Zolesi: «La più bella risposta a chi vorrebbe escludere, dividere e creare paure è stata la merenda organizzata dalla gente del quartiere, dal girotondo che tutti insieme abbiamo fatto»
Ieri nel corso del presidio organizzato da Fratelli d’Italia ai giardini davanti alla biblioteca di via Canova si è tenuta una contromanifestazione delle forze sociali di sinistra. La questione al centro delle tensioni è un gruppo di bulli , per lo più rom sia di cittadinanza italiana che straniera, che sta spaventando alcuni ragazzi e genitori del Quartiere. Tra le gli aderenti alla contromanifestazione, Filippo Zolesi, candidato di Firenze Città Aperta e candidato presidente al quartiere per la coalizione capitanata da Antonella Bundu. I due schieramenti si erano già accapigliati sulla questione qualche giorno fa, in un botta e risposta al vetriolo.
“Chi ha famiglia o chi insegna sa che i ragazzini quando entrano nell’adolescenza cambiano, è un periodo difficile e turbolento in cui spesso si fanno errori e stupidaggini di cui poi ci si vergogna – ha detto Zolesi – Nei paesi di una volta chi esagerava veniva ripreso e la cosa poi finiva lì, ma nelle nostre città in cui il tessuto sociale si sfalda sempre più ed in cui la crisi e la precarietà colpiscono sempre di più questo non sempre succede.
O meglio: succede alla BiblioteCanova in cui qualche problema ogni tanto c’è. La risposta a questi problemi la stanno dando ogni giorno le persone che in quella biblioteca ci lavorano e che con impegno tengono vivo quel tessuto sociale, quella comunità che ogni giorno viene messa in crisi dalla disoccupazione e dai professionisti dell’odio. La più bella risposta a chi vorrebbe escludere, dividere e creare paure è stata la merenda organizzata dalla gente del quartiere, dal girotondo che tutti insieme abbiamo fatto».Zolesi aveva già affermato in campagna che «La sicurezza è conseguenza della giustizia sociale. Una politica comunale e di quartiere di investimento e cura degli alloggi popolari risolve o
attenua quelle situazioni di disagio economico e sociale che possono a volte trasformarsi in microcriminalità. Un tavolo fra assessorato comunale, quartiere e comunità rom che lavori a svuotare definitivamente la situazione del poderaccio è la via per una giustizia sociale che crea sicurezza. Non è istituendo zone rosse, che piacciono alla destra ed al centro sinistra, nel centro della città che si risolvono problemi: a subirne la discriminazione sono per la maggior parte persone che oggi non sono pericolose e chi invece delinque e dovrebbe essere perseguito viene ributtato nei quartieri più periferici come l’Isolotto».