La storia dei Galli Tassi a Firenze e Scandicci tra ville, dipinti e affreschi
Dal "Mulinaccio" alla Villa di Torregalli: gli edifici e le opere d'arte commissionate dalla nobile famiglia fiorentina presenti negli odierni comuni di Firenze e Scandicci
Originaria di Prato, dove praticava la fabbricazione ed il commercio di utensili metallici, la famiglia Galli (divenuta a seguito di un matrimonio Galli Tassi) si trasferì a Firenze nella prima meta del XVI secolo con Agnolo di Matteo che ottenne la cittadinanza fiorentina nel 1571. I suoi figli, Matteo e Lorenzo, aprirono in via di Porta Rossa un “banco-giro”, e all’inizio del XVII secolo la famiglia acquistò e fece restaurare il palagio di via dei Pandolfini che porta il loro nome.Qui i Galli Tassi riunirono un’importante collezione di splendidi dipinti menzionata da Filippo Baldinucci, il “Vasari” del tardo Seicento fiorentino.
Avvicinandoci all’odierno territorio scandiccese, nel 1623 i Galli-Tassi acquistarono dai Nerli l’antico Castello di Fezzanoche a seguito del passaggio di proprietà assunse il nome di Castello (o Villa) di Torregalli. Durante tutto il Seicento furono numerosi gli ampliamenti e abbellimenti promossi dai Galli Tassi, a partire dai due nuovi fabbricati sul lato sud presso l’ingresso principale della villa.
Nell’orto della villa di Torregalli nacquero due grandi “poponi vernini” che attirarono l’attenzione di importanti naturalisti toscani, come Pier Francesco Micheli, e artisti, come Bartolomeo Bimbi, pittore di corte di Cosimo III de’ Medici, che per ordine dello stesso granduca li immortalò in un dipinto un tempo esposto insieme a soggetti analoghi nei saloni della Villa Medicea ‘La Topaia’, e che oggi lo possiamo ammirare nella sezione ‘Arte e Scienza’ del Museo della “Specola”.
Agli anni Trenta del Seicento risale il ciclo di affreschi di Baccio del Bianco riproducente episodi tratti da IlPastor Fido,«tragicomedia pastorale» di Giovan Battista Guarini, andata in scena per la prima volta a Venezia nel 1590. Gli affreschi di Torregalli rappresentano una versione “ridotta” del ben più famoso ciclo che lo stesso del Bianco aveva realizzato per il palazzo Galli Tassi in via Pandolfini.
Nelle colline di Scandicci si trova un’altra imponente villa, Villa ‘I Lami’, in via di Marciola, la dimora signorile tardo-rinascimentale più famosa di Scandicci, preceduta da Villa ‘I Collazzi’.A differenza di quest’ultima, il cui progetto è stato attribuito dalla critica a Santi di Tito, ignoriamo l’identità dell’architetto della villa dei Galli Tassi, ma sicuramente Villa ‘I Lami’ può essere considerata il suo capolavoro. Secondo l’interpretazione avanzata da Giuseppe Garbarino, i committenti avrebbero chiesto al progettista un edificio che avesse tutti i “comfort” tipici delle residenze signorili di campagna, ma al tempo stesso, che fosse degno di un palazzo cittadino.
L’edificio, separato dalla strada di Marciola da un prato e da un basso muro con cancellata, si presenta con una lunga facciata bianca e due alte torrette ai lati, sinonimo della severa semplicità tipica dell’architettura fiorentina cinquecentesca, e un bel viale di cipressi che scende verso il borro del Masseto.
La pianta di Villa I Lami è organizzata intorno al cortile centrale dove, dal lato est, si accede ad una galleria decorata con soggetti bucolici, stilisticamente affini a Lorenzo Lippi o a un artista a lui prossimo. Del resto il Lippi, ci informa il Baldinucci, eseguì per Agnolo di Lorenzo Galli un dipinto riproducente Il Trionfo di Davide, e in questo dipinto l’artista ha rappresentato, quali “comparse” del corteo del sovrano biblico, Maddalena Carnesecchi, moglie di Agnolo Galli, e la sua numerosissima prole: Maddalena, infatti, diede alla luce 16 figli.
Tornando a Villa ‘I Lami’, sulla parte sinistra della villa la facciata della villa scandiccese si prolunga in corrispondenza di un corpo di fabbrica che si dispone a squadra rispetto alla facciata anteriore della villa e arriva fino alla strada, concludendosi con una cappella, struttura ancor oggi consacrata.
Nonostante l’estinzione del ramo principale dei Galli Tassi, avvenuta nel 1863 con la morte del conte Angiolo, e a distanza di oltre quattro secoli dalla sua costruzione, Villa ‘I Lami’ rientra ancor oggi tra le proprietà dei discendenti del conte Angiolo, i Ghezzi Galli Tassi, i quali si occupano della gestione della loro azienda agricola scandiccese: accanto alla villa troviamo, infatti, gli ambienti della fattoria, con relativa vendita dell’olio extravergine di oliva e di vini Chianti DOCG ed IGT, tutti prodotti apprezzati, anche nei secoli passati, sia dai sovrani del Vecchio Mondo, sia dai più importanti intellettuali di entrambe le sponde dell’oceano.
Questa carrellata dei beni culturali legati alla famiglia Galli Tassi si conclude con la storia di un interessante esempio di architettura paleoindustraile: il “Mulinaccio”. Nel 1634 i Galli Tassi decisero di costruire una diga lungo il borro del Masseto, non tanto distante dalla loro villa, allo scopo di formare un lago artificiale per creare un vivaio. Nel 1648 alla diga fu addossato un mulino, che risultava già operativo nel 1653.
Purtroppo il mulino dei Galli Tassi non ebbe vita facile: funzionò sempre in maniera difficoltosa a causa delle colate di fango che impedivano il corretto funzionamento delle macine. Il Mulino cessò la sua attività nel 1774, mentre il lago retrostante venne prosciugato nel 1833, anno in cui due fratelli vi trovarono la morte.
F. BALDINUCCI, Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, 5 voll., per cura di F. Ranalli, Firenze, per V. Batelli & Compagni, 1845-1847, V, 1847, pp. 458-460 (ediz. or. Firenze 1681-1728).
Scandicci. Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, a cura di D. Lamberini, Firenze, Ponte alle Grazie, 1990.
G. GARBARINO, Salire in Alto, 2, Firenze, AB Edizioni, 2019.
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Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) si è laureato con lode discutendo una tesi in storia dell'arte coi professori Tigler e Cervini, tesi da cui è stato tratto un articolo pubblicato negli atti del IX Convegno di Studi Medievali curato dall'associazione NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino di Firenze nel 2023.
È affascinato, come molti medievisti, sia dal Medioevo autentico, che di reinvenzione.
Nel 2018-2019 ha diretto, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, il progetto "Scandicci Open Villas", partecipando attivamente alla stesura di brevi schede storico-artistiche dedicate ai principali beni culturali di Scandicci e all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopracitato Comune. Ha partecipato, inoltre, alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo (regia di V. Zappia, 2019).