«Autogoverno come libertà e corresponsabilità», nasce il Comitato Libertà Toscana
Un movimento federalista, autonomista e indipendentista spicca il volo dal nostro Quartiere
Pochi sanno che proprio all’Isolotto, anzi, dall’Isolotto è nato lo scorso luglio un movimento per l’autogoverno toscano. È il Comitato Libertà Toscana, un nuovo soggetto sociale federalista, autonomista e indipendentista, che si propone di superare i centralismi «senza pregiudizi, senza gli infingimenti del politicamente corretto e del conformismo mediatico», nel pieno rispetto dei «dei diritti umani, dei doveri civici, contro ogni forma di discriminazione ed emarginazione». Ne parliamo con il segretario Marco Di Bari.
Un movimento che non nasce semplicemente all’Isolotto, ma dall’Isolotto?
«La sede è nel Quartiere 4 e la maggior parte degli iscritti, anche se abbiamo molti iscritti anche in altre parti della Toscana, poiché puntiamo a coinvolgere tutta la Toscana e l’Europa in un movimento toscanista e toscano. L’obiettivo del Comitato Libertà Toscana è di agire ovviamente su tutta la Regione; e, in un breve futuro, l’aspirazione è di arrivare a livello europeo. Toscanista significa che il movimento racchiude tutte persone sensibili al principio dell’autogoverno del territorio: questo vuol dire avere una democrazia dal basso, un avvicinamento concreto delle istituzioni ai cittadini».
Torna alla mente il revival di indipendentismo toscano degli anni ’80. È quella la vostra matrice?
«Ci sono anche indipendentisti tra i nostri soci – ha detto Di Bari – La provenienza è in parte da un movimenti indipendenti e in parte da membri del comitato per il no al referendum del 2016 sulla riforma Renzi- Boschi. Molti di coloro che hanno votato no al referendum, lo hanno fatto per la difesa alle autonomie locali, poiché nella riforma si prevedeva la cancellazione del Titolo quinto della Costituzione. Il comitato del no è quindi stata l’occasione in quell’occasione durante la quale si sono ritrovati molti sostenitori delle autonomie locali».
Bisogna tenere presente che nell’ultimo quarto di secolo, spesso il federalismo e l’autonomismo si sono distaccati nella prassi politica dai principi ispiratori originali, talvolta con scivolamenti populisti e intolleranti verso le diversità culturali…
«Siamo un movimento antirazzista e democratico. Non siamo nazionalisti nell’accezione negativa della parola. Siamo per le autonomie locali, ma non abbiamo nulla a che fare con altri movimenti quali la Lega (Nord)».
E con il Mat?
«Noi vogliamo dialogare con chi ha a cuore la Toscana e i suoi cittadini (di nascita e di elezione), quindi anche col Mat , che per anni portò avanti un discorso importante, poi successivamente si avvicinò alla Lega Nord, forse pensando che questa portasse avanti veramente una battaglia federalista, cosa che la Lega Nord (ora Lega) non fece e non fa. È questo un equivoco su cui la Lega gioca tutt’ora con i propri elettori del nord, ma di fatto è un partito centralista e nazionalista. Noi ci discostiamo da queste posizioni e dal razzismo, sperando che tutti i movimenti toscanisti facciano altrettanto, nel solco della tradizione democratica toscana».
Una sorta di Toscana sul modello confederale svizzero?
«Sì, l’idea sarebbe di ripensare tutta l’Europa in ottica confederalista. Non vogliamo una globalizzazione che sia un appiattimento culturale e sociale; vogliamo piuttosto valorizzare le diversità, le culture, le peculiarità locali e insegnare la nostra cultura in maniera pacifica. L’autogoverno dei territori non è una soluzione a tutto, ma è un modo per affrontare meglio tante cose. Vuol dire per esempio avere servizi sociali più a misura d’uomo, o evitare le grandi esternalizzazioni».
Sembra quindi che vi rifate a un federalismo delle origini, sul modello di Cattaneo…
«Cattaneo, aveva intuito quali erano le basi culturali e linguistiche. Aveva intuito che studiarle era un modo per fotografare l’identità storica dell’Italia. E conseguentemente, preservarle. Purtroppo ci siamo orientati sul modello centralista francese perdendo molto del nostro patrimonio e delle nostre peculiarità culturali».
Quali sono i vostri obiettivi fondamentali?
«Cercare prima di tutto di cambiare la mentalità: pensare che è possibile strutturare la vita pubblica sulla base della fiducia. Il patto tra cittadino e Istituzioni, in Italia, è violato da tutte e due le parti. In Germania ad esempio lo senti che lo Stato c’è e ti dà una mano, lo percepisci concretamente, qui invece il cittadino sente di doversi difendere dallo Stato… viceversa lo Stato sente che il cittadino prova a fregarlo appena può. Questo perché uno stato così geograficamente composito è difficile gestire tutto da Roma. Andare poi ad agire verso le cose concrete, senza barriere ideologiche, è un dovere essere trasversali perché è nostra prerogativa rivolgerci a tutti i cittadini. Il nostri obiettivi sono riassunti in 11 punti fondamentali volti a garantire la massima inclusività e il massimo benessere dei cittadini toscani».
Non esistono già i Quartieri come unità di base di governo del territorio?
«I problemi locali hanno sempre un risvolto pratico. Prima i Quartieri potevano risolverlo, ora passa tutto da Palazzo Vecchio. I Quartieri così come disegnati oggi sarebbero già troppo grandi, poco gestibili, senza omogeneità, oltre a questo ormai non hanno più neppure possibilità di agire in concreto, come tutti possono constatare nella vita quotidiana».
Un commento su queste ultime elezioni politiche?
«Questa legge elettorale ha cancellato i partiti locali. Le liste civiche riescono a infastidire molto i partiti nazionali, ma il Rosatellum le ha fatte sparire dalle politiche. La tendenza è quella di accentrare tutto su Roma, noi cerchiamo di invertirla»
E sulle prossime amministrative?
«Abbiamo un nostro progetto per Firenze. Uno degli obiettivi fondamentali è quello di decentrare il governo dei Quartieri, che siano più contenuti, omogenei e gestibili, individuati geograficamente su base rionale, dotandoli di servizi di base, quali ambulatorio, scuola, centro anagrafico, tutto a portata di piedi; non si deve andare al Parterre per fare un documento…»
Una battuta finale?
«Non vogliamo creare barriere, ma avvicinare le Istituzioni al cittadino. Chi volesse approfondire può visitare il nostro sito o contattarci alla nostra mail».