Chiesa dei Santi Vito e Modesto a Bellosguardo
La chiesa dei Santi Vito e Modesto Bellosguardo risale all’anno Mille e cela preziose opere antiche, ma anche contemporanee, come quella dedicata ai terremotati dell’Irpinia
La chiesa dei Santi Vito e Modesto a Bellosguardo rimane in quella porzione collinare del nostro quartiere che è rimasta bella perché, pur essendo a due passi da Legnaia e dal centro storico di Firenze, è fuori dalle mete turistiche di massa, autentica e sconosciuta persino ai Fiorentini stessi. E tra i tanti gioiellini che nasconde questa zona, c’è anche questa chiesa, di origine ben antica poiché risale all’incirca all’anno Mille.
Essa infatti fu edificata come chiesa del Santo Sepolcro dai Cavalieri Gersolimitani, proprietari di questa parte del colle. Quattrocento anni dopo le fu cambiato nome, venendo dedicata, appunto, ai Santi Vito e Modesto e divenne una parrocchia a se stante. Nel 1662 venne poi elevata a prioria, ovvero divenne una sede parrocchiale retta da un priore, e in occasione di questa elevazione venne completamente rifatta. L’aspetto che vediamo oggi, tuttavia è dominato da elementi ottocenteschi perché nell‘800 subì un nuovo, consistente restauro.
Se esternamente è coontraddistinta dal loggiato (adesso chiuso da una cancellata) e dal piccolo campanile a vela, internamente ospita i suoi caratteri di maggior pregio artistico: L’Angelo Custode, una tela del XVII Secolo di Filippo Tarchiani; il Martirio di Santa Cristina, affresco del XIX Secolo del pittore inglese George Wallis; al di sotto di questo sono stati riportati alla luce le Storie di San Vito, datato 1391, probabilmente opera di Jacopo da Firenze e le Stimmate di San Francesco d’Assisi, di autore ignoto; San Vito e i suoi mentori, tela del XVII Secolo probabilmente appartenente al pittore tardo manierista – barocco Francesco Curradi, originario della zona; Santa Caterina d’Alessandria fra i santi Rocco e Francesco del XVII Secolo e Santa Caterina da Bologna del XIX, anch’essi di autori ignoti.
Molte sono anche le opere contemporanee. Innanzitutto una cappella che è la ricostruzione della grotta di Massabielle dedicata alla Madonna di Lourdes, il luogo dove apparì la Madonna di Lourdes; il parroco Giuseppe Ciamminghi la fece costruire pochi anni dopo le apparizioni. Vi è poi un bassorilievo del 1925 dedicato ai caduti di Angiolo Malavolti: Cristo risorto, monumento ai caduti. Proprio sopra la porta, infine, un’opera del 1984 dedicata ai terremotati dell’Irpinia, realizzata da Roberto Panichi, esponente dell’Espressionismo simbolico formale e docente universitario a lungo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze: San Vito e i terremotati dell’Irpinia.
A questa chiesa è legato poi il miracolo ricevuto dal Granduca Leopoldo II di Lorena, meglio conosciuto come Canapone dai Fiorentini. Ma questa è un’altra storia..