Lo storico vinaio di via Dosio è diventato Riserva 1924
Simone e Giovanni Longhitano sono due produttori siciliani di Bronte che hanno portato a Firenze i sapori più autentici dell’Etna
In via Dosio, prima periferia di Firenze lungo l’asse della tramvia, da poco più di un mese l’Etna si fa sentire. Nessuna preoccupazione per i vulcanologi. Là dove c’era la storico Rifugio del vino di Alessio Innocenti, adesso ha inaugurato Riserva 1924. Un vero pezzo di Sicilia a Legnaia, portato da Simone Longhitano e suo fratello Giovanni. Anzi, di Etna. Perché se la Sicilia è una terra che deve la sua unicità all’armonia tra mille contrasti, l’Etna ancor di più. Terre sospese tra montagna e il mare, dove il vulcano distrugge e al contempo dà vita.
L’ Etna nevoso, colonna del cielo
d’acuto gelo perenne nutrice;
mugghiano dai suoi recessi
fonti purissime d’orrido fuoco,
fiumi nel giorno riservano
corrente fulva di fumo
e nella notte rotola
rocce portando alla discesa
profonda del mare, con fragore
ha scritto 2500 anni fa il poeta greco Pindaro. Quà così brullo, là incredibilmente fertile e rigoglioso. Come in quelle terre di Bronte, dove prende vita Riserva 1924.
«Si chiama così perchè è l’anno di nascita di mio nonno, da cui tutto nacque – ha spiegato Simone Langhitano, giovane laureando in enologia – Ho sempre lavorato come cameriere in ristoranti, catering, alberghi. Ho una forte passione per la cucina e per l’enologia che condivido con mio fratello Giovanni, che è cuoco e lavora in un importante hotel di Novoli. Siamo siciliani di Bronte, dove nostro nonno cominciò la produzione agricola».
E se dici Bronte, dici pistacchi. Ma quelli veri però, non quelli industriali nelle bustine del supermarket. E la famiglia Langhitano non smentisce la tradizione: «Siamo produttori di pistacchi e altra frutta secca – ha ripreso il giovane siciliano –I pistacchi sono al naturale, essiccati sulla pietra lavica, in maniera tradizionale, così da preservarne le essenze naturali e le proprietà organolettiche».
Lo si capisce subito. Tutto gira intorno alla frutta secca in questa piccola bottega di vinaio. Ovunque pistacchi, nocciole, noccioline, noci e prodotti derivati. Ti entrano nelle narici. Il profumio dei pistacchi si fonde con l’odore del vino, i salumi e i formaggi spediti dal Sud Italia fanno da sfondo alle nocciole e alle confetture, il giallo del limoncello spicca sugli scaffali, sopra i vasetti di vetro di vetro racchiudono il gusto di millenni di sapienza contadina meiterranea. Questa è la sensazione che si ha entrando nella Riserva 1924: quello di un’esperienza che comincia molto prima di portare il cibo alla bocca.
Neanche a dirlo, tutto nasce da un forte attaccamento al territorio. Non solo a quelle sue terre sicialiane, ma anche alla nostra Toscana e all’Italia intera. «Prima di aprire qui, lavoravo in centro per un ristorante di Santa Croce, dal quale volevano trasferirmi a Londra – ha affermato Longhitano – Ma io non avevo assolutamente voglia di investire il mio tempo e la mia esperienza all’estero. Poi ho conosciuto Alessio Innocenti e ho rilevato la sua attività insieme a mio fratello. Siamo cresciuti con i nonni, ed è da nostro nonno nel 1924 che tutto è partito, come dicevo; questa è sempre stata la nostra passione, vendere tutto ciò che la mia terra produce è il massimo».
Un forte orgoglio per la propria terra che parte proprio dalla famiglia, da quei nonni che l’amore per terra l’hanno insegnato ai nipoti giorno per giorno: «Tutto questo si riassume in una sola parola: famiglia. Tutti i sacrifici che abbiamo fatto, tutti i nostri sforzi, sono per la famiglia. La famiglia è il perno centrale della mia vita. Oltre a me e a Giovanni c’è un altro fratello, Claudio. Claudio è un ciclista ed è la mia forza e il mio orgoglio, è lui che la mattina quando mi sveglio mi dà l’energia per alzarmi e andare al lavoro».
E questo è solo il primo passo. Perchè Simone ha già chiaro il suo progetto per il futuro: «L’obiettivo è quello di aprire più punti vendita di prodotti delle nostre terre, siciliani, ma anche delle altre isole e regioni d’Italia. Con al centro il mio vino, s’intende».