Una rivoluzione rionale è sempre più necessaria e l’emergenza Coronavirus lo ha dimostrato pienamente: è questo il senso della lettera che che il segretario del Comitato Libertà Toscana Marco Di Bari ha inviato la scorsa settimana al sindaco Dario Nardella, al presidente di Quartiere 4 Mirko Dormentoni e agli organi di stampa, dopo le recenti dichiarazioni del presidente di Quartiere all’edizione fiorentina di Repubblica. Una proposta di cooperazione per la rinascita di una città su un federalismo dei rioni, ma anche una stoccata all’amministrazione: la sostanza della lettera di Dormentoni ricalcherebbe infatti il programma del Comitato libertà toscana, presentatosi alle scorse amministrative sotto l’egida di Libera Firenze e declinato poi rione per rione. Qui l’intervista a Di Bari, allora candidato al Quartiere 4, che affrontava l’argomento prima delle scorse elezioni di circoscrizione. Una proposta che per Clt tuttavia era ben più di un programma elettorale: è infatti il risultato di anni di seminari, incontri, studi sociologici, politologici, urbanistici, più volte proposti alle stanze dei bottoni di Villa Vogel e palazzo Vecchio e altrettante volte snobbati. Concetto di rivoluzione rionale che non sarebbe un’astratta utopia, tanto che aggiunge Di Bari alla nostra redazione,«molte sono le grandi città che stanno prendendo questa direzione: adesso anche Milano e Parigi parlano di centri di prossimità, servizi raggiungibili a piedi in massimo quindici minuti». Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di Di Bari:
Caro Sindaco Dario Nardella (e presidente di Quartiere 4 Mirko Dormentoni)
in questi giorni con una certa sorpresa abbiamo trovato sui giornali alcune Sue dichiarazioni riguardo il futuro di Firenze. Al di là di alcune frasi che parlano di cambiamenti radicali, non ci è chiaro quali saranno le direzioni – ne auspichiamo più di una – che il Comune vorrà prendere.
Dopo anni di dedizione della città alla monocoltura del turismo, o meglio dell’overtourism, oggi pare evidente a tutti che Firenze debba dirigersi in direzione inversa. Questa parrebbe anche la Sua linea, forse.
Con decisione per molti anni il Comune ha lasciato che avvenisse lo svuotamento di molti immobili e interi quartieri, dedicati all’affitto breve, spesso gestiti a centinaia da società estere, dedicando i trasporti e persino vendendo immobili pubblici a chi voleva convertirli al turismo. Quindi abitazioni, palazzi, ma anche trasporti, aeroporto, teleferiche, tutto dedicato a chi viene, morde la città e riparte. Il Comune si è comportato come un’azienda che dedica la propria produzione ad un unico, grande e prosperoso cliente. E appena il cliente chiude o se ne va, l’azienda fallisce. A meno che non sappia reinventarsi.
Come Lei diceva in campagna elettorale nel 2019 “Firenze ha molti centri, non solo quello storico”. Sarebbe il momento di tradurre in pratica questo che è rimasto un accenno. Quali sono i centri? Sicuramente sono più dei 5 quartieri in cui è attualmente suddivisa. Negli ultimi anni il contrasto tra cittadini che vivono la città, ci lavorano, la amano, la soffrono e chi soltanto la usa o la saccheggia è diventato sempre più stridente. La città è viva per i cittadini che sono restati, spesso resistendo alla pressione turistica. Le loro comunità danno anima alla città: ecco il punto da cui ora Firenze dovrebbe ripartire. Intendiamo per il lungo periodo, non nascondiamoci dietro all’emergenza che il mondo sta vivendo.
Alle elezioni del 2019 la lista Libera Firenze, candidato sindaco Fabrizio Valleri, presentò in programma la “Rivoluzione Rionale”. A questo progetto il Comitato Libertà Toscana ha lavorato sin dal 2018 utilizzando il lavoro sul campo di urbanisti, economisti, sociologi, agenti delle forze dell’ordine e da suggestioni che ci vengono dai tempi di Giorgio La Pira e da quelli di Luigi Bicocchi.
Partimmo dunque dal concetto di comunità diverso da quello di società, per chiedere una Firenze amministrata per rioni, unità più piccole degli attuali quartieri e più vicine ai problemi concreti.
Molti rioni per molte comunità.
Volevamo, vogliamo dare ad ogni rione un centro civico e un centro sanitario di base. Siamo ben consapevoli che un tempo i quartieri erano 14 e che l’accusa che fu mossa loro era basata sui costi, ma l’eccessiva riduzione ha portato non solo servizi peggiori se non veri e propri episodi di degrado e, per vari motivi, anche paradossalmente un aumento dei costi.
Nel farlo occorre tener conto delle comunità, del tessuto sociale ed urbanistico, creare unità rionali a misura d’uomo, con servizi raggiungibili a piedi. I quartieri di oggi sono molto grandi, il Q5 da solo è la quarta città della Toscana. Sono dimensioni difficilmente gestibili con efficienza, prontezza, vicinanza alle persone e ai diversi problemi delle zone che li compongono. Li chiamiamo rioni per capire che una comunità gestibile sotto punti di vista umani e geografici dovrebbe essere composta da 15-20mila persone al massimo.
Vorremmo investire sulla qualità della vita. Il rione dovrebbe gestire e seguire il centro civico-sanitario, le proprie strade, il proprio giardino, la propria scuola. Inutile dire che con piccoli centri sanitari diffusi le emergenze si affrontano molto meglio. La stessa presenza dei cittadini sul territorio, garantisce più sicurezza delle telecamere.
Leggiamo il 24 aprile quanto scritto dal Presidente del Q4 Mirko Dormentoni a La Repubblica – Firenze e troviamo nella sua lettera contenuti che risuonano con le nostre proposte per la Firenze futura.
Ci piacerebbe capire meglio cosa Lei intenda per “bazooka urbanistico”. Non amiamo le similitudini belliche, vorremmo che finalmente fosse aiutata la scelta di risiedere in città, favorita la crescita di altre attività e delle diverse vocazioni nella città.
Privilegiare la vita di relazione, la comunità, il suo rione, il suo centro civico e sanitario, il lavoro locale, è già una rivoluzione. Affronteremo la globalizzazione in modo più umano.
Su questi argomenti siamo anche pronti a incontrarci con l’amministrazione e con il Consiglio comunale. Mettiamo a disposizione il lavoro fatto sinora, i nostri studi e le nostre proposte.
Marco Di Bari
cittadino del Quartiere 4
attivista e segretario di Comitato Libertà Toscana
attivista e già capolista di Libera Firenze