Paolo Bosi: “La Cattolica punta a far crescere i giovani. Bene che la Fiorentina voglia aprirsi alle società sportive del territorio. Bernardeschi? Un professionista anche a 16 anni. A Chiesa consiglio…”
Paolo Bosi, direttore sportivo della San Michele Cattolica Virtus, ha parlato a Isolotto Legnaia. Riflessioni che spaziano dal ruolo delle società sportive nella crescita dei giovani fino a quei talenti, Chiesa e Bernardeschi su tutti, che lui stesso ha allenato quando era alla Fiorentina. Paolo è docente universitario in Scienze Motorie per la Teoria dell’Allenamento.
Quali sono gli obiettivi della società? “Il nostro è un ambiente che, sebbene faccia sport a livelli alti, punta alla formazione. Il nostro obiettivo è far crescere i ragazzi con un percorso formativo pluriennale grazie ad una serie di professioni che li possano accompagnare nella loro maturazione”.
Le società sportive sono un punto di riferimento per le comunità. “Dovrebbero esserlo. La sfida è creare una struttura dirigenziale solida, con figure adatte per una gestione professionale dello sport. Figure dirigenziali che necessitano di una maggiore preparazione e maggiori competenze rispetto al passato. Per le società sportive, soprattutto dilettantistiche e giovanili, inoltre, non è importante solo e soltanto il risultato ma diventano decisive anche tutte quelle manifestazioni accessorie ma legate allo sport”.
Il centro sportivo della Cattolica Virtus raccoglie poco meno di 500 giovani.
Daniele Pradè ha prospettato un’apertura della Fiorentina verso le squadre del territorio, fiorentino e toscano. “Da un punto di vista strategico sarebbe indispensabile. Oggi, senza far nomi. ci sono delle società in Toscana – e mi riferisco solo al settore giovanile – che sono nettamente più strutturate addirittura di alcune che –sembra incredibile – fanno la Serie C. Io, per esempio, più che andare a vedere le società di Serie C, mi indirizzerei sulle società ben strutturate nei dilettanti. Queste fanno campionati più formativi rispetto a quelle di Serie C. Ad ogni modo quella della Fiorentina, se attuata perché ora si parla comunque di un’ipotesi, sarebbe una scelta condivisibile”.
Realtà molto importante sul territorio fiorentino quella della Cattolica Virtus. “Sono diversi i giocatori che dalla nostra società riescono e sono riusciti a passare di livello. La Cattolica Virtus vanta due campioni del mondo. Ne abbiamo diversi tra i professionisti. Penso anche al portiere Cragno. Io stesso ho lavorato anche in Fiorentina, dove ho allenato tra gli altri Chiesa e Bernardeschi. Non abbiamo esclusive con nessuno però ci sono buoni rapporti con tutti, anche con la Fiorentina”.
La Cattolica Virtus nasce nel 1957 dalla fusione delle squadre Cattolica Virtus e Santa Maria al Pignone.
Bernardeschi era un prospetto promettente negli anni alla Fiorentina, poi il passaggio alla Juventus. Sembra che qualcosa non sia andata come avrebbe voluto. “Con Bernardeschi ho avuto un rapporto molto stretto. Abbiamo fatto l’U-17, un campionato è davvero avvincente. Era un professionista vero anche a 16 anni. Si voleva allenare il doppio degli altri. Era professionale e determinato oltreché talentuoso. Si fermava in palestra sempre dopo gli allenamenti. Alla Juve? È la differenza tra essere un buonissimo giocatore ed essere un top player. Quando si arriva a quel livello si deve saper fare il salto di qualità. Adesso deve far vedere di saper fare alla Juventus ciò che faceva alla Fiorentina. Lui ne ha le capacità. Conoscendo caratteristiche e carattere di Bernardeschi sono sicuro che lavorerà al 110%”.
Pensi che Chiesa debba restare alla Fiorentina o sarebbe meglio per lui spiccare il volo verso altre realtà? “Ci siamo incrociati quando era molto piccolo. Lo avevo nell’Under-13. Era piccolissimo fisicamente poi è migliorato. Il consiglio è quello di rimanere alla Fiorentina perché mancano un po’ i simboli nelle società. È molto giovane e può diventare una bandiera. È talmente giovane che le richieste rischiano di farlo confondere. Il fatto che lo segua il padre può essere un vantaggio. Bisogna però capire cosa pensa il padre e se ritiene che restare a Firenze sia un bene. È facile bruciarsi facendo un salto. Spero sempre che prevalga il cuore alla testa. Tutto questo trambusto mediatico si ripercuote su di lui e sulla squadra. Devo dire che è un ragazzo molto generoso, anche quando non fa la miglior prestazione. Chiesa è un modello positivo, anche per i giovani che alleniamo noi, a differenza di tanti altri”.
Articolo di Lorenzo Somigli.