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In arrivo il documentario “Le chiavi di una storia”: un viaggio alla riscoperta della Comunità dell’Isolotto

La storia dell'Isolotto da Giorgio La Pira a Don Mazzi fino ad oggi con rari filmati d’archivio

 Il film documentario “Le chiavi di una storia – La comunità dell’Isolotto” di Federico Micali, incentrato sull’incredibile racconto della Comunità dell’Isolotto di Firenze, dalla contestazione del ‘68 alle attenzioni mediatiche da tutto il mondo con documenti rari d’archivio, sarà proiettato nei cinema di tutta Italia a partire dal 24 febbraio.

Il film inizia il suo viaggio dalla Toscana, con appuntamenti nei cinema e nelle sale di comunità e associazioni sociali, vicine al senso di partecipazione civile raccontato nel lavoro di Micali: il tour inizia da Prato venerdì 24 al cinema Garibaldi (ore 20.45), per tornare a Firenze, prima martedì 28 febbraio al cinema San Quirico (ore 15) e al cinema Sala Esse (ore 21) – qui alla presenza del regista – e poi mercoledì 1° marzo al cinema Astra (ore 17.20 e in programma il 4/03 e il 9/03). Ancora, domenica 12 marzo, la data è a Montebeni presso la Comunità la Montanina (Fiesole). In seguito, il film arriverà a RomaMilanoBologna, fino a Napoli Scampia, e alle province di Cesena e Rovigo.

L’opera cinematografica è di Federico Micali, regista fiorentino classe ‘71 che ha firmato, tra i suoi progetti più recenti, il docufilm Looking For Negroni (coprodotto da Rai Cinema, sull’invenzione del celebre drink), il documentario “Firenze sotto vetro” (con Pablo Benedetti, sulla vita sotto lockdown) e soprattutto il film “L’Universale” (ispirato alla storia del popolare cinema di Firenze).
Il documentario presentato in prima nazionale al 63° Festival dei Popoli racconta la storia della Comunità attraverso una serie di testimonianze e l’uso di materiali di repertorio – molti dei quali mai utilizzati fino ad oggi – conservati presso l’archivio della Comunità stessa. “Sono stato coinvolto dalla Comunità per la realizzazione di questo lavoro – ha detto Micali – e sono rimasto colpito soprattutto da questo senso di identità collettiva. Mi sono quindi indirizzato verso un racconto corale e condiviso, senza protagonisti né voci narranti di una storia paradigmatica e rivoluzionaria”.

Le chiavi di una storia finale

 C’è stato un momento in cui il quartiere popolare dell’Isolotto di Firenze è stato al centro dell’attenzione mediatica mondiale, ne scrivevano dal New York Times, al Guardian, al francese Le Monde: la contestazione del ’68 si era allargata per la prima volta alla chiesa dove un’intera comunità stava praticando le idee del Concilio Vaticano II, per una chiesa aperta e senza potere. E l’Isolotto, quartiere operaio di periferia nato solo pochi anni prima, era il luogo perfetto in cui coltivare legami nuovi e obiettivi comuni. Ma questi ideali trovarono una forte opposizione da parte dei vertici ecclesiastici, tanto da far decretare l’estromissione del parroco (don Enzo Mazzi, che fu solidale con l’occupazione del Duomo di Parma nel 1968) e provocare una reazione del quartiere capace di iniziare un’inedita esperienza di autogestione orizzontale, e attenta alle disuguaglianze del mondo. Un’esperienza comunitaria cominciata in chiesa e proseguita nella piazza per oltre trent’anni, ed arrivata fino ad oggi, fuori dal “dominio del sacro”, e arricchita da molteplici iniziative sociali (dalla cura alla scuola, per la trasparenza e per il lavoro).

manifestazione

Il film ritorna – attraverso foto e video d’epoca – ai primi attimi di vita del rione fiorentino: da quando nel ‘54, nel nuovo quartiere popolare dell’’Isolotto, arrivò don Mazzi (compagno di seminario di don Milani), il prete che passava dalla parrocchia – al circolino comunista, che diceva messa guardando i fedeli e non dando loro le spalle, permettendone la traduzione dal latino. Dall’Isolotto “isola felice” durante l’alluvione a Firenze del ‘66, che aiutò gli sfollati diventando centro di smistamento, alla pubblicazione sulle pagine della rivista L’Espresso del “nuovo catechismo” ispirato alle idee del Concilio Vaticano II; dalla trasformazione degli edifici ecclesiastici in casa famiglia per giovani orfani o migranti, alla creazione di un proprio archivio e notiziario di quartiere, per gestire i momenti di attenzione internazionale. Fino agli episodi chiave del 1968 con la contrapposizione alle decisioni del Vescovo e la conseguente rimozione di Don Mazzi, l’occupazione della Chiesa e la resistenza alle provocazioni, fino alla conquista della piazza come luogo altro, orizzontale e aperto a tutti.

“La voglia di raccontarci – dicono dalla Comunità dell’Isolotto – si lega ai vissuti personali entro una trama collettiva che ha generato consapevolezza, partecipazione e che ha reso il territorio dell’Isolotto protagonista di conquiste ed esperienze sociali innovative nella recente storia di Firenze. L’obiettivo è anche quello di offrire alle generazioni che non hanno vissuto o conosciuto tutto questo una chiave di lettura che permetta di trovare nella narrazione ragioni per leggere e affrontare le sfide del presente”.

Don Enzo Mazzi
Don Enzo Mazzi

In un racconto corale, la voce degli stessi protagonisti, ritmata dalle immagini di repertorio, ci riporta indietro nel tempo e ci fa rivivere i momenti cardine che hanno infiammato il decennio degli anni ’60, le lotte di chi ha combattuto per cambiare e trasformare le istituzioni e aprire un dibattito politico e sociale sul fare comunità. Sforzi che oggi passano ai figli, ai nipoti dei primi abitanti, che si ritrovano in ogni tempo nella ricerca di una società più giusta e più aperta, verso chi è percepito come emarginato, diverso, meno fortunato – come furono allora i cittadini dell’Isolotto.
“Le chiavi di una storia” è stato prodotto dalla Comunità dell’Isolotto con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. In seguito alla calorosa accoglienza del pubblico internazionale ricevuta durante l’anteprima, il film è in fase di traduzione in inglese, spagnolo e catalano per future proiezioni in tutta Europa.

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