In visita dietro le quinte del circo Medrano a Firenze con il patron Davio Casartelli e l’addestratore Giordano Caveagna
Tigri, giraffe, elefanti ben trattati, curati e dotati di ogni confort. Il rapporto simbiotico tra i circensi e i loro animali
Scatti unici dal recinto delle tigri e dalla stalla degli elefanti, eccezionalmente aperti alla stampa per IsolottoLegnaia
Principe vede avvicinarsi Giordano, lo guarda con la sua paciosa aria felina e gli fa le fusa. Giordano si avvicina e gli stampa un bacio sul muso. Solo che Principe non è un gattino. È un maschio di tigre a dir poco di due quintali. E Giordano con Principe ha un rapporto di reciproca fiducia e complicità. «Sai perché si chiama Principe? – esordisce Giordano per rompere il ghiaccio – Perché è l’unico maschio in mezzo a sette femmine…».
Giordano Caveagna viene da famiglia circense da generazioni ed è un’eccellenza italiana nel mondo. È un addestratore (istruttore preferisce definirsi lui), del circo Medrano, lo spettacolo viaggiante che in queste settimane ha piantato il tendone in via del Cavallaccio e sta registrando un successo di affluenza fuori da ogni previsione. Nonostante gli attacchi sui social locali di qualche gruppetto animalisti radicali, il circo rgistra il pieno. Non c’è da meravigliarsi, perché, come spiega Davio Casartelli, patron del circo Medrano, di famiglia da sette generazioni «I fiorentini sono dei privilegiati a vedere questo spettacolo: per realizzarlo abbiamo ricercato gli artisti e i professionisti più bravi di tutto il mondo per portarli qui».
Il circo piace: al solito, il rumore di pochi, copre la maggioranza silenziosa. Attacchi basati su fake news, leggende urbane e scarsa conoscenza: bando alle ciance di chi insinua che gli animali vengano maltrattati, picchiati, sedati, Giordano è dentro quel recinto a prendersi cura delle sue tigri, senza frusta, senza bastone. Legato solo da quel rapporto intenso di chi sente di far parte dello stesso branco: «Mi riconoscono come capobranco, e non come padrone – ha spiegato l’addestratore – Questo è ancora più sorprendente se si considera che le tigri, al contrario dei leoni, non fanno gruppo, sono animali solitari. Se stanno in gruppo, qui, senza aggredirsi, è proprio grazie all’istruttore. Sono tigri ammaestrate senza l’uso della frusta, con la tecnica “moderna”; e per moderna si intende ciò che si fa ormai da cinquant’anni: si basa sul contatto diretto con la tigre e sul farsi riconoscere, appunto, come capobranco. Così sono libero di girare tranquillo senza frusta o altre armi per il recinto»
Prima fake news animalista: questi animali sono strappati alla giungla e portati in città. Sono tutti animali nati in cattività, non differentemente da un gatto, un cane, un cavallo: «Tutti gli animali di questo circo sono nati in cattività – ha assicurato Davio – Nessuno è stato preso in natura. Anzi: se riportati in natura questi animali non sarebbero probabilmente in grado di sopravvivere più di qualche giorno». Alcuni animali si sarebbero persino estinti, se non fosse per la riproduzione in cattività, che ne ha consentito il graduale reinserimento in natura: «Se le tigri siberiane sono sopravvissute e si stanno ripopolando, per esempio, gran parte del merito va ai circhi e agli zoo».
Secondo falso mito animalista: gli animali al circo sono stressati e spremuti fino all’ultima goccia, sono tristi. «Procreano e vivono più da noi che in natura – ha ripreso la parola Giordano – Questo è indice del loro benessere e di come li trattiamo bene. Qui una tigre vive fino a 23 anni, in natura ne vivrebbero al massimo 15. Questo innanzitutto perché hanno un alimentazione sana e controllata, mangiano carne la cui salubrità è verificata e garantita. Hanno inoltre medicine se si ammalano e una costante assistenza veterinaria. In natura sono più stressate, al contrario di ciò che dicono gli animalisti, perché in natura soffrono la fame, si debbono trovare e cacciare il cibo, se hanno dolori o problemi di salute non vengono curati, sono esposte alle intemperie. Da noi vivono in ambienti riscaldati e asciutti, con paglia sempre fresca. Molti inoltre in natura sarebbero già morti. Fiona è la tigre più debole del gruppo, allo stato brado sarebbe già stata uccisa; invece qui vive serenamente».
Terza fake news animalista: gli animali qui all’Isolotto patiscono freddo, sono fauna tropicale, ah, che scandalo le giraffe con il cappotto! «Per assurdo a un affermazione così si può rispondere che gli animalisti fanno razzismo sugli animali stessi – hanno risposto i circensi – Le giraffe hanno il cappotto perché hanno bisogno del cappotto. Proprio come i cani, che chiamiamo animali domestici, ma così domestici non sono. Chiusi in appartamento tutto il giorno, ad aspettare il padrone per fare i propri bisogni, senza poter abbaiare, perché abbaiare vuol dire far confusione… è vita naturale questa? Sono molto più liberi i nostri animali, in recinti all’aria aperta, ma con container riscaldati per dormire, potendo fare i bisogni quando vogliono loro e potendo liberamente emettere i propri versi senza venir sgridati per questo. Le giraffe nei propri container hanno un doppio sistema di riscaldamento, ad aria calda e a infrarossi per emettere un caldo secco adeguato a loro. Ogni animale ha un proprio impianto di riscaldamento minuziosamente studiato e predisposto per garantirgli il benessere di cui necessita. Ogni impianto è regolato da un termostato e controllato più volte al giorno da termometri predisposti nelle stalle. Anche la temperatura esterna viene sempre controllata. Alla sera ogni container viene chiuso per non far entrare il freddo. Inoltre nessun animale viene incatenato. Non usiamo catene da trent’anni: sono liberi di muoversi. Ogni specie ha una piattaforma che ho studiato e ideato io stesso, sulla base della mia esperienza, per garantire il massimo confort»
Quarta fake news animalista: visto? Quegli elefanti non hanno le zanne perché gliele hanno tagliate per vendere l’avorio! «Falso, falso – Ride Casartelli – Semplicemente, tra gli elefanti africani sia i maschi che le femmine hanno le zanne, tra quelli indiani solo i maschi hanno le zanne, mentre le femmine no, per natura».
Quinta leggenda urbana, tutta isolottina: quando andranno via, lasceranno tutto il campo del Cavallaccio disastrato, se ne vanno senza rimettere a posto il prato! «Abbiamo già pagato un’agenzia che si occuperà di sistemare tutto il terreno quando andremo via», tranquillizza Casartelli.
Ma perché la creazione di queste leggende urbane animaliste su come vengono trattati gli animali nei circhi? A voler essere buoni, è solo ignoranza. Tuttavia a voler guardare più a fondo, potrebbero essere ben altri gli interessi mossi dagli influencers al soldo delle lobbies animaliste: «Alcune associazioni animaliste vengono davanti al circo con qualche manifestante, fanno rumore, catturano l’attenzione mediatica e raccolgono così più donazioni – hanno ipotizzato i due circensi – E con queste donazioni che fanno? Ci sono stati addirittura dei casi di cronaca in cui è emerso che questi soldi non rimanevano nelle casse dell’associazione ma finivano a beneficio a privati. Poi ciò che non viene detto è che quando gli animali vengono tolti ai circhi dagli animalisti, nella strangrande maggioranza dei casi o vengono messi nei loro centri, dove le persone per entrare pagano ovviamente, o vengono soppressi: altro che amore per gli animali»
«La mia famiglia gestice questo circo dal 1863 – ha affermato Casartelli – Avere un circo oggi è sicuramente molto diverso da allora. Siamo ancora un’azienda familiare, ma con 150 persone che ci lavorano, 100 animali, 88 tir, una compagnia che espone i propri spettacoli in tutto il mondo: tra qualche giorno andremo in Grecia, lo scorso mese eravamo in Israele».
Ancora per una settimana il circo Medrano sarà a Firenze, anzi, all’Isolotto, anzi, al Cavallaccio. E a noi il privilegio e l’emozione di essere stati tra i pochi giornalisti ammessi nel recinto delle tigri. Perché un circo senza animali, è un circo a metà.
Finalmente qualcuno che racconta come stanno le cose, senza farsi intimorire dagli animalisti che si esprimono su pregiudizi. Nota bene: non sono una circense.