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La famiglia Ghirlandaio a Scandicci: le opere dei celebri artisti presenti sul territorio

Dalla pieve di Sant'Alessandro a Giogoli alla moderna chiesa di San Bartolomeo in Tuto: itinerari ghirlandaieschi cinquecenteschi nel Comune di Scandicci

Sulla famiglia Ghirlandaio e sulla loro attività artistica sono stati versati fiumi di inchiostro; eppure non tutti sanno che anche una città come Scandicci conserva diversi capolavori di Domenico, del figlio Ridolfo e dei loro collaboratori.

Il ritratto di Ridolfo del Ghirlandaio, incisione proveniente dalle Vite del Vasari.
Il ritratto di Ridolfo del Ghirlandaio, incisione proveniente dalle Vite del Vasari. Foto Wikipedia.

Con questo articolo vorremmo tracciare un itinerario ghirlandaiesco cinquecentesco che tocca i principali luoghi della Fede del territorio della “città della fiera”.

Chiesa di San Martino alla Palma- Via di Calcinaia, 48.

Le poche notizie storiche a nostra disposizione riferiscono che fin dai primi del Trecento nella chiesa di San Martino alla Palma si riuniva una compagnia di laici: lo testimonia una tavola raffigurante la Madonna col Bambino in trono fra angeli e venerata da devoti, opera attribuita al cosiddetto Maestro di San Martino alla Palma.
Col passere dei secoli questa compagnia, detta anticamente  “delle Laudi”, si concentrò sul mistero dell’Assunzione della Vergine, operazione che portò alla modifica del titolo della confraternita: nel 1531, infatti, dal palazzo arcivescovile di Firenze, Giovan Battista Paganucci approvò i capitoli della nuova Compagnia di Santa Maria Assunta di San Martino alla Palma.
Nel 1542 i monaci della Badia di Settimo diedero ai confratelli della compagnia dell’Assunta un terreno destinato ad ospitare un oratorio. Circa l’epoca della costruzione dell’edificio gli studiosi fanno risalire l’esecuzione di una pala d’altare riproducente un’Assunta tra santi e due confratelli inginocchiati, pala ricordata da Giorgio Vasari come opera dipinta da Ridolfo del Ghirlandaio e dal suo allievo prediletto, Michele Tosini, e oggi conservata nella sagrestia della chiesa. Dopo un apprendistato presso le botteghe di Lorenzo di Credi prima e Antonio del Ceraiolo poi, Tosini entrò nella bottega di Ridolfo del Ghirlandaio, avviando col maestro fiorentino, negli anni Venti del Cinquecento, un sodalizio che durerà per oltre un ventennio.
Tornando alla pala di San Martino alla Palma, essa raffigura la Vergine assisa su un trono di nubi, sopraelevato rispetto ai quattro santi disposti lateralmente. Due confratelli incappucciati, in rappresentanza della compagnia, sono inginocchiati ai lati di un sarcofago colmo di rose. Uno di loro è raffigurato con una disciplina in mano, cioè quella frusta utilizzata durante l’autoflagellazione, che sembrerebbe di cuoio o di corda scura. Sul lato breve del sarcofago troviamo un piccolo monocromo riproducente la Dormizione della Vergine.
Ridolfo del Ghirlandaio e Michele Tosini, Assunta tra santi, 1542 ca., San Martino alla Palma.
Ridolfo del Ghirlandaio e Michele Tosini, Assunta tra santi e due confratelli inginocchiati, 1542 ca., San Martino alla Palma. Foto dell’autore.
Chiesa di San Colombano, Via San Colombano, 119.
Ambito di Ridolfo del Ghirlandaio, Madonna col Bambino, inizio XVI secolo, San Colombano.
Ambito di Ridolfo del Ghirlandaio, Madonna col Bambino, inizio XVI secolo, particolare, San Colombano. Foto dell’autore.
La chiesa, menzionata a partire dal Duecento e dalla struttura assai sobria, conserva all’interno una tavola di buona qualità dell’ambito di Ridolfo del Ghirlandaio, databile all’inizio del XVI secolo. L’opera rappresenta la Vergine Maria col Bambin Gesù assisa su un trono collocato sopra una pedana lignea. I due personaggi sono inseriti in una nicchia di pietra serena e Maria è rappresentata mentre offre al Figlio una melagrana, simbolo del martiro; un martirio fecondo come il frutto pieno di semi.
Pieve di Sant’Alessandro a Giogoli, Via Sant’Alessandro a Giogoli, 1.
All’interno della pieve di Scandicci si conserva un affresco citato dal Vasari e riproducente la Madonna col Bambino,  affresco proveniente da un tabernacolo posto lungo la via Volterrana, che venne staccato ed esposto alla mostra dei grandi restauri fiorentini alla Fortezza da Basso.

 

Ridolfo del Ghirlandaio, Madonna col Bambino (particolare), inizio XVI secolo, Pieve di Sant'Alessandro a Giogoli.
Ridolfo del Ghirlandaio, Madonna col Bambino (particolare), inizio XVI secolo, particolare, Pieve di Sant’Alessandro a Giogoli. Foto dell’autore.

 

 

Chiesa di San Bartolomeo in Tuto, Via Gaetano Salvemini, 2/2.

Nella moderna chiesa di San Bartolomeo in Tuto, costruita negli anni Settanta del secolo scorso, si conserva una bella pala d’altare dei primi del Cinquecento raffigurante una Pietà tra i santi Giovanni Evangelista, Sebastiano, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo, Agata e Maddalena. 

Gli studiosi hanno individuato, quali fonti “primarie” per il dipinto scandiccese, due capolavori del Perugino: la Deposizione degli Uffizi, per quanto riguarda la disposizione dei personaggi in primo piano, e il Compianto sul Cristo morto della Galleria Palatina, il cui paesaggio presenta delle affinità con quello dipinto dal Maestro del Compianto di Scandicci per la pala di San Bartolo in Tuto.

Maestro del Compianto di Scandicci, Pietà, inizi XVI secolo, Scandicci, chiesa di San Bartolo in Tuto.
Maestro del Compianto di Scandicci/Francesco Forzetti detto il Dolzemele (?), Pietà, inizi XVI secolo, Scandicci, chiesa di San Bartolomeo in Tuto. Foto dell’autore.

 

Pietro Perugino, Pietà, dalla chiesa di San Giusto degli Ingesuati, oggi agli Uffizi.
Perugino, Pietà, fine XV secolo, Firenze, Galleria degli Uffizi. Foto Wikipedia.
Perugino, Compianto sul Cristo morto, Firenze, Galleria Palatina.
Perugino, Compianto sul Cristo morto, fine XV secolo, Firenze, Galleria Palatina. Foto Wikipedia.

Le poche notizie storiche disponibili riferiscono che la pala proveniva da un altare dedicato a san Sebastiano della vecchia parrocchia di San Bartolo in Tuto (oggi San Mina o Mena), chiesa quest’ultima convertita in un luogo di culto diverso da quello cattolico.

La tavola di San Bartolo in Tuto è completata dalla cornice originale e da una predella, quest’ultima decorata con le scene dei martiri dei santi Sebastiano e Agata: il primo venne stato legato ad un palo e trafitto da numerose frecce; alla seconda le furono tagliati i seni con delle pinze, motivo per cui ella viene invocata da coloro che soffrono di tumore e/o di disturbi collegati al seno.

A partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, la tavola scandiccese è stata variamente attribuita alla scuola del Ghirlandaio, e in particolare a Ridolfo, e a un artista della cerchia di Francesco Granacci. La soluzione del problema attributivo è stata infine offerta dall’americano Everett Fahy nel 1976: partendo dalla pala di San Bartolo in Tuto, lo studioso ha ricostruito il corpus di un pittore da lui battezzato ‘Master of the Scandicci Lamentation’, un anonimo allievo fiorentino del Perugino, attivo nel capoluogo toscano tra la fine del XV secolo e il primo quarto del secolo seguente, passato successivamente sotto l’”ascendente” di Ridolfo del Ghirlandaio.
Nel 2010 Annamaria Bernacchioni ha avanzato l’ipotesi che dietro a questo nome possa nascondersi il pittore e “mettidoro” Francesco Forzetti detto il Dolzemele (notizie 1499-1516), la cui bottega si trovava nei pressi della Badia Fiorentina, i cui monaci, fin dal X secolo, esercitavano il patronato su molte chiese di Scandicci, come quella di San Bartolo in Tuto.
Analizzando il gruppo di opere attribuito all’autore della pala scandiccese (composto da una quindicina di dipinti) emerge una personalità vivace ed estremamente partecipe della pittura fiorentina dell’inizio del Cinquecento influenzata da Raffaello e dalle prime opere di Andrea del Sarto.
 Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale
Bibliografia consultata
E. FAHY, Some Followers of Domenico Ghirlandaio, New York-London, Garland, 1976.
Scandicci. Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, a cura di D. Lamberini, Firenze, Ponte Alle Grazie Editore, 1990.
Ghirlandaio. Una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci, catalogo della mostra a cura di A. Bernacchioni, Firenze, Polistampa, 2010.
A. NESI, Tosini Michele, detto Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 96, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2019, enciclopedia online.
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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini (nome d'arte di Leonardo Colicigno) si è laureato con lode discutendo una tesi in storia dell'arte coi professori Tigler e Cervini, tesi da cui è stato tratto un articolo pubblicato negli atti del IX Convegno di Studi Medievali curato dall'associazione NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino di Firenze nel 2023. È affascinato sia dal Medioevo autentico, che da quello di reinvenzione. Nel 2018-2019, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, ha preso parte al progetto "Scandicci Open Villas", partecipando attivamente alla stesura di brevi schede storico-artistiche dedicate ai principali beni culturali di Scandicci, all'organizzazione di visite guidate agli edifici storici del sopracitato Comune e alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo (regia di V. Zappia, 2019).

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