L’antica cinta daziaria del Quartiere 4
A Legnaia, Piazza Tasso e Isolotto vi erano i casottini del dazio. La città in quarantena fa tornare alla mente quando si doveva giustificare l'ingresso nel Comune...
In un momento dove ci troviamo a dover fare i conti con un lockdown senza precedenti, è opportuno e doveroso stare a casa. Spostarsi da un comune all’altro, come è noto, è vietato, se non con autocertificazione che dimostra l’effettiva necessità. Se si pensa che di questi tempi ci ritroviamo a poter aver a che fare anche noi con le autorità, le quali vogliono sapere dove dobbiamo andare e a fare che se oltrepassiamo il comune, ritorna alla mente un po’ una famosa scena, seppur ambientata in alto Medioevo, del film Non ci resta che piangere con Roberto Benigni e Massimo Troisi. Resta infatti nell’immaginario collettivo la sequenza dove i due protagonisti si trovano ad aver a che fare con un doganiere che ripete le stesse domande esigendo “un fiorino” per il loro superamento del confine.
La situazione attuale con i controlli ai confini del comune può essere anche paragonata, seppur con le dovute differenze, a un periodo che va da dopo la metà dell’Ottocento a oltre il dopoguerra, quando cioè esisteva la cinta daziaria, con tanto di barriere alle quali venivano fatti i dovuti controlli a chi entrava o usciva. Fino al 1865, anno in cui venne attuato il Piano Poggi, l’attuale città di Firenze come la conosciamo era divisa in altri piccoli comuni, e lo era anche Legnaia, luogo ricco di storia che fa attualmente parte del Quartiere 4. Il territorio comunale fiorentino si ampliò in quel momento, e con esso anche la sua cinta daziaria arrivando ad estendersi per ben 33 km.
Le barriere del dazio di consumo, ovvero l’Imposta indiretta sui beni che circolano da un comune all’altro, erano presenti anche nelle zone del Quartiere 4.
Oltre a quella posta a Porta San Frediano per accedere e uscire dal centro storico, le “dogane” si trovavano anche a Legnaia, dove ve ne erano ben due, una nella piazza davanti alla chiesa e l’altra dove si trova adesso la centrale della Polizia Municipale.
Ve ne era una anche per arrivare e viceversa sulla zona collinare. La Barriera di Bellosguardo si trovava infatti nell’attuale Piazza Torquato Tasso. Per costruire questa barriera furono aperte le mura che erano tra i due Torrini ancora esistenti. In uno vi è la sede dell’associazione sportiva Aurora, l’altro è invece all’ingresso del parcheggio della piazza.
Un’altra barriera del dazio si trovava anche in zona Isolotto, in Via Palazzo dei Diavoli, dopo la chiesa di Santa Maria della Querce. La struttura esiste ancora.
Abbiamo inoltre raccolto delle testimonianze tramandate oralmente sulla probabile esistenza di una barriera daziaria di Soffiano, ma non ne abbiamo ritrovato traccia documentale né abbiamo individuato se vi fosse ancora l’edificio. Se avete indicazioni in merito potete contattare questa Redazione, per un successivo approfondimento.
Queste barriere erano costituite da due casottini pianta rettangolare posti ai due lati della strada con tanto di cancello in metallo. Riguardo alla produzione dei cancelli delle barriere del dazio vi è un’altra curiosità che riguarda il nostro quartiere: i portici metallici furono tutti realizzati dalla celebre Fonderia del Pignone*, che all’epoca era localizzata esattamente nello storico rione dal quale ha preso direttamente il nome.
Vi erano poi i ben più antichi dazi di Porta San Frediano (alla quale abbiamo accennato poche righe sopra e chiamata, in tempi antichi anche porta a Sardigna e Porta a Verzaia) e quello di Porta Romana. Ma questa è un’altra storia…
A cura di David Fabbri
(*Fonte, La magia delle piccole storie Fiorentine, di Luca Giannelli, Firenze, Scramax, 2019)
Si ringrazia Carlo Alberto Manetti per la collaborazione.
Quando ero piccolo c’erano i resti di una piccola costruzione ( poco più di una garitta ) accanto al cancello di casa mia ( l’attuale 57/E di Via di Soffiano ), poi scomparsi nei primi anni ’70 con la costruzione dei fabbricati al 57/A e 57/C e, mi raccontavano, che erano i resti del Dazio.