La baraccopoli dell’Argingrosso è aumentata dopo che è è stato chiuso il presidio del Centro equestre fiorentino
I genitori dei disabili protestano, due pesi e due misure da parte delle istituzioni
Baraccopoli dell’Argingrosso, la situazione non è un emergenza recente e si è notevolmente aggravata dopo la chiusura del centro. È quanto raccontano i genitori dei ragazzi disabili che frequentano il Centro equestre fiorentino.
Era da tempo si sapeva della presenza di questi personaggi. Personaggi che vivono ai margini, in una situazione fuori controllo, che poi è esplosa nell’insensata e rabbiosa aggressione alle due mamme davanti ai figli disabili al Centro equestre fiorentino di lunedì pomeriggio: «Non è stata una presenza incidentale quella di questi soggetti nel maneggio – spiega Loredana Itelli, presidente dell’associazione nata al maneggio dai genitori dei disabili dopo lo sfratto – Stanno qui in fondo, dopo l’ingresso, nella baraccopoli che è sorta con lamiera, cassette di frutta, reti. Sono perlopiù senza fissa dimora nordafricani, ma vi sono anche un paio di italiani».
La baraccopoli sta dilagando da quando c’è stato lo sfratto, perché è rimasto uno spazio vuoto che prima era presidiato, dopo il fermo di cinque mesi delle attività sociali della struttura: «Qualche anno fa ce n’erano una o due sole, adesso sono almeno una decina. Quando abbiamo riaperto a giugno, era stato tutto spaccato e invaso. Abbiamo dovuto spendere molti soldi per rimettere a posto tutto».
Il paradosso è che mentre al Centro equestre fiorentino non è stato dato alcun incentivo concreto per il perseguimento del proprio servizio, e sono da mesi a lottare con questo sfratto per motivi di rischio idrogeologico e di abusivismo, nei confronti di questo accampamento c’è una forte tolleranza: «Il Comune, o non so quale altro ente preposto, taglia loro tutta l’erba, il prato è tutto bellino, pulito. Noi il giardiniere ce lo paghiamo, 300 euro al mese. Loro usano l’acqua della fontanella del Comune per farsi la doccia, lavarsi e cucinare. Noi paghiamo regolarmente l’acqua. Eppure facciamo un servizio sociale. Il Comune non ci regala niente».
Non è una lotta al più debole, specifica Loredana, ma un voler vivere in sicurezza e mettere al riparo i soggetti fragili da situazioni pericolose: «Io non è che ce l’ho con questa gente. Li abbiamo sempre lasciati venire a caricare il cellulare qui da noi. Per il buon vicinato e per evitare che continuassero a cercare di forzare per entrare dentro a caricare il cellulare. Ma le mani addosso no. Non ce le vogliamo, non possiamo accettarlo». Un atto non solo di violenza ma anche di vigliaccheria. Oltre alle mamme era presente anche un babbo. Ma il delinquente è andato dritto alla donna, alla più debole a tirare il pugno.
Un gesto di violenza e di viltà che adesso, sempre tra gli ultimi, pagheranno anche quelli che non c’entrano niente. Quelli che pur occupando la baraccopoli, non si erano mai resi protagonisti di gesti sconsiderati: «Questo personaggio non è stato ancora individuato, anche se sapremmo riconoscerlo. È quello che dormiva nell’ultima baracca in fondo, vicino al ponte dell’Indiano. Ma non si è più fatto vedere, sa che lo cercano i Carabinieri. Sono venuti da noi a parlare altri di quelli che dormono accampati là. Glielo abbiamo detto: per colpa sua purtroppo pagate tutti quanti. Ma non possiamo vivere con la paura. Adesso, ogni qualvolta li vediamo, chiamiamo i Carabinieri».
Aggiornamento: dopo che abbiamo fatto l’intervista il soggetto si è ripresentato nei pressi del Centro equestre, sono stati chiamati i Carabinieri che sono tempestivamente intervenuti, ma come ha percepito di essere stato individuato dai genitori e che stavano arrivando le forze dell’ordine, si è tempestivamente dileguato