Scandicci, Rsa rimasta con soli 10 operatori su 34 ospiti
15 gli anziani contagiati all'Rsa Ledanice. Necessario reperire subito altro personale. Roberto Salvini: «Non possiamo abbandonare questi anziani e lasciarli alle sole cure dei pochi, ultimi volenterosi operatori sanitari e del direttore, che continuano ad impegnarsi in prima linea a rischio della loro stessa salute»
Pochi operatori e costretti a lavorare su turni massacranti. È quanto succede in molte Rsa toscane, tra cui anche alla casa di riposo Ledanice di Mosciano (Scandicci) durante l’emergenza Coronavirus. E così una delle strutture di maggior pregio dell’assistenza agli anziani del territorio, si trova a dove lanciare un appello per reperire personale. Non un ospizio, ma una perla rara, cui dedicammo un servizio in occasione dei cento anni di una sua ospite, un ambiente familiare e dove gli anziani si trovavano a passare sereni i loro ultimi anni tra oss che sono quasi più nipoti che assistenti, messa in ginocchio dall’emergenza e dalla sordità delle istituzioni all’appello disperato del personale: «Siamo rimasti solo dieci operatori, su ventotto, con trentaquattro ospiti da gestire di cui quindici contagiati da Covid-19»
«Tra le Rsa che si trovano in maggiore difficoltà a causa della pandemia Covid-19, è esemplificativo il caso della casa di riposo Ledanice, in località Mosciano, a Scandicci – interviene il consigliere regionale Roberto Salvini (Gruppo misto) – Qui, su trentaquattro ospiti, quindici sono positivi al Covid-19. Sui ventotto operatori che lavorano nella struttura ne sono rimasti operativi solamente dieci, che per quanto stiano lavorando con abnegazione e su turni di oltre quindici ore, non riescono a far fronte all’emergenza. A nulla sono valsi, fino adesso, gli appelli da parte della struttura a Regione e Comune. È prioritario intervenire subito con l’invio di personale specializzato prima che la situazione precipiti ulteriormente. Non possiamo abbandonare questi anziani e lasciarli alle sole cure dei pochi, ultimi volenterosi operatori sanitari e del direttore, che continuano ad impegnarsi in prima linea a rischio della loro stessa salute».