Vent’anni senza Craxi. In occasione del ventennale dalla scomparsa dello statista del PSI sono molte le iniziative, a cominciare dalla commemorazione ad Hammamet che quest’anno assume una valenza ulteriore.
Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Affari esteri, è impegnata da anni con la Fondazione Craxi per promuovere la memoria del leader socialista. La senatrice sarà a Scandicci per un evento dedicato il prossimo 20 gennaio. Queste le sue riflessioni a Isolotto Legnaia.
Aveva dichiarato che il 2020 sarebbe stato un anno “craxiano”. Dopo Hammamet quali sono le altre iniziative in cantiere?
“La Fondazione titolata al leader socialista, che ho inteso fondare subito dopo la sua scomparsa come primo atto per reagire ad una ingiustizia umana ancorché politica, ha promosso una serie di iniziative ed eventi – allo stato una cinquantina – di vario genere e natura che si dipaneranno lungo l’arco dell’intero anno su tutto il territorio nazionale, e non solo. Partendo da Hammamet, si terranno poi altre iniziative a Bruxelles, Cracovia, Varsavia e altre città italiane ed europee”.
Come nasce questa idea di promuovere appuntamenti internazionali?
“Craxi è stato un grande leader, che ha amato la sua patria e gli italiani, che ha sempre difeso gli interessi nazionali e promosso le nostre eccellenze, il talento e l’ingegno nostrano. Ma Craxi è stato Craxi proprio per la sua dimensione e il suo ruolo internazionale. Per la sua visione geopolitica. Un impegno senza confini per difendere la libertà dei popoli oppressi dalle dittature tanto rosse che nere, teso a promuovere lo sviluppo dei Paesi poveri che lo portò, inascoltato, a denunciare quel grande divario che esiste tra il Nord e il Sud del mondo che è alla base di molti dei problemi del nostro tempo. Craxi è stato un leader globale, dallo sguardo lungimirante e sapiente. Non è un caso se con lui il nostro Paese era rispettato in tutti i consessi internazionali e rappresentava un punto di riferimento imprescindibile nelle partite mediterranee e mediorientali”.
Non c’è nostalgia di Craxi solo in chi ha vissuto quella stagione. Ha mai notato sui social quanti gruppi, quante pagine, animate soprattutto da giovani, ci siano in onore di suo padre?
“Capisco che ci può essere la nostalgia di una stagione che ha visto l’Italia protagonista del mondo e della scena internazionale, di un tempo in cui il nostro paese era rispettato e cresceva a ritmi oggi inimmaginabili, che guidava il percorso della modernità e dell’innovazione. Ma la lezione di Craxi, il suo lascito ideale e politico è un bagaglio pieno di insegnamenti per il presente. Un’eredità viva che parla al futuro. Per questo non mi stupisco che i giovani guardino a questa grande figura con interesse e ammirazione. Mi stupirebbe, semmai, il contrario. Quale potrebbe essere il loro modello? Di Maio? Conte? Suvvia!”
È anche un segno dei tempi?
“La nube tossica di menzogne e falsità va sempre più diradandosi. I tentativi di condannare Craxi all’oblio sono miseramente falliti – di questo mi prendo un bel po’ di meriti – e quindi i giovani possono conoscere, studiare, approfondire e riflettere su quest’uomo che, pur con i suoi errori, ha speso tutta la sua vita per la politica. E poi il confronto tra la politica di allora e quella di oggi, anche al netto del personale, è impietoso. Questo deve farci riflettere non per commiserarci ma per reagire e cambiare le cose”.
Quale contributo può dare il film Hammamet nel far riscoprire ad un pubblico di massa la figura di Bettino?
“Ha di base due note positive. Aiuta a tenere accesi i fari sul ‘Caso Craxi’ e tutto ciò che esso ha comportato e comporta per il nostro Paese e racconta il dramma dell’esilio. È un film e pertanto vi sono molte “licenze di autore”, personaggi e circostanze sono spesso frutto della sua libera re-interpretazione di fatti o episodi, ma di fondo c’è il dolore di un uomo che ha lottato, finché ha potuto, perché la storia fosse scritta bene. Il film di Amelio non ha questo obiettivo, non perché lo manchi, ma perché la sensibilità dell’artista ha guardato all’anima dell’uomo. Dopodiché non spetta ad una pellicola sanare le ingiustizie e rimediare alle storture ed alle ferite che derivano da quella vicenda in cui a soccombere non fu solo Craxi, ma l’autonomia della politica, il suo ruolo guida nella società… infatti, guardate chi comanda oggi. La politica o poteri terzi – dalla magistratura alla finanza – che non sono certo soggetti al controllo popolare?”
A giudicare dalle presenze ad Hammamet, sembra che nel ricordo di Craxi convergano sensibilità e tradizioni differenti.
“Craxi è parte della migliore storia dell’Italia. Non appartiene solo agli amici. A quanti l’hanno amato e conosciuto. Né appartiene solo ai socialisti. La sua figura è un patrimonio nazionale. La prova sono le oltre 350 personalità del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, delle professioni e delle imprese che hanno aderito al Comitato d’onore per il ventennale e che si recheranno in Tunisia per le celebrazioni commemorative”.
Ad Hammamet è stata inaugurata una Via in memoria di Bettino Craxi. Perché in Italia non si riesce ancora a farlo? A Firenze anche Renzi alla fine rinunciò…
“Ad Hammamet c’è da oltre un decennio. In Italia, invece, ci sono centinaia di Piazze, strade, vie, giardini e altro intitolati al leader socialista. Non si riescono a fare solo nei luoghi dove governa certa sinistra e non per caso. Milano, Firenze, o altre realtà ne sono un esempio. Basta sentire le scuse che hanno trovato in questi anni per evitare la questione Craxi. Ma li capisco: non fanno i conti con la loro storia, fallimentare sotto ogni punto di vista, come possono fare i conti con Craxi? Anche dopo la sua morte hanno scelto di tutto, dal dipietrismo al grillismo, hanno inventato esperimenti botanici di ogni sorta, dalle “querce” agli “ulivi” ed ora provano a pescare nel mare qualche “sardina”. Ma la verità su Craxi non gli esce. E sa perché?”
Mi dica…
“Perché Mani pulite è il loro atto fondativo. Il giustizialismo, il moralismo militante li ha portati alla conquista del potere grazie ad un golpe mediatico-giudiziario. Una falsa rivoluzione guidata da lobby nazionali e internazionali cui si sono assoggettati e piegati con l’impegno di svendere ad essi il Paese. Al meno su questo sono stati di parola…”
A Scandicci Luca Carti (Forza Italia) ha presentato una mozione per intitolare una via a Craxi.
Oggi come allora è d’attualità il tema, mai seriamente affrontato, del finanziamento ai partiti.
“Craxi disse parole di verità e chiese una fine politica alla prima repubblica, non per salvarsi ma per dare vita ad una nuova fase della storia nazionale. Hanno scelto i silenzi e da ipocriti hanno fatto un’operazione gattopardesca. Dopo Mani pulite che ha distrutto i cinque partiti di governo, hanno finanziato oltremodo partitini che non esistevano più, nel senso che non assolvevano più a nessuna funzione politica e istituzionale. Poi, hanno abolito il finanziamento pubblico e di fatto criminalizzano quello privato. Insomma, stanno uccidendo quel che resta della democrazia e distruggendo definitivamente le Istituzioni…”
Senatrice, fu senz’altro inaspettato leggere una sua intervista nel numero di novembre del Primato Nazionale. C’è da Destra, al contrario del campo opposto, una sincera ammirazione per Craxi?
“C’è il riconoscimento di una storia importante, di un uomo che ha difeso la sua patria sempre e comunque e non ha mai chinato la testa. È soprattutto c’è, in molti, la sincerità di dire ‘abbiamo sbagliato, non avevamo compreso molte cose’. A sinistra, invece, non potendo più insultare Craxi e la sua storia, sbugiardata finanche in questi due decenni la favola di Tangentopoli come la guerra ai cattivi e la lotta alla corruzione, invocano dibattiti su dibatti. Non si capisce poi chi dovrebbe farli e quale sentenza dovrebbe emettere. È un modo per continuare ipocritamente a non fare ammenda di errori, avanzare un sincero revisionismo e buttare fumo negli occhi…”
“La democrazia deve vivere e governare. La democrazia governante è un’idea di vitalità della democrazia”. C’è ancora tempo per fare quelle riforme che Craxi aveva in mente?
“Al di là dei ritardi macroscopici sul tema – ritardi politici e culturali – c’è sempre tempo! A furia di dire che non c’è tempo, pensare a fare riforme a “spizzichi e bocconi” – queste sì che hanno distrutto la costituzione e disarticolato il sistema democratico! – e di pensare alle sole leggi elettorali, ci troviamo in un binario morto. La democrazia non è un totem e la costituzione non è la Bibbia. Entrambe vivono nella quotidianità del tempo che viviamo. La Grande riforma resta una intuizione necessaria, un nodo da dipanare al più presto”.
Cosa avrebbe pensato Craxi di un Mediterraneo in fiamme e come avrebbe affrontato queste crisi? Il suo disegno di un’Europa mediterranea è ancora possibile?
“Craxi aveva visto lungo anche su questo tema. Non lo dico io, basta leggere i suoi scritti. Non so cosa avrebbe detto, non ho la sfera di cristallo. Ma è certo che in questi decenni l’Italia ha perso rotta e bussola e naviga nel Mediterraneo – e non solo – a vista. Un peregrinare senza metà che non solo ci ha fatto perdere ruolo e status, ma che penalizza i nostri interessi e fa sì che di queste contraddizioni mediterranee siamo i primi destinatari. Si pensi al tema dell’immigrazione. L’Europa mediterranea era una grande idea. Ma c’era al fondo, preliminarmente, un’idea di Europa assai diversa di quella dei nostri giorni. Bisogna partire da lì, dal cambiare tutto e subito in questa Europa che non è quella per cui Craxi si spese e per cui lottò”.
Intervista a cura di Lorenzo Somigli
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