L’edilizia scandiccese fino agli anni Trenta del XX secolo
Dai villini neoclassici del secondo Ottocento alle imponenti costruzioni di stampo razionalista del terzo decennio del Novecento: un affascinante viaggio virtuale nel centro storico di Scandicci, a cura di Leonardo Colicigno Tarquini per IsolottoLegnaia.it.
La moderna edilizia scandiccese, come quella fiorentina, è figlia delle varie correnti artistiche sviluppatesi nel corso dei secoli XIX e XX. Lungo le antiche vie di Scandicci si alternano massicci palazzi di gusto classicheggiante e imponenti edifici di gusto razionalista.
Un primo boom edilizio e demografico scandiccese ebbe luogo negli anni di Firenze capitale, quando anche nella città della fiera si riversarono centinaia di famiglie fiorentine. Tuttavia prima di affrontare l’argomento vorrei fare una piccola premessa.
Fino al 1865, anno in cui Casellina e Torri si costituì in un comune, Scandicci era priva d’una sua centralità urbana. Il municipio era molto distante dal territorio comunale: la giunta comunale, infatti, si riuniva nel cinquecentesco Palazzo Uguccioni in Piazza della Signoria, dopo aver più volte traslocato da un palazzo signorile all’altro.
Sebbene la giunta disponesse di un ufficio distaccato a Casellina, gli scandiccesi dell’Ottocento dovevano recarsi a Firenze per sbrigare le faccende burocratiche.«Tale scelta- scrive Guidi- era ufficialmente motivata dal fatto di agevolare il pagamento dei tributi a quei comunisti ( così si chiamavano allora gli abitanti del comune) che avevano il loro domicilio a Firenze e che concorrevano per oltre i due terzi alle imposte comunali sui terreni e sui fabbricati». E del resto, come molti esponenti dell’aristocrazia locale, anche i notabili scandiccesi si ritiravano nelle loro dimore suburbane per prendersi una pausa dalla frenetica vita urbana e per immergersi nell’otium, così caro agli antichi Romani.
Nel 1868, per «ordine del Superiore Governo», il sindaco e i consiglieri comunali, tutti residenti a Firenze, a malincuore si trasferirono nella piana di Scandicci Basso; qui presero in affitto un locale della cinquecentesca Villa Poccianti.
In quello stesso anno, poco prima di morire, il primo cittadino scandiccese Enrico Magherini acquistò, dagli stessi Poccianti, un terreno destinato ad ospitare il nuovo municipio, il cosiddetto Palazzo del “Comune Vecchio”.
Esso venne progettato in stile neo-cinquecentesco nel 1869-70 dall’ingegnere comunale Francesco Martelli, coadiuvato dal lucchese Santi Angeli, mentre i lavori li diresse Matteo Cocchini di Signa e costarono la bellezza di 40.000 lire dell’epoca! Il palazzo venne inaugurato nella primavera del 1871.
Il “Comune vecchio” scandiccese era stato pensato come una vera e propria “casa per la comunità”: oltre ad essere sede dell’amministrazione (gli uffici comunali si trovavano al primo piano dell’edificio), in costante dialogo con la piazza e la sua funzione fieristica, esso ospitò, al pian terreno, le scuole elementari (maschili sul lato destro e femminili sull’altro), mentre il mezzanino fu adibito ad alloggio per gli insegnanti.
Per meglio affrontare le spese di costruzione dell’edifico, furono lottizzati i terreni delimitanti i lati del nuovo municipio: il primo lotto, il numero 17, se lo aggiudicò l’ufficiale Stefano Nannoni.
Da uno spoglio sistematico relativo ai permessi di costruzione, si viene a sapere che gli anni compresi fra il 1875/76 ed il 1901, furono determinanti ai fini del consolidamento del nuovo centro scandiccese.
A questo periodo risalgono i bei villini signorili di gusto classicheggiante dotati di giardino, il Teatro Manzoni (oggi Cinema Cabiria), progettato dal modenese Vincenzo Micheli, eretto fra le sobrie case della nascente borghesia locale, e la palazzina della Società di Mutuo Soccorso degli Operai di Scandicci in Via de’ Rossi, quest’ultima commissionata da Ciriaco Malenotti († 1903) e costruita negli anni 1880 su un terreno del conte Napoleone Passerini.
Nel gennaio del 1877, su un terreno appartenuto ad un altro notabile scandiccese, Gaspero Doney, fondatore dell’omonimo caffè fiorentino, venne costruito e benedetto il nuovo camposanto delle parrocchie di Scandicci e Tuto, il cimitero di Sant’Antonio, ove furono ricoverate diverse sculture di Donatello Gabbrielli.
Degni di nota sono la neogotica cappella Thompson-Sorel, una delle più antiche cappelle gentilizie del cimitero di Sant’Antonio, e il recinto cimiteriale, una versione “in miniatura” della monumentale ala cimiteriale che circonda il camposanto di Soffiano.
Alla fine del secolo XIX venne ampliato il vecchio mulino sulla Greve ad opera di Natale Gozzini, che aprì, all’interno dello stesso mulino, le Officine meccaniche che portano il suo nome, specializzate nella produzione di ferramenta, citate addirittura da Guido Carocci nella sua celebre Guida di Firenze e dintorni.
L’Ottocento ha inoltre portato a Scandicci e dintorni il gusto neogotico: vennero infatti potenziate le vesti medievaleggianti delle ville dell’ Acciaiuolo, Franceschi e Torregalli.
Per quanto riguarda l’espansione edilizia all’inizio del nuovo secolo, ci informano Jaff ed Aiazzi,«la migliore documentazione permette di articolare meglio il quadro [relativo al secolo precedente]»: passati gli anni stagnanti della Grande Guerra, proseguono gli studiosi, a Casellina e Torri continuò il processo di consolidamento del centro urbano iniziato negli anni Settanta del secolo precedente.
Nel corso degli anni Venti furono costruite nuove abitazioni lungo le Vie Pisana, Roma, Paoli, de’ Rossi (solo il primo tratto), Santa Maria a Greve ed il Viale della Rimembranza, odierna Via Fanfani.
Nel 1929, anno in cui Casellina e Torri assunse il nome di Scandicci, venne deviato il corso del fiume Greve, che per secoli rappresentava un pericolo per la popolazione locale (soprattutto durante le alluvioni), ed i terreni recuperati dallo spostamento del corso fluviale furono destinati ad ospitare il campo sportivo della città, progettato dall’ingegnere comunale Arduino Matassini.
Particolarmente significativi per il consolidamento del nuovo centro urbano appaiono, oltre alla realizzazione di abitazioni private, la costruzione della sede dell’Humanitas (edificio costruito dal pittore-restauratore Amedeo Benini su un terreno della famiglia Torrigiani), che fino ad allora il sodalizio scandiccese si riuniva nella palazzina dell’antica Via de’Rossi, e l’apertura di una sala cinematografica situata fra le vie Dante e de’ Rossi.
Merita inoltre citare la palazzina Benini, in Piazza Matteotti, con bei graffiti sulla facciata di ispirazione rinascimentale, eseguiti dal Benini alla fine degli anni Venti. Notevole è il graffito raffigurante una vela che viene gonfiata dal vento della Buona Fortuna.
Nel nuovo decennio, oltre alla costruzione della Villa Fantechi e del vicino Istituto Zimotecnico lungo la via che conduce a Scandicci Alto, la giunta comunale deliberò la costruzione di una nuova piazza, denominata Piazza Impero (odierna Piazza Cioppi), che assunse la sua connotazione attuale alla fine degli anni Trenta.
Nel 1934, nonostante la ferma opposizione di don Giulio Cioppi, la chiesa di Santa Maria a Greve cambiò orientamento.
La facciata settecentesca fu demolita per far posto all’odierno catino absidale (ove furono aperte delle finestre, le cui vetrate di gusto Liberty si devono a Galileo Chini), mentre la nuova facciata, progettata in stile razionalista dall’ingegner Matassini, venne aperta sulla nuova piazza e inaugurata nella primavera del 1937.
La facciata si ispira, secondo la lettura di Sirigatti, a quella «metafisica monumentalità» che caratterizzeranno i successivi edifici del quartiere romano dell’EUR.
L’antico campanile di Santa Maria a Greve sopravvisse fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando venne demolito e sostituito dall’attuale, progettato da don Marcello Peruzzi.
Dello stesso Matassini è anche la vicina ex scuola elementare “Duca degli Abruzzi”, oggi sede della biblioteca civica.
Nel 1940 il ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, visitò la scuola e, dopo aver deposto una corona di alloro di fronte al busto del Duca degli Abruzzi, prese parte alla cerimonia di inaugurazione di un nuovo «impianto radio-micro-grammofonico» dell’istituto scandiccese.
Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale.
Bibliografia:
Scandicci: itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, Firenze, Ponte alle Grazie editore, 1990;
M. Jaff, R. Aiazzi, Scandicci: da borgo a città. Un profilo di storia urbana: 1866-1996, Firenze, Alinea Editrice, 1997;
Guida alla scoperta delle opere d’arte del ‘900 nella provincia di Firenze- Progetto IRRSAE Toscana, a cura di D. Salvadori-Guidi, Firenze, Olschki editore, 1999;
M. Guidi, Un borgo della periferia fiorentina. Casellina e Torri, 1861-1913, Scandicci (FI), Centrolibro, 2006;
M. Gamannossi, FIERAmente Scandicci. 150 anni di esposizione e storia, Campi Bisenzio (FI), Sicrea Edizioni, 2016.