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Le 10 curiosità che non sapevi sull’Isolotto
Dieci aneddoti e curiosità sull’Isolotto, tra storia, leggende e ricordi
L‘Isolotto è un quartiere relativamente nuovo, costruito come si sa negli anni ’50. Eppure ha una storia molto antica. tanti sono gli aneddoti vecchi e nuovi che anche chi vi abita da molto tempo non sa. Ve ne proproniamo dieci.
- L’Isolotto deve il suo nome a una piccola isola delimitata da una ramificazione del corso dell’Arno che iniziava più o meno all’altezza dell’attuale piazza Paolo Uccello e continuava lungo via Torcicoda. In realtà tutta la zona era paludosa cosparsa da isolotti, che fu bonificata realmente solo dopo la costruzione dell’Argingrosso. la toponomastica del quartiere porta ancora molti nomi che rimandano a questa pianura acquitrinosa.
- Si dice che via Torcicoda si chiami così perchè il suo andamento è torto e e sinuoso, proprio come la coda di un gatto. Era infatti la strada che in antichità seguiva il ramo inferiore che delimitava tale isola.
- Via del Saletto sembra rimandare anch’essa, come toponimo al terreno acquitrinoso che qui si trovava, perché dovrebbe rimandare al latino salix (salice), albero che cresce tipicamente vicino ai fiumi. Secondo altre e accreditate ricerche però avrebbe un’origine longobarda e verrebbe dal longobardo sela, che significa” campagna con case sparse”.
- La prima chiesa dell’Isolotto non fu quella nell’ononima piazza, ma Santa Maria della Querce, la chiesina in via Palazzo dei Diavoli che sorge poco dietro al parcheggio della Coop. Essa è molto antica: risale almeno al Quattrocento. Al suo interno si trovano pregevoli opere artistiche molte delle quali dipinte da Paolo Schiavo, cui infatti è stata dedicata la vicina via che unisce con via Torcicoda.
- Via Palazzo dei Diavoli prende il nome dall’omonimo palazzo sito nel tratto prospicente a piazza Batoni. A esso è legata un’antica leggenda che rimanda a presenze oscure nell’edificio e nella sua costruzione.
- In via dei Bassi vi è un tabernacolo novecentesco, di pregevole manifattura, fatto in terracotta su sfondo blu. Esso ha un gemello nel quartiere che si trova in via di Scandicci.
- Prima della costruzione della Passerella dell’Isolotto, attraversare l’Arno per raggiungere le Cascine era possibile grazie a una zattera guidata da un traghettatore (detto anche navalestro). Chi ha più di sessant’anni ancora lo ricorda: Renato Pieri. Rimase in attività fino all’alluvione del ’66. Un altro navalestro era attivo,più a monte, fino a fine ‘800, dove c’è l’attuale Ponte alla Vittoria, ovvero dove fu costruito il Ponte Sospeso (di cui rimane ancora il nome della via). Il traghettatore era solo uno dei tanti mestieri dell’Arno che un tempo davano pane a tanta povera gente in zona.
- Le vie dell’Isolotto Vecchio, si sa, hanno nomi di fiori e di alberi. Ma essi non sono messi a caso sulla mappa: se si presta attenzione si noterà che nel pezzo di rione occidentale (tra la Montagnola e piazza dell’Isolotto) vi sono soprattutto nomi di pianbte da fiore (via delle Mimose, via delle Camelie, via delle Ortensie…), mentre sul lato orientale (quello tra piazza e la zona nuova dell’Isolotto), abbondano gli alberi, per così dire d’alto fusto, (viale dei Pini, via degli Abeti, via dei Platani…). Certo questa non è una regola precisa e vi sono diverse eccezioni: per esempio i ginepri non sono piante particolarmente note per la bellezza dei propri fiori, eppure via dei Ginepri è nella zona orietale del rione.
- Le Baracche verdi tra viale dei Bambini e via delle Mimose furono le prime scuole dell’Isolotto prima della costruzione della Montagnola, costruite direttamente dagli isolottini appena venuti ad abitare nel neonato quartiere di case popolari e privo ancora di servizi. Furono straziate dall’alluvione del ’66 ma riparate con lo stesso spirito di solidarietà e voglia di costruire, spirito che rimase anche dopo: infatti mantenerro la funzione di scuola, ma per gli adulti che non avevano ancora preso la terza media in un quartiere di poveri operai. Nacquero così le scuole popolari. Ancora oggi queste capanne simbolo e cuore dell’Isolotto vecchio mantengono la loro vocazione sociale: sono infatti sede di molte associazioni.
- Storia e funzione simile svolse un’altra baracca sempre nel cuore dell’Isolotto vecchio, ma sul lato opposto del rione, nel viale dei Pini: la Biblioteca dell’Isolotto. I giovanissimi ormai ricordano solo la BiblioteCaNova (gioco di parole appunto tra biblioteca, via Canova e nuova detto in fiorentino: “nova“). Essa fu non solo un punto di aggregazione e di acculturamento per i molti ragazzi che rischiavano di finire altrimenti nel temibile incubo della droga che si andava prospettando in quegli anni nelle periferie per la rpima volta; fu anche una fucina per i moti sociali degli anni ’70. Essa è tornata oggi a nuova vita come punto lettura, ma con funzioni molto limitate rispetto a un tempo.
Al punto 10 del suddetto articolo si dice che la in viale dei pini sorgeva la prima biblioteca dell’isolotto. In realtà il primo nucleo de quella costruzione fu adibito all’inizio a scuola dell’infanzia (in pratica era un asilo); per poi essere adibita subito dopo a biblioteca in quanto era stata edificata la nuova scuola in via dei bassi. Questa ve la do come notizia certa perché la frequentai direttamente io il primo anno 1969.
Giampiero Palazzo