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Broncigliano di Scandicci: storia e curiosità dal ‘favorito’ dell’ultimo Granduca dei Medici alle origini di un’opera di Michelangelo

Dalla dimora dal "favorito" del Granduca Gian Gastone de' Medici alle leggendarie origini scandiccesi del 'Tondo Doni' di Michelangelo fino alla casa dei Ghirlandaio: alla scoperta di tre antichi edifici scandiccesi poco conosciuti

Il toponimo Broncigliano deriva da un fosso affluente del Vingone che bagna l’omonima località scandiccese situata, appunto, nei pressi di tale confluenza.

La zona è dominata dalla maestosa Villa di Broncigliano, antico possesso dei Guidetti, villa che a partire dalla fine del Quattrocento ebbe frequenti passaggi di proprietà (fu per esempio dei Pitti, ma tra Sei e Settecento alcuni membri di questa famiglia, attanagliati dai debiti, dovettero disfarsene). Poi nel 1733 si palesò uno strano acquirente.

Villa di Broncigliano. Foto dell'autore.
Villa di Broncigliano. Foto dell’autore.

Si chiamava Giuliano Dami, cubiculario e “favorito” del Granduca Gian Gastone de’ Medici. Originario di Mercantale in Val di Pesa, il Dami, ci dicono le fonti, possedeva un’eccezionale bellezza fisica; inizialmente, stette al servizio del cavalier Lenzoni, che lo mise a svuotare i pozzi neri, poi divenne palafreniere dei marchesi Capponi. Durante una visita del proprio padrone a Palazzo Pitti, il giovane di Mercatale colpì col suo aspetto fisico Gian Gastone de’ Medici, che chiese ai Capponi di “cedergli” il servitore.

Anonimo, Ritratto di Giuliano Dami (XVIII secolo). Fonte Wikipedia
Anonimo, Ritratto di Giuliano Dami (XVIII secolo). Fonte Wikipedia

Sebbene nel corso dei suoi tredici anni di regno il Medici fosse riuscito a prender sagge decisioni, egli passava le sue giornate a letto, insieme a decine di giovani di entrambi i sessi, appositamente “reclutati” dallo stesso Dami «per menar l’augello al Gran Duca».

Mentre organizzava questi festini lussuriosi, il Dami trovò il tempo di dedicarsi anche al proprio arricchimento personale, chiedendo particolari “tangenti” in cambio di raccomandazioni al Granduca o per l’ammissione alle orge di corte.

Dalle suore di San Raffaele egli acquistò il palazzo di via Maggio oggi conosciuto come Palazzo Dami, e nel 1733, come precedentemente specificato, acquistò e fece ristrutturare la villa di Broncigliano con l’intento trasformarla  nel suo “buen retiro” scandiccese: la decorazione degli interni venne affidata a Benedetto Fortini e Niccolò Pintucci, mentre la ristrutturazione della villa sembra sia stata affidata a Giovacchino Fortini, fratello di Benedetto. Si fece inoltre costruire una cappella, originariamente intitolata a san Giuliano, e uno studiolo, oggi adibito a gabinetto.

Sulla facciata della villa campeggia un particolare stemma con tre bastoni. Si tratta dello stemma Dami e sembra sia stato inventato dal Granduca Giangastone perché il suo “caro amico” si ricordasse di quante bastonate aveva preso da giovane, quando il suo primo lavoro consisteva nel raccogliere il “bottino” per concimare i campi del Lenzoni.

Scultore fiorentino del Settecento, Stemma Dami, prima metà del XVIII secolo, pietra, Broncigliano- Scandicci, facciata della Villa di Broncigliano. Foto dell'autore.
Stemma Dami, prima metà del XVIII secolo, pietra, Broncigliano- Scandicci, facciata della Villa di Broncigliano. Foto dell’autore.

 

Il potere di Giuliano Dami iniziò a scemare quando le condizioni di salute di Gian Gastone peggiorarono e il Granduca decise di prepararsi, da buon cristiano alla morte, riavvicinandosi alla sorella l’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa, acerrima nemica dell’ex palafreniere. Morto Gian Gastone, il Dami, braccato come una lepre, fu costretto a lasciare Firenze per rifugiarsi nella natia Mercatale.

Arrivando a tempi più vicini ai nostri, all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso la villa di Broncigliano venne acquistata da don Dino Torregiani che la adibì a casa di riposo per ex lavoratori dello spettacolo (unica nel suo genere in Italia!), ed è per questo oggi chiamata Casa di riposo ‘Lo Spettacolo Viaggiante’.

Spostandoci di pochi metri dalla casa di riposo per ex saltimbanchi ci imbattiamo nella Villa Micheli. Voluta dai Guidottii, fu nel corso del XIX secolo che l’edificio assunse l’attuale aspetto. Tra i numerosi proprietari dell’immobile scandiccese una menzione d’onore meritano i Doni. Una antica leggenda vuole che i coniugi Agnolo e Maddalena Doni, abbiano chiesto espressamente a Michelangelo di dipingere la Sacra Famiglia detta Tondo Doni nel salone della villa.

Dopo essere stata di proprietà dei Pesci (costoro la tennero per ben tre secoli, dalla metà del Cinquecento fino alla metà dell’Ottocento), poi dei Micheli e infine delle signore Montalve, in tempi recenti la villa è stata convertita in un Bed & Breakfast di lusso.

Villa Micheli, già Pesci.
Villa Micheli, già Pesci. Foto dell’autore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei pressi di Villa Micheli troviamo un’altra dimora, Villa ‘I Mandorli’; l’edificio, originariamente una casa da lavoratore, è stato costruito dalla famiglia Ghirlandaio su un terreno di loro proprietà.

I Ghirlandaio, in particolare Domenico e suo figlio Ridolfo, ebbero occasione di frequentare le principali località scandiccesi non solo per espletare tutte le funzioni relative alla “gestione” del complesso architettonico di Broncigliano; molti loro capolavori si possono ammirare nelle principali chiese della “città della fiera” (per ulteriori approfondimenti si rinvia all’articolo dedicato alle loro opere scandiccesi). 

Per saperne di più…

Scandicci. Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, a cura di D. Lamberini, Firenze, Ponte alle Grazie, 1990.

G. GARBARINO, Leggende, racconti e ricordi di Scandicci, Firenze, AB Edizioni, 2017.

L’imponente Villa di Broncigliano di Scandicci

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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini si è laureato con lode in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Firenze. Al centro dei suoi interessi c'è il Medioevo, sia quello autentico, sia quello di reinvenzione. Nel 2018-2019 ha diretto, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, il progetto "Scandicci Open Villas", il cui obiettivo consisteva nella valorizzazione dei beni culturali del territorio. Ha preso inoltre parte alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo.

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