Le baracche verdi negli anni ’70: le Scuole popolari
Continua il viaggio alla scoperta delle baracche verdi dell’Isolotto: la nascita delle Scuole popolari
Nello scorso episodio, prima tappa di questo viaggio alla scoperta delle baracche verdi dell’Isolotto, abbiamo parlato della loro nascita come scuola, costruite asse dopo asse, chiodo dopo chiodo, da quei primi Isolottini. Abbiamo parlato dello spirito di cooperazione e comunitarietà che le ha sempre permeate, del perché si chiamavano baracche verdi, del loro ruolo centrale durante l’alluvione del ’66, fino ad approdare a quel turbolento ’68 dove cominciarono a svolgere ufficialmente la funzione associazionistica che hanno ancora oggi. In questo episodio parleremo proprio di questa funzione, e nello specifico della loro riconversione a Scuole popolari per mano degli abitanti stessi dell’Isolotto. Andremo a scoprire poi, nelle prossime tappe, tutte le associazioni che qui hanno o hanno avuto il loro punto di ritrovo.
Nei primi anni ’70 le baracche verdi furono sede della Scuola popolare. Un’iniziativa che nacque dagli stessi Isolottini, ai tempi per lo più semplici operai con un basso livello di istruzione , ma con tanta voglia di imparare. A quei tempi l’istruzione era percepita ancora come un lusso e un’opportunità; non come la noia di dover studiare di troppi ragazzi d’oggi imbambolati tra snapchat e play station. Fu così che si volle creare un centro per l’alfabetizzazione degli adulti e per il conseguimento della licenza media dei lavoratori che non avevano avuto l’opportunità di studiare da ragazzi.
Parallelamente fu organizzato il doposcuola per i figli di quegli stessi operai. Eravamo in pieno baby boom e le famiglie spesso erano ancora molto numerose assoggettate alla logica del proletariato. Il tempo pieno e i doposcuola comunali ancora non erano arrivati in Italia. Questi furono i prodromi per la creazione del Centro educativo popolare e per i tanti gruppi e associazioni che operano adesso nelle baracche verdì. Ma per scoprirlo dovrete pazientare…