Villa Mercedes, residenza fiorentina di Henry James
Villa Mercedes al Saracino, così chiamata perché nella piazzetta venivano svolte delle gare simili alla giostra del Saracino di Arezzo, si trova in piazza Bellosguardo.
«Nelle convalle fra gli aerei poggi/Di Bellosguardo, ov’io cinta d’un fonte/Limpido fra le quete ombre di mille/giovinetti cipressi alle tre Dive/l’ara innalzo…» Così scriveva Ugo Foscolo nel suo poemetto intitolato Le Grazie (Inno I, vv.11-14) descrivendo la collina di Bellosguardo, luogo amato da sempre dagli intellettuali e artisti.
Sulla piazzetta chiusa da mura e da alberi, dove si erge il cosiddetto Pozzo del Saracino, si affaccia un lungo edificio con due portoni. E’ villa Mercedes, conosciuta anche come Villa Belvedere al Saracino o Villa Castellani, e a lei è legato un altro grande scrittore dell’Ottocento, Henry James che vi fu ospitato.
Villa Mercedes a Bellosguardo vista da fuori non è un granché, ma la maestria di Baccio d’Agnolo, che la progettò nel XVI secolo, si nota soprattutto negli interni a cominciare dai due eleganti porticati.
E’ qui che James immaginò di creare il palcoscenico dove far vivere i personaggi del suo romanzo intitolato Roderick Hudson (1875), dove racconta le vicissitudini di un giovane e ricco scapolo americano appassionato d’arte.
Villa Mercedes diventa nel romanzo Villa Pandolfini, la residenza degli Hudson a Firenze e così la descrive: «Presentava al mondo esterno una facciata bassa di colore giallo scuro. Il giardino era un luogo di gran fascino. Sulla parete a sud fiorivano aranci e piante di fico offrivano ombroso riparo e più in là, sotto un basso muro, il panorama di Firenze in distanza a tenerti compagnia».
Henry James deve aver amato molto questa residenza perchè egli si ricorderà di villa Mercedes anche quando creerà l’ambientazione di altri due romanzi famosi, Ritratto di Signora (scritto nel 1881), dal quale Jane Campion nel 1996 trasse il suo film con Nicole Kidman e La coppa d’oro (1904) i cui personaggi Adam e Maggie Verver, padre e figlia, furono creati su ispirazione di Elizabeth Boott Duveneck e di suo padre Francis Boott che abitarono a lungo villa Mercedes e che lo scrittore sicuramente conobbe.