I tanti municipi di Scandicci: gli edifici storici e le ville che hanno fatto da sede comunale
Non solo il ''Comune Vecchio'': alla scoperta dei tanti municipi storici della "Città della Fiera" posti tra Firenze e Scandicci
Prima che la giunta scandiccese, all’epoca di ‘Firenze Capitale’, si trasferisse nella piana di Scandicci Basso, molti edifici ecclesiastici e signorili ospitarono gli «uffizi municipali» della Comunità (dal 1865 Comune) di Casellina e Torri. Ma andiamo con ordine.
Scandicci nacque col nome di Casellina e Torri con decreto granducale del 23 maggio 1774, quando le medievali leghe della Casellina e di Torri si fusero in una nuova entità politica e territoriale. All’epoca il Municipio si trovava a Firenze. La scelta era giustificata dal fatto che la maggior parte dei consiglieri comunali erano esponenti della nobiltà fiorentina e professionisti benestanti che avevano fissato il loro domicilio nella “città gigliata”, e che concorrevano per oltre i due terzi alle imposte comunali sui terreni e sulle ville di loro proprietà posti a Casellina e Torri. Tuttavia, per le necessità della popolazione residente nel territorio comunale, la giunta scandiccese disponeva di un ufficio distaccato nel borgo di Casellina dove il camarlingo si recava una volta al mese per riscuotere le tasse.
Il nostro “viaggio” alla scoperta degli antichi municipi scandiccesi inizia da Piazza San Francesco di Paola, dove si affaccia il convento omonimo, costruito alla fine del Cinquecento per i padri minimi calabresi grazie all’aiuto finanziario degli Strozzi. Ampliato e arricchito di splendide opere d’arte nel corso dei secoli XVII e XVIII, purtroppo anche il convento di San Francesco di Paola fu vittima delle soppressioni leopoldine di fine Settecento. Nel 1783 l’edificio venne acquistato e trasformato in dimora signorile da Giovanni Federighi; due anni dopo una porzione di Villa Federighi divenne sede della Cancelleria del Galluzzo, sotto la cui giurisdizione ricadevano le Comunità di Casellina e di Torri (fin dalla sua fondazione), Bagno a Ripoli, Legnaia, Rovezzano, Lastra a Signa e Carmignano.
Nel corso dell’Ottocento, i consiglieri scandiccesi iniziarono a peregrinare per la “città gigliata”, venendo ospitati nei palazzi di alcune delle più importanti famiglie patrizie locali, talvolta condividendo gli stessi spazi consiliari con altre Comunità, come quella di Bagno a Ripoli: verso la metà del XIX secolo, analizzando i documenti dell’epoca, si viene a sapere che gli uffici comunali scandiccesi erano ubicati al piano nobile di Palazzo Rinuccini in via de’ Cimatori, angolo via de’ Cerchi, mentre nel 1856 furono nuovamente trasferiti stavolta nella casa di un tal Piacenti, in Borgo Santi Apostoli. A causa di alcuni problemi col proprietario dell’immobile di Borgo Santi Apostoli, insieme a questioni di natura economica e ad altre legate ai servizi “al cittadino”, divenuti quotidiani e non più saltuari, nel 1858 la giunta di Casellina e Torri ordinò che gli «uffizi municipali» fossero trasferiti in un altra dimora signorile, nel Palazzo Torrigiani di via de’ Renai.
Proseguendo il nostro viaggio per le vie del centro storico fiorentino, al civico 9 di via dell’Oriuolo, ci imbattiamo un’altra “casa comunale scandiccese”: Palazzo Corsi-Albizi, dalla solida struttura cinquecentesca, con facciata organizzata su quattro piani estesi per cinque assi ed un portone incorniciato da bugne di pietra.
Nel 1865 la giunta scandiccese trovò una più idonea sistemazione in un quartiere di Palazzo Uguccioni in Piazza della Signoria, palazzo commissionato da Giovanni Uguccioni a metà del Cinquecento. Fu in questo edificio che il primo cittadino di Casellina e Torri Enrico Magherini firmò quei primi documenti che hanno fatto la storia della Nostra Comunità, primo tra tutti quello che autorizzava l’allestimento, nel “villaggio di Scandicci”, di due fiere pensate per i mesi di aprile e ottobre. Era il 1866. E sempre nella sala consiliare di Palazzo Uguccioni, il Magherini, a malincuore, firmava l’atto col quale informava i suoi concittadini che la giunta municipale si sarebbe trasferita a Scandicci, inaugurando così un nuovo rapporto tra governo e territorio locali.
Ma parliamo un po’ del palazzo. Purtroppo ignoriamo l’identità dell’architetto che ha fornito il progetto del palazzo fiorentino. Nel corso del secoli la paternità del progetto è stata variamente attribuita a Michelangelo, a Bartolomeo Ammannati e ad Antonio da Sangallo il Giovane. Alcuni studiosi hanno addirittura “tirato in ballo” il grande Palladio.
Nel 1868, per «ordine del superiore governo» e su pressione di alcuni “signori di Scandicci” che desideravano valorizzare i loro possedimenti fondiari situati nel territorio comunale, il Municipio venne trasferito nella frazione di Scandicci Basso, frazione che due anni prima venne scelta per ospitare la prima “edizione” di quella che oggi è la fiera campionaria più grande della regione. Tale scelta comportò lo spostamento del baricentro economico di Casellina e Torri dalla piana di Settimo alla “contrada” di Scandicci, contrada che corso degli anni Sessanta del XIX secolo aveva conosciuto una intensa attività edilizia nella zona sottostante il colle di Scandicci Alto e nei pressi della chiesa di Santa Maria a Greve.
La giunta Magherini prese in affitto per 500 lire dell’epoca una sala di Villa Poccianti, nata come struttura fortificata eretta a difesa dei “popoli” di San Giusto a Signano e Santa Maria a Greve. Alla fine del XVI secolo i Nerli trasformarono l’ex fortezza scandiccese in una villa e nel corso dei secoli XVIII e XIX il complesso architettonico venne ampliato e abbellito per conto dei Medici-Tornaquinci e dei Poccianti.
Dopo mesi di trattative con la famiglia Poccianti, il 4 dicembre 1868 il sindaco Magherini acquistava, per la Sua Comunità, «un tenimento di terreno lavorativo vitato, pioppato, posto sul lato destro della strada […] denominata di ”Scandicci Basso”», destinato ad ospitare il nuovo municipio di Scandicci. Le procedure furono sbrigative: acquistato il terreno, il primo cittadino affidò all’ingegner Francesco Martelli e al suo assistente Santi Angeli il compito di redigere il progetto del nuovo municipio. I lavori, diretti dalla ditta Cocchini di Signa, iniziarono nel 1869 e terminarono l’anno seguente e costarono la bellezza di 40.000 lire dell’epoca.
Di sobria architettura neocinquecentesca, l’edificio oggi chiamato “Comune Vecchio” è caratterizzato da un ampio loggiato sulla facciata e si ispira ai grandi palazzi progettati dal Poggi per la Piazza della Libertà a Firenze.
Il “Comune vecchio” scandiccese, inaugurato nel 1871, era stato progettato come una vera e propria “casa per la comunità“: oltre ad essere sede dell’amministrazione locale, in costante dialogo con l’ampia Piazza Matteotti (già Piazza Umberto I) e la sua funzione fieristica, esso ospitò, al pian terreno, le scuole elementari (maschili sul lato destro e femminili sull’altro), mentre il mezzanino fu adibito ad alloggio per gli insegnanti.
L’edificio di Piazza Matteotti servì come sede del Comune di Casellina e Torri (divenuto nel 1929 Comune di Scandicci) fino al 1975, quando venne inaugurato l’attuale Municipio nel Piazzale della Resistenza.
Leonardo Colicigno Tarquini
Signore e signori
Mi chiamo Horst Bischof, sto scrivendo una tesi:
“La storia della veduta di Graz nel Cortile di Palazzo Vecchio a Firenze”.
Vorrei contattare l’autore dell’articolo
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febbraio 5, 2024
Nel 1934, in occasione della visita in Italia di Kurt von Schuschnigg, egli restaurò le lunette del cortile di Palazzo Vecchio riproducenti alcune vedute delle più importanti città austriache, realizzate nel XVI secolo per onorare Giovanna d’Austria, andata in sposa a Francesco de’ Medici.
Stabilisci un contatto.
Vorrei conoscere dettagli sul lavoro di Amedeo Benini a Graz.
Ti ringrazio per i tuoi sforzi.
Saluti da Graz
Horst Bischof