Volontari in prima linea: insieme a Humanitas #1
Le buone notizie ai tempi del Coronavirus - Stare sull'ambulanza durante l'emergenza sanitaria, l'eccezionale risposta del volontariato raccontata da Maurizio Burgassi, coordinatore dei volontari
Autoambulanze dedicate ai casi sospetti di Coronavirus e Protezione civile a garantire la sicurezza
Mentre i media nazionali continuano a divulgare tragiche notizie riguardo all’emergenza sanitaria in corso, snocciolando numeri relativi alle morti in corsia simili a quelli dei bollettini di guerra, prosegue il nostro viaggio all’interno del quartiere alla ricerca di buone notizie.
Siamo infatti consapevoli che la riduzione del contagio passa anche attraverso una corretta informazione ed è per questo che, in questo momento, è fondamentale rispettare tutti il monito, di cui si è fatto portavoce anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, e riassunto nell’hasthag #iorestoacasa, ma riteniamo che tutti saranno più propensi a seguire le regole se messi nella condizione di vivere questo periodo in serenità, consci del fatto che comunque la città è piena di persone che si stanno adoperando, senza sosta e, spesso, senza compenso (questo il caso dei molti volontari attivi sul territorio) per il benessere di tutta la collettività.
Per questo una delle prime tappe di questo nostro “tour virtuale” fra le note positive del nostro quartiere non poteva che essere la sede della Pubblica Assistenza Humanitas Firenze, in via S. Bartolo a Cintoia, associazione di volontariato attiva nel quartiere dal 1974.
A rispondere alle nostre domande troviamo Maurizio Burgassi, volontario da anni attivo nel settore sanitario dell’associazione, il quale, pur avendo sulle spalle una pluriennale esperienza nelle situazioni emergenziali, non nega di ricercare l’appoggio di tutti, anche dei volontari più giovani e inesperti, accomunati dallo stesso sentire di fronte a questo nuovo nemico, alla nuova sfida che l’attuale coronavirus in circolazione rappresenta.
Dunque Maurizio, come viene gestita dall’ Humanitas Firenze, a livello sanitario, l’emergenza Covid-19?
«Questa situazione ci ha colto tutti di sorpresa e, pur avendo in passato affrontato situazioni difficili in termini di contagio, basti pensare al rischio Ebola di pochi anni fa, il contagio di Covid-19 ha messo a dura prova l’organizzazione del “Primo soccorso”. Humanitas Firenze, come altre associazioni di volontariato, è parte integrante sul territorio del sistema “Emergenza 118”. Questo sistema, che garantisce ad ogni persona un intervento tempestivo, con personale volontario preparato, in caso di situazioni di rischio anche di vita, ha rischiato di incepparsi. Fortunatamente così non è stato. Da una parte sono scattati meccanismi predisposti a gestire le cosiddette “maxiemergenze” e da un giorno all’altro, con un ritmo incessante, sono state fornite indicazioni, istruzioni e protocolli da seguire per affrontare in sicurezza le varie situazioni di emergenza.
Dall’altra la risposta dei volontari, generosa, disponibile, sorprendente. In sicurezza, si, concetto basilare per chi fa emergenza, che non poteva venir meno in questo momento, sia per il volontario che per il paziente. Accertarsi che lo scenario sia sicuro è una delle prime regole che i nostri volontari imparano durante i corsi di formazione. Nella normalità il volontario è gli occhi e gli orecchi dell’operatore della Centrale Operativa del 118, con il quale si interfaccia per affrontare la situazione che si trova davanti; in questo momento il volontario si affida alle valutazioni dell’operatore di centrale per operare “in sicurezza” soprattutto in termini di contagio. Quindi lo scenario è completamente capovolto.
La nostra quotidiana attività di Delta, ovvero l’ambulanza di primo soccorso senza professionista a bordo, continua; adottando una serie di accorgimenti tesi a contenere il più possibile situazioni di contagio, perché si continua ad essere colpiti da altre patologie, a farsi male, ad avere incidenti, in altre parole ad aver bisogno del 118.
Ricorriamo all’utilizzo dei famosi Dpi(Dispositivi di Protezione Individuale) quali guanti, tute, occhiali e le, ormai famosissime, “mascherine”, la cui drammatica carenza per i soccorritori e per i pazienti, è ormai di dominio pubblico, e, ad ogni fine servizio, puliamo e sanifichiamo l’ambulanza.
Continuiamo a svolgere attività di dimissioni dai reparti ospedalieri, non con la continuità e numero di interventi cui eravamo abituati, ma ogni qualvolta se ne presenta l’occasione, anche con turni notturni.
Grazie alla sorprendente disponibilità dei nostri volontari abbiamo potuto aderire a richieste di mezzi e risorse eccezionali come: ambulanze specificatamente dedicate al ricovero di casi sospetti o conclamati di contagio Covid-19, mezzi e personale sono tutelati in modo particolare; oppure ambulanze da utilizzare, su specifica richiesta, per il trasferimento di pazienti ricoverati in reparti di terapia intensiva dalle Regioni come la Lombardia, dove si fa sempre più critica la disponibilità di questi reparti, in strutture analoghe di altre Regioni.
Attraverso l’organismo nazionale della Protezione Civile, a cui la nostra associazione ha dedicato uno specifico settore, abbiamo dato disponibilità di risorse e mezzi per effettuare presidi sanitari negli aeroporti e nei punti di accoglienza, e negli ultimi giorni per presidiare parchi e giardini pubblici della città, chiusi dall’ordinanza comunale.
La reazione dei nostri volontari, ripeto, è stata sorprendente e la disponibilità è continua. Addirittura, vorrei segnalare che al nostro centralino arrivano richieste di persone che vorrebbero rendersi utili, chiedendoci “vorrei fare qualcosa anch’io, come posso fare per diventare volontario?” Purtroppo, non possiamo dare risposte positive, le disposizioni legislative dettate dall’emergenza hanno condizionato tutto: sospese le attività amministrative, sospesi i corsi di formazione specifica che invece è assolutamente indispensabile in questo momento. Ma a queste persone dico: Vi aspettiamo! Appena le condizioni lo consentono, incontriamoci. C’è sempre bisogno di una mano, non solo nei casi estremi come questi».