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Angelo Marchi, da Scandicci a Calenzano: le opere architettoniche dell’ingegnere originario di Casellina

L'ingegnere scandiccese che progettò il palazzo comunale di Calenzano, uno dei capolavori dell'architettura toscana degli anni Trenta del XX secolo.

Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria a Pisa nel 1920, lo scandiccese Angelo Marchi (nato a Casellina e Torri nel 1897 e deceduto all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso) ha intrapreso una carriera che lo ha visto protagonista di importanti progetti di edifici privati, scolastici e colonici nelle città di Scandicci, Firenze, Pistoia e Sinalunga. Tuttavia, è a Calenzano che l’ingegnere di Scandicci ha lasciato un segno indelebile col locale palazzo municipale.

La storia del palazzo municipale di Calenzano inizia nel 1927, quando, dopo numerosi dibattiti, il podestà Luigi Torri decise di avviare la costruzione di un nuovo municipio. All’epoca la sede comunale sorgeva nella zona di Carpugnane, in un edificio progettato da Enrico Guidotti a metà del XIX secolo. La decisione di costruire un nuovo municipio rappresentava non solo un’esigenza funzionale, ma anche simbolica, riflettendo la volontà di rinnovamento tipica di quegli anni.

Angelo Marchi, Municipio di Calenzano (foto dell'autore).
Angelo Marchi, Municipio di Calenzano (foto dell’autore).

L’amministrazione di Calenzano stanziò ben 512.000 lire dell’epoca per la realizzazione del nuovo palazzo, che fu edificato tra il 1934 ed il 1936 dalla Società Anonima Cooperativa Muratori di Sesto Fiorentino su un terreno appartenente alla chiesa di San Niccolò, nell’area conosciuta come “Il Donnini”.

Il Marchi progettò il municipio secondo i dettami del cosiddetto “Stile Novecentesco”, una corrente artistica che condannava ogni forma di “barocchismo” e “neo-barocchismo ottocentesco” prediligendo linee semplici e snelle. Questo stile, come afferma Giuseppe Centauro, era caratterizzato da una sobrietà che cercava di allontanarsi dall’aspetto “vetusto” degli edifici ottocenteschi che “puzzavano di museo”. Lo Stile Novecentesco era visto come un’espressione della modernità italiana, e nel caso del palazzo comunale di Calenzano, la sobrietà delle forme e la razionalità del progetto riflettevano un’interpretazione contemporanea del classicismo, pur attingendo a elementi architettonici tardo-ottocenteschi.

La sobrietà delle forme ideate dal Marchi non solo rispondeva a una necessità estetica, ma si legava anche a una concezione più ampia di modernità italiana, cercando di infondere nell’edificio una “freschezza” che parlasse alle aspettative e ai valori di una società che si stava trasformando. In particolare, alcuni studiosi evidenziano come il Marchi potesse essere stato influenzato anche da altre strutture emblematiche come il Forte Belvedere. L’analisi di tali influenze permette di comprendere meglio le scelte progettuali dello scandiccese e il suo tentativo di dialogare col patrimonio storico-artistico toscano, integrandolo in chiave moderna, progettando quella che all’epoca è stata definita «una fra le più belle opere compiute dal Regime fascista nella Provincia [Fiorentina]».

Il municipio di Calenzano (foto dell'autore).
Il municipio di Calenzano (foto dell’autore).

 

Nel corso degli anni Trenta, la Toscana assistette ad un fiorire di opere edificate nello stesso “Stile Novecentesco Toscano”: a Signa, per esempio, Enrico Dante Fantappiè progettò edifici scolastici e l’ampliamento del municipio, che segnavano un’epoca di profondo cambiamento architettonico e sociale. In questo periodo, l’architettura divenne un mezzo per esprimere i valori del regime, e molti edifici pubblici furono concepiti non solo come funzionali ma anche come manifestazioni di potere e prestigio locale.

Il municipio di Calenzano venne ultimato nel settembre del 1936 e da allora ha rappresentato non solo un centro decisionale per la comunità, ma anche un simbolo della capacità del Marchi di interpretare i desideri e le aspirazioni del suo tempo. Questo edificio, con la sua facciata austera e le proporzioni armoniose, ha saputo resistere alle sfide del tempo, mantenendo intatta la sua bellezza e rilevanza.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il vicino monumento ai caduti fu distrutto, probabilmente in un’azione di recupero di materiali da parte dei soldati tedeschi. Tale evento segna un momento drammatico nella storia della piazza, la quale, successivamente, vide la sostituzione del monumento con un obelisco, un segno di resilienza e memoria per la comunità locale.

Nel 2011, il municipio ha visto l’aggiunta di un moderno polo istituzionale, che pur essendo una costruzione contemporanea, si inserisce in modo coerente nel contesto urbano di Calenzano. Questa nuova struttura rappresenta l’evoluzione della funzione pubblica e l’adattamento alle necessità moderne, senza però dimenticare l’importanza di strutture architettoniche “antiche” come quella dell’ingegnere scandiccese.

Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale

Per saperne di più…

P. ROSELLI, O. FANTOZZI MICALI, M. DI BENEDETTO, et al.Fascismo e centri storici in Toscana, Firenze, Alinea Editrice, 1984.

D. LAMBERINI, Calenzano e la Val di Marina, 2 voll., Prato, Cassa dei Risparmi e Depositi di Prato, 1987.

G. ISOLA, M. COZZI, F. NUTI, et al., Edilizia in Toscana fra le due guerra, Firenze, Edifir, 1994.

Calenzano com’era. Una storia per immagini, a cura di L. Magnolfi, Calenzano, Tipolitografia Liongraf s.r.l., 2022.

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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) si è laureato con lode discutendo una tesi in storia dell'arte coi professori Tigler e Cervini, tesi da cui è stato tratto un articolo pubblicato negli atti del IX Convegno di Studi Medievali curato dall'associazione NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino di Firenze nel 2023. È affascinato sia dal Medioevo autentico, che da quello di reinvenzione. Nel 2018-2019, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, ha preso parte al progetto "Scandicci Open Villas", partecipando attivamente alla stesura di brevi schede storico-artistiche dedicate ai principali beni culturali di Scandicci, all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopracitato Comune e alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo (regia di V. Zappia, 2019). Il video è disponibile su YouTube.

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