Il Cavallaccio
Una grande piazza pedonale circondata da palazzi a mattoni rossi, dove svettano da un lato due torri simmetriche e una statua bronzea dall’altra: è il complesso del Cavallaccio
La zona del Cavallaccio è tutta quell’area compresa tra San Bartolo a Cintoia, la Greve e la Casella. Pare, come tramanda la tradizione orale di zona, che prenda il nome da un cavallo non di buona razza o ormai malandato, che qui fu abbattuto a metà ottocento. Era ancora una zona quasi completamente di campagna fino a poco più di 20 anni fa, attraversata solo dall’omonima via del Cavalaccio e bordeggiata da via di Simone Martini e via della Casella.
Nel ’94 fu inaugurato il nuovo complesso residenziale, uno dei più recenti dell’intero quartiere. Una piazza completamente , circondata da condomini di cinque piani a mattoncini rossi, dal cui lato via del Cavallaccio svettano due torri simmetriche di 11 piani, ribattezzate dagli abitanti di zona in maniera ironica (sarcastica, dopo i tragici episodi dell’11 settembre 2001), le Torri Gemelle. Scelta forse non troppo fortunata quella delle torri, perché, per quanto ben integrate nel paesaggio urbano a differenza della più recente torre dell’Hilton, sorgono su un terreno non troppo propenso all’edificazione di palazzi troppo alti. Infatti non dobbiamo dimenticare che questa zona un tempo fu una palude, e il terreno è quello tipico dei fiumi, perciò a detta di alcuni condomini stessi, sono varie le crepe di assestamento, soprattutto nelle cantine. Tuttavia, questi problemi non pregiudicherebbero affatto la stabilità strutturale, ma solamente l’estetica interna degli edifici.
Curiosamente la grande piazza pedonale, arredata con alberi e panchine, nonostante la forma sostanzialmente quadrata (102 metri per 92), prende il nome di Via (via Monferrato). Sotto di essa, per l’intero perimetro, si trovano i garage.
Dalla parte di via Simone Martini invece la statua di bronzo del Tedoforo, opera di Roberto Barni del 1996, domina la piazza. Il tedoforo, ovvero colui che porta la fiaccola, sembra nell’atto di voler traversare la piazza per portare la luce a chi viene lui incontro. Il Tedoforo è bendato perché è “come il poeta, che pur non vedendo la luce, è capace di portarla agli altri”, come dichiarò l’artista; inoltre porta curiosamente in mano una copia di se stesso in scala ridotta. La targa commemorativa però è purtroppo vandalizzata da anni e mai ripulita.