Via dell’Argingrosso 135 – 139, un interno dove piazzali e condomìni alveare si alternano a spazi verdi e cementi a vista. Forse doveva essere la declinazione anni ’70 della città giardino dell’Isolotto Vecchio. Ma il compito non è stato mai raggiunto. Complice la conformazione strutturale, o alle volte pochi dettagli, gli episodi che richiamano degrado e inciviltà, che trasformano gli spazi verdi da luoghi di aggregazione e socialità a luoghi di marginalità, non mancano. Marginalità e degrado che rimangono nascosti tra i palazzi, segnalati, denunciati; ma non si interviene.
È il caso del giardinetto stretto tra questi interni di via dell’Argingrosso e via Canova, chiuso su quattro lati dai condomìni e poco illuminato la notte. Una storia che vi avevamo già raccontato anno scorso e che non solo non si è risolta, ma anzi: per chi ci abita di fronte ha raggiunto livelli da esasperazione. Un porto franco ora più che mai durante l’emergenza Coronavirus, proprio quando si è costretti a stare chiusi in casa. Soprattutto per chi ha il muro di camera propria confinante con il giardinetto e giorno e notte deve sopportare scene degne dei peggiori cliché da periferia metropolitana.
Così si passa dai ragazzi bulletti che si divertono a tirare pallonate al muro, che rispondono male e minacciano gli adulti che si affacciano alle finestre a sgridarli, a chiasso a tutte le ore, fino a ben peggiori scene di spaccio e prostituzione.
«Vediamo spesso un uomo, sembrerebbe nordafricano, che arriva dal parco dietro l’argine, si scambia qualcosa a una ragazza giovane, italiana, ben vestita. Poi si allontanano in direzioni opposte, lui torna dietro l’argine, in bicicletta, lei torna alla sua macchina e se ne va nella direzione opposta, verso Cintoia – raccontano alcune mamme – Questa scena, accade anche quattro o cinque volte al giorno. Lo stesso uomo lo abbiamo visto frequentare l’ormai nota cricca degli spacciatori che domina il parco dell’Argingrosso».
Non un caso isolato in realtà, aggiunge una delle quattro mamme: «Più di un uomo: sono almeno tre i nordafricani in bicicletta. Succede sia di giorno che di notte. Spesso ci sono macchine che si fermano per “parlare” con questi soggetti. Palesemente comprano qualcosa…»
«La notte a volte c’è una donna, che crediamo essere una tossicodipendente che probabilmente si prostituisce – aggiunge un’altra signora – Si apparta con qualche uomo nell’angolo buio vicino al tavolino, all’angolo con il muretto che separa dai condomini di via Canova. La mattina dopo troviamo fazzolettini e talvolta anche profilattici. Lo stesso tavolino d’angolo spesso viene usato dai ragazzi la sera per farsi le canne o peggio. Le poche volte che sono intervenute le forze dell’ordine, come le hanno scorte in lontananza, sono usciti dal giardino scavalcando il muretto e allontanandosi passando dai condomìni di via Canova».
«In questo periodo di lockdown, ne hanno fatte di tutti i colori – tuona una residente che affaccia proprio sul giardinetto – Continuavano a vedersi, ad assembrarsi e a fare confusione fino a notte fonda. Ho dovuto chiamare un sacco di volte le forze dell’ordine: sono intervenuti fino al primo maggio, poi dopo la prima riapertura, nonostante i divieti di assembramento non sono più intervenuti. Non solo: sono venuti dodici volte, le ho contate, gli operai e i vigili urbani a mettere i nastri sulle altalene, e loro li strappano di continuo. E non solo gli adolescenti bulletti: pure i genitori li levano per far giocare i bambini. Con comportamenti del genere ne va della salute di tutti!»
I ragazzini la fanno da padrona poi con continui vandalismi: «Qualche giorno fa hanno lanciato una bicicletta su un albero, che è rimasta lì pericolante per tutto il giorno – continua la donna – Montano sull’altalena, ragazzi grandi, anche in due o tre, attorcigliano le catene e si divertono a incrinare i pali. Prendono a calci la fila delle biciclette parcheggiate per buttarle giù come se fosse domino. Continuano a fare quello che vogliono fino a notte fonda. Sono un gruppetto di una ventina di adolescenti italiani e stranieri, per lo più ragazzi delle case popolari intorno, lasciati da soli. Stanno qui perché il giardino è nascosto tra i condomini, non si vede dalla strada: tutto quello che gli passa per la testa lo fanno. Ciò che è peggio è che via via che quelli più grandi crescono e non si vedono più, ne arrivano nuovi più giovani. Sono anni che va avanti questa situazione».
«Se gli dici qualcosa ti minacciano e ti fanno ritorsioni – sospira la vicina – Rovesciano cestini del sudicio in cortile, fanno danni alle macchine. Per rendersi veramente conto bisogna vedere. Il Quartiere non risponde, i vigili non vengono. Avevamo chiesto telecamere, non sono state messe, più illuminazione, non è stata messa, un controconfine con le case, non è stato messo. Nessuno ci tutela».