficienti e si dovette ridimensionare l’edificio. Pazienza: la casa del Signore non abbisogna di sfarzo, ma di Fede. Così nel ’78 nacque l’attuale chiesa, a pianta romboidale, che fu inaugurata nell’82. Un grande edificio, innovativo per l’epoca, con studi sull’illuminazione che arriva dalle tantissime finestre che rendono movimentata e varia tutta la struttura, era finalmente capace di ospitare i parrocchiani della zona.chiesa-dei-bassi-2

Ma anche all’interno sono ospitate opere d’arte sacra contemporanea che meritano certo uno sguardo più approfondito. Prima tra tutte la scultura di Giancarlo Giachetti in ferro battuto, rame e bronzo, una sorta di bassorilievo in 3D, ricca di allegorie: il pellicano, simbolo di Cristo Redentore, i tre gabbiani in volo che simboleggiano la libertà da lui donata, il grano, che probabilmente simboleggia l’abbondanza  del nutrimento per l’anima, e tralci d’uva, simbolo di Comunione (è dall’uva che si prepara il vino della Comunione). Notevole anche il Crocifisso regalato ai parrocchiani dalla Comunità di San Gersolé e il dipinto di Nino Tirinnanzi.

Tutta la chiesa internamente è in legno di noce, un legno caldo, che dà un senso di accoglienza, di famiglia, così come calde sono le luci che filtrano dalle vetrate colorate della cappella. Clima di familiarità che si estende anche all’esterno per l’ampio prato punteggiato da ulivi.  Anche l’Argingrosso, insomma, ha i suoi luoghi che, fermandosi a guardare, sanno affascinare.

 

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