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La storia della Villa ‘Il Melarancio’ di Scandicci Alto

Antico possesso dei Torelli, dei Torrigiani e dei Martelli, in questa villa si spense l'arcivescovo Giovacchino Limberti nel 1874, che guidò la Chiesa fiorentina dell'epoca post-unitaria, e nell'estate del 1946, il futuro "sindaco santo" elaborò qui la sua relazione sui ‘Principi dei rapporti civili'.

Il complesso di Villa ‘Il Melarancio’ di Scandicci Alto trae la propria denominazione, stando a quanto scritto da Guido Carocci, dalle numerose piante di melarancio – altro nome dell’arancio dolce – che un tempo abbellivano questa zona della “città della fiera”. Di origine trecentesca, nel 1427 la dimora, all’epoca inserita tra le proprietà di un tal Michele di Messer Torello Torelli da Prato, era conosciuta col poetico appellativo di Villa Il Giglio“.  Dopo essere passata di mano in mano, fu per esempio dei Torrigiani e dei Martelli, nel 1624 Giovan Francesco Giordano Martelli donò la villa al bergamasco Alessandro Girolamo Viti, la cui famiglia contribuì a dare all’edificio un sobrio aspetto seicentesco. 

Villa 'Il Melarancio'. Foto dell'autore.
Villa ‘Il Melarancio’ di Scandicci Alto.

Nel 1739 il canonico Giuliano Viti donò tutti i suoi beni, compresa la villa di Scandicci, ai frati osservanti di San Marco a Firenze. Nel XIX secolo i frati cedettero l’edificio in permuta agli arcivescovi di Firenze. Questi ultimi intrapresero lavori di ristrutturazione volti a trasformare la villa in un luogo di villeggiatura per il clero. È in questo contesto che si spense nel 1874 l’arcivescovo Giovacchino Limberti, figura di spicco del cattolicesimo fiorentino, la cui vita è stata segnata da eventi storici cruciali per l’Italia e la Chiesa stessa. Classe 1821, Giovacchino Limberti, dopo aver compiuto i suoi studi nel Collegio Cicognini di Prato ed essere stato ordinato sacerdote nel 1844, divenne arcivescovo di Firenze nel 1857. Durante il suo episcopato, il Limberti dovette affrontare le tensioni nascenti in un periodo di grandi cambiamenti, come l’elevazione di Firenze a capitale del Regno d’Italia e l’inizio dei lavori del Concilio Vaticano I. Le sue scelte e il suo operato sono stati determinanti nel mediare le aspirazioni liberali con le posizioni tradizionali del cattolicesimo.  La salma di Giovacchino Limberti venne esposta nella cappella della villa (oggi sconsacrata e anticamente dedicata alla Vergine Maria). Al suo funerale parteciparono i membri di varie confraternite, come quelli della Misericordia– confraternita della quale faceva parte anche lo stesso religioso in qualità di capo di guardia- ed il generale Alfonso La Marmora.

Giovacchino Limberti ritratto da Antonio Martini (foto Wikipedia).
Giovacchino Limberti ritratto da Antonio Marini (foto Wikipedia).

Un altro personaggio illustre legato alla Villa ‘Il Melarancio’ è Giorgio La Pira: nell’estate del 1946, il futuro “sindaco santo”  trovò rifugio nella quiete della villa di Scandicci Alto, e qui scrisse la relazione sui Principi dei rapporti civili; tale documento avrebbe influenzato la stesura della Nostra Costituzione. Questo angolo riservato, il suo studiolo, arricchito da una bella scrivania, è stato vincolato dalla Soprintendenza di Firenze, sottolineando l’importanza storica e culturale di Villa ‘Il Melarancio’.

Dal punto di vista prettamente architettonico, il complesso de ‘Il Melarancio’ è caratterizzato da un insieme di edifici (la villa padronale, la cappella e una casa colonica) che, pur nella loro diversità, si armonizzano in un paesaggio unitario. I sopraccitati edifici sono collegati da un bel cortile interno a pianta quadrata. All’entrata, si è accolti da un’aia lastricata adornata da una elegante loggetta, parzialmente chiusa e sostenuta da colonne terminanti con graziosi capitelli di ordine tuscanico.

Prospetto della villa. Foto dell'autore.
Particolare della facciata della villa.

Accanto alla loggetta si ha l’accesso alla casa colonica; proseguendo si trova la facciata  seicentesca. Nella stanza all’ingresso della villa vi è una lapide che ricorda i restauri ( la villa all’epoca versava in pessime condizioni) e l’ampliamento dell’immobile promossi nel 1902 dal cardinal Alfonso Maria Mistrangelo.

All’inizio del nuovo millennio l’edificio padronale e tutti i suoi annessi furono acquistati e frazionati da diverse famiglie. La villa, durante gli anni trascorsi in stato di incuria, necessitava di interventi significativi per preservarne la bellezza originale e la stabilità. I nuovi proprietari si sono impegnati a realizzare un radicale consolidamento, risanamento e restauro dell’intero complesso architettonico scandiccese.

Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale

Per saperne di più…

G. CAROCCI, I contorni di Firenze: illustrazione storico-artistica, Firenze, Galletti e Cocchi Tipografi-Editori, 1881

La Chiesa Fiorentina, Firenze, Curia Arcivescovile, 1970

Scandicci. Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, a cura di D. Lamberini, Firenze, Ponte Alle Grazie, 1990

G. GARBARINO, Salire in alto…Passeggiate storico-artistiche sulle colline di Scandicci, 1, Firenze, ABEdizioni 2015

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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) si è laureato con lode discutendo una tesi in storia dell'arte coi professori Tigler e Cervini, tesi da cui è stato tratto un articolo pubblicato negli atti del IX Convegno di Studi Medievali curato dall'associazione NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino di Firenze nel 2023. È affascinato sia dal Medioevo autentico, che da quello di reinvenzione. Nel 2018-2019, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, ha preso parte al progetto "Scandicci Open Villas", partecipando attivamente alla stesura di brevi schede storico-artistiche dedicate ai principali beni culturali di Scandicci, all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopracitato Comune e alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo (regia di V. Zappia, 2019). Il video è disponibile su YouTube.

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