Un albero storico dell’Isolotto è stato abbattuto mercoledì in via dei Rododendri e un altro è stato gravemente scapitozzato. Immediata la protesta di molti residenti, che si sono opposti a questo taglio, confutandone l’effettivo rischio di caduta. L’abbattimento, spiegano, sarebbe aggravato dal fatto che quegli alberi, un leccio e un bagolaro, sono una testimonianza storica della fondazione del quartiere 70 anni fa: una sorta di monumento verde del ricordo di Fabiani, La Pira e di tutta la storia operaia del rione. L’azione è inoltre stata compiuta in questo periodo di lockdown, scelta per molti inappropriata; si biasima infine l’amministrazione di non aver dato alcun preavviso e di essere riluttanti a fornire informazioni.
«C’era bisogna di abbatterli proprio ora? – chiede perentorio un residente affacciato alla finestra – Questi grandi alberi facevano ombra al condominio. Di fronte a un estate che noi anziani dovremmo passare chiusi in casa per l’emergenza Coronavirus, vivremo in una serra. Inoltre non facevano ombra solo ai palazzi, ma anche al bar che è sempre stato e tornerà ad essere dopo l’emergenza, un punto di aggregazione importante per giovani e anziani».
Nulla di strano si direbbe, se le piante abbattute sono effettivamente a rischio crollo. Ma Italia Nostra punta il dito proprio sui metodi di valutazione del rischio, che non sarebbero stati adeguati. E c’è di più, accusa l’associazione: il taglio è stato compiuto proprio nella Giornata internazionale della Terra; peraltro, addirittura per la sua cinquantesima ricorrenza. Un vero smacco simbolico.
«Questi alberi risalgono all’impianto del quartiere-città giardino, nel ’54 – spiega in un’intervista a IsolottoLegnaia.it il professor Mario Bencivenni, esponente di Italia Nostra e storico abitante dell’Isolotto Vecchio – Come tutte le piante hanno un loro ciclo vitale, che in un contesto urbano è più breve. E certo, hanno subito negli anni varie potature di contenimento che li hanno indeboliti. Erano in una fase finale, ma non è detto che il loro ciclo vitale fosse finito. Ci sono vari sistemi per valutare lo stato della pianta. Quello prevalentemente adottato, adesso, dall’amministrazione è la perizia visuale (Vta). Le perizie si concludono con una valutazione finale della propensione al cedimento della pianta da A a D. A significa che l’albero è sano e non presenta problematiche di cedimento, B un buono stato, C è la prima classe di attenzione, indica che l’albero deve essere monitorato, ma non se ne giustifica ancora l’abbattimento, e solo la D classifica la pianta come da abbattere. In molti casi per una valutazione in classe D sarebbe opportuno oltre ad un esame visuale anche una prova strumentale ».
«Quel leccio (l’albero abbattuto, ndr) sicuramente prima o poi doveva essere sostituito – continua il professore – Finché non riusciremo ad avere quelle perizie sarà difficile capire come sono state effettuate le valutazioni. Tuttavia dubito che fossero entrambe così tanto a rischio da dover effettuare l’abbattimento contemporaneamente: gli appartamenti antistanti avranno un deciso aumento di temperatura. Non avere piante in un questo contesto urbano è grave, se non altro per la frescura che apportano. Se non era strettamente necessario, potevano aspettare l’autunno, a maggior ragione in tempi di lockdown. E magari non procedere all’operazione proprio nel Giorno della Terra…»
«Al bagolaro – aggiunge Bencivenni – È stata fatta una forte scapitozzatura, che potrebbe facilmente compromettere la pianta facendola ammalare, anche se vi sono delle possibilità di ripresa. Per quanto riguarda poi il leccio abbattuto, le poche carie che si notano nella ceppaia, non mi sembrano tali da comprometterne la stabilità. Potrebbero esserci anche compromissioni nell’apparato radicale, ma devono essere giustificate. Sul bagolaro si nota che è stato asportato un fungo. Non possiamo sapere dalla sola Vta se il fungo si estendesse anche all’apparato radicale. Ma se la situazione non è grave, proprio come per gli esseri umani, le infezioni fungine possono essere curate, senza dover procedere per forza all’abbattimento».
Italia Nostra punta l’indice anche contro la poca trasparenza dell’operazione: «Chiediamo di mettere un cartello come nei cantieri, quando si compiono operazioni di questo tipo, perché di fatto è un cantiere. Invece gli unici cartelli esposti sono quelli di divieto di sosta messi dalla direzione Mobilità, che non è la direzione Ambiente. Così diventa difficile reperire qualsiasi informazione, quanto meno in tempi adeguati. Le ditte esterne che vengono a operare hanno solo l’esecuzione, non sanno le motivazioni dell’abbattimento. Mi auguro che che nella documentazione richiesta relativa agli abbattimenti che ci sarà fornita, oltre alle Vta, ci siano riportate anche successive verifiche strumentali che giustifichino l’abbattimento. Quello che chiediamo è innanzitutto comunicazione e trasparenza, che manca sulla tematica delle potature. Dobbiamo cambiare il modo di gestire il verde. Inoltre l’amministrazione, piuttosto che additare come facinorosi coloro che protestano, dovrebbe dimostrarsi orgogliosa di avere tanti cittadini così legati al patrimonio del verde pubblico».
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