130° anniversario della nascita di Arduino Matassini
L'ingegnere che progettò e diresse i cantieri di alcuni importanti edifici fiorentini e scandiccesi.
Quest’anno ricorre il 130° anniversario della nascita di Arduino Matassini, un personaggio che giocò un ruolo importante nella costruzione di una parte della città di Scandicci. Ma andiamo con ordine.
Nato a Firenze nel 1894, Matassini si laureò in ingegneria a Pisa nel 1920. “Sfogliando il suo curriculum” si viene a sapere che fu attivo nel capoluogo toscano per molti anni, dove non solo si dedicò all’insegnamento presso la locale facoltà di ingegneria, ma progettò diversi edifici nelle zone di Legnaia e Porta Romana nel ventennio 1920-1940.
Negli anni Trenta sostituì Carlo Sodi nella direzione dei lavori alla Pia Casa di lavoro di Firenze e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, insieme ad altri architetti e ingegneri, presentò un progetto per il concorso indetto per la ricostruzione del Ponte alla Vittoria; la giuria ( e parte dei fiorentini) ritennero idoneo il progetto del gruppo “L’Uomo sul Ponte”, mentre quello presentato dal gruppo di Matassini dovette “accontentarsi” della terza posizione della classifica.
Dal 1959 al 1964 diresse i lavori di costruzione dell’edificio di via degli Alfani 31-33 oggi di proprietà dell’università di Firenze, progettato da Raffaello Fagnoni, in collaborazione con Romano Viviani ed Enzo Vannucci. In quello stesso periodo, insieme all’architetto Mario Negri, ristrutturò l’aula magna del rettorato dell’ateneo fiorentino di piazza San Marco. Matassini fece inoltre parte di una commissione istituita all’indomani della disastrosa alluvione del 1966 per prevenire ulteriori danni causati dalle piene dell’Arno.
Ma i suoi capolavori si trovano a Scandicci, città nella quale ricoprì la carica di direttore dell’ufficio tecnico a partire dagli anni Venti.
Passati gli anni della Grande Guerra, scrivono Aiazzi e Jaff, a Casellina e Torri continuò il processo di consolidamento del “centro civico” iniziato negli anni Settanta dell’Ottocento, processo che si sarebbe concluso alla fine degli anni Trenta, quando, desideriamo anticiparlo, furono inaugurate la nuova facciata della chiesa di Santa Maria a Greve e la scuola elementare “Duca degli Abruzzi” (oggi sede della biblioteca civica), due piccoli-grandi capolavori razionalistici della provincia di Firenze e la notizia della loro realizzazione arrivò alle orecchie di alcuni redattori editoriali dell’epoca che lodarono l’estro del Matassini.
Nella Casellina e Torri degli anni Venti del secolo passato una delle più importanti modifiche a livello urbanistico promosse dal regime fascista fu l’inalveamento della Greve (modifica proposta dall’ufficio di igiene pubblica già a metà di quello stesso decennio), che portò alla creazione nel 1929 (anno in cui il comune assunse il nome di Scandicci) di un nuovo spazio urbano: Piazza Alamanno Morelli, odierna Piazza Guglielmo Marconi. Dall’area recuperata fu inoltre ricavato un impianto sportivo, progettato dal nostro Matassini e donato al club sportivo “Robur” dalla famiglia Robertson, una famiglia inglese residente a Scandicci e amante del football.
Pochi anni dopo, la giunta scandiccese “riesumò” un progetto presentato nel lontano 1915 dall’allora ingegnere comunale Umberto Vantini per la costruzione di una scuola elementare su un terreno un tempo appartenuto ai Franceschi, ma quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, tale progetto finì in una sorta di “limbo”.
Una prima deliberazione per la scelta del terreno dove erigere la nuova scuola venne promulgata il 16 giugno 1933 e, pochi mesi dopo, il 5 ottobre, il consiglio comunale approvò un primo progetto di Matassini, la cui versione definitiva venne deliberata nel maggio dell’anno seguente e i lavori furono dati in appalto alla ditta Berti di Firenze. Il 9 gennaio 1937 il podestà Niccolò Antinori la intitolò ad Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, deceduto un paio di anni prima a Villabruzzi, nella allora Somalia italiana.
Adesso facciamo un piccolo passo indietro nel tempo per parlare delle vicende costruttive della vicina chiesa di Santa Maria a Greve. Menzionata a partire dal X secolo tra i beni donati da Willa di Toscana alla Badia Fiorentina, i cui monaci l’amministrarono per i due-tre secoli successivi, quando il diritto di patronato della chiesa di Scandicci passò a quella di San Romolo in Piazza della Signoria prima e di Orsanmichele poi. Ma la dipendenza da quest’ultima chiesa fu di breve durata; infatti, verso la fine del Settecento, Santa Maria a Greve passò alle dirette dipendenze dell’arcivescovado fiorentino.
A causa dei numerosi lavori di ristrutturazione subiti nel corso dei secoli, la chiesa ha perduto molte tracce della primitiva struttura romanica. Alla fine del XIX secolo la chiesa di Scandicci, che secondo la testimonianza di Guido Carocci conservava ancora qualche traccia della sua antichità, «venne ristrutturata [ed] ampliata di maggiori proporzioni».
Ulteriori trasformazioni, promosse da don Giulio Cioppi, ebbero luogo negli anni Venti: i restauri li diresse la ditta Giorgetti, le finestre istoriate furono realizzate su disegno di Galileo Chini, lo scandiccese Amedeo Benini si occupò della decorazione, mentre alle ditte Bruschi e Cardini furono affidate, rispettivamente, la realizzazione delle nuove finestre e delle lumiere.
L’interno della chiesa si presentava con una copertura a capriate, quattro altari alle pareti a coppie affrontate, una cappella centrale con l’altar maggiore compresa fra altre due piccole cappelle. Tutta l’area presbiteriale era delimitata da una balaustra, mentre delle bande bianco-nere decoravano le arcate delle cappelline laterali e dello stesso presbiterio. L’illuminazione comprendeva candelieri, lumiere in ferro battuto, applique alle pareti e fili di cristallo.
Questo “manto” neomedievale è stato spazzato via dalle ristrutturazioni degli anni Trenta. Nel 1934, infatti, nonostante le proteste di don Cioppi, la chiesa cambiò orientamento: la nuova facciata, progettata in stile razionalista da Arduino Matassini, venne spostata sul lato del presbiterio, mentre la vecchia facciata, assai semplice e allineata alla canonica, venne demolita per far posto al catino absidale.
Secondo la lettura data da Cristina Sirigatti, la facciata del Matassini si ispira ai canoni di «metafisica monumentalità» che caratterizzeranno anche i successivi edifici del quartiere romano dell’EUR.
Essa è preceduta da un portico rivestito in travertino che si apre, sulla fronte, mediante tre archi poggianti su pilastri. Sopra le arcate è inciso l’incipit dell’Ave Maria. I portali architravati sono in arenaria, mentre i gradini in travertino. L’apertura centrale è sormontata da un pannello raffigurante una Madonna col Bambino, opera dello scandiccese Donatello Gabbrielli, e al vertice della facciata della chiesa è stata collocata una croce in metallo. Inoltre Matassini intervenne ridisegnando l’aula della chiesa.
Un’iscrizione in latino, collocata tra la canonica e il porticato, commemora la fine dei lavori, avvenuta nella primavera del 1937, alla presenza delle massime autorità politiche, militari e religiose dell’epoca, come il cardinale Elia Dalla Costa, colui che nel novembre del 1949, vista l’accresciuta popolazione della città ed essendo la frazione di Scandicci sede comunale dal 1868, la elevò a propositura.
La scuola venne invece inaugurata nel 1940, alla presenza del ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, il quale, dopo l’esecuzione della Marcia Reale e dell’inno Giovinezza, depose una corona d’alloro dinanzi al monumento di Amedeo di Savoia, monumento oggi collocato al primo piano della biblioteca di Scandicci.
Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medievale.
Bibliografia consultata
Edilizia in Toscana fra le due guerre, a cura di G. Isola, M. Cozzi, F. Nuti et al., Firenze, EdiFir- Edizioni Firenze, 1994;
R. AIAZZI, M. JAFF, Scandicci: da borgo a città. Un profilo di storia urbana: 1866 – 1996, Firenze, Alinea Editrice, 1997;
Guida alla scoperta delle opere d’arte del ‘900 nella provincia di Firenze, a cura di D. Salvadori-Guidi, Firenze, Leo S. Olschki, 1999.