#3 Nureyev dietro le quinte: «Dopo due anni nessuno può chiamarsi maestro d’orchestra, ma Rudolf era incredibile…»
«Non sapevo che in Russia c’era la rivoluzione contro Gorbachov, la compagnia del Bolschoi temeva che tornassero le condizioni dure del vecchio regime e mi chiedeva se io avessi la possibilità di fornire 350 visti per l’Austria»
(…) Prosegue da: #2 Nureyev dietro le quinte: «Era un tartaro, come le guardie dello Zar»
Continua il nostro viaggio alla scoperta dell’ultimo e meno conosciuto Rudolf Nureyev. 29 anni dopo la sua morte n testimone d’eccezione, Franz Moser, ha deciso di aprire i suoi ricordi a IsolottoLegnaia.it. Franz, che ormai da un decennio è diventato nostro compaesano perché ha scelto di stabilirsi sulle nostre colline alle porte di Firenze, fu intimo amico e manager della sua “quinta carriera”, quella che pochissimi conoscono: il Nureyev direttore d’orchestra.
In quel quarto di secolo Nureyev scoprirà molto più della sua arte, divenne uomo di spettacolo, sex simbol, icona del mondo gay, ma anche intellettuale. Diventò cittadino del mondo: Francia, chiaramente, Italia, Usa, Uk, Olanda e tutto il resto d’Europa; ma un rapporto speciale l’ebbe proprio con Vienna, metà di quel suo primo viaggio, dove tornò proprio un paio di anni dopo la sua ritrovata libertà del ’61: con la sua ormai inseparabile compagna di coppia e amica Margot Fonteyn interpretò e allestì moltissimi spettacoli al Wiener Staatsoper. Tornerà più volte sulle rive austriache del Danubio, finché negli anni ’90 non realizza un sogno insieme a te: dirigere un’orchestra. Ce lo racconti?
L’idea di fare il direttore d’orchestra l’aveva avuta da due grandi ispiratori: Herbert von Karajan e Leonard Bernstein – tutti e due lo consigliavano di fare questo passo al podio, in mano la bacchetta –. Anche Sergiu Celebidache mi chiamò, prontissimo ad averlo come allievo. Ma se mi chiedi come era Rudolf come maestro d’orchestra devo ammettere, che dopo due anni nessuno può chiamarsi maestro d’orchestra, non era bastato il tempo e avrebbe avuto bisogno di molti altri studi. Tuttavia Rudolf era un personaggio incredibile sul palcoscenico e aveva tanto talento, questo lo aveva notato anche Franz Endler, un critico noto a Vienna, dopo il primo concerto al famoso Wiener Konzerthaus davanti una sala completa: “Il ritmo lo sa già!”, scrisse.
Memorabile fu un suo concerto ad Atene nell’estate del 1991, nell’Herodion, un bellissimo anfiteatro per 4mila posti, Rudolf sembrava ringiovanito e fu bravissimo, festeggiato dal pubblico in teatro e in TV.
L’importante era che qui ci fosse un uomo che aveva un sogno che voleva realizzare, un sogno che nutriva già nella sua gioventù quando sentiva i grandi compositori. E, a parte i compositori della musica per il ballo (diceva sempre che ogni ballerino deve inginocchiarsi ogni mattina e ringraziare i tre Divini Tschaikovsky, Stravinsky e Prokofieff ), amava Beethoven e particolarmente la sua terza sinfonia, l’Eroica.
Presto confidò a Hübner e a me, che voleva dirigere l’Eroica e noi gli dicevamo tipo “pazienza Rudolf, ci vuole tempo, studi, esperienza”, ma ancora, per un testone come Rudolf, questo non contava; alla fine ha diretto l’Eroica a Vienna e anche in altri posti come Varese, Deauville e al Festival di Ravello. Non dimenticherò mai come andava sul palco, dicendo: “Eh ben Francis, vado a Golgotha!” e quando tornava in guardaroba, dopo la prima, mi baciava (come sempre sulle labbra) e diceva: “Grazie Francis, ce l’ho fatta! I did it!”. Ha fatto anche un bellissimo concerto alla Metropolitan Opera di New York con delle Suites di ballo e a San Francisco, dove aveva sempre tanti fan. Alla fine io avevo e ho ancora i contratti con Tokyo Symphonics e Philharmonics per i concerti di capodanno nel 1993, che non poteva fare.
Una sera da non dimenticarsi capitò nell’agosto del 1991. Sono a Edimburgo per parlare col direttore del famoso Edimburgo Festival e sono stato chiamato la sera del 21 agosto da Sergey Selivanov, il direttore della Compagnia del Bolschoi Balletto e Orchestra. Arrivo in un grande teatro e vengo circondato nel buio del teatro poco illuminato da 350 persone: compagnia di balletto, orchestra, cantanti e coro del Bolschoi. “Che cosa è successo?”, pensai preoccupato. Io non sapevo che in Russia c’era la rivoluzione contro Gorbachov, la compagnia del Bolschoi temeva che tornassero le condizioni dure del vecchio regime e mi chiedeva se io avessi la possibilità di fornirli di 350 visti per l’Austria, volevano lavorare per me! Selivanov voleva creare una compagnia insieme con Nureyev e rimanere all’estero. Così chiamai un vecchio amico, segretario del Ministro dell’Estero e dopo un po’ mi rispose di sì! Due giorni dopo Boris Jelzin fece la contro-rivoluzione e salvò la vita politica di Gorbachov, ma che emozioni!»
L’orchestra che hai fondato con lui è ancora attiva?
«La Wiener Residenzorchester è ancora attiva ed è guidata da mia cognata. Ai tempi di Nureyev era la seconda orchestra da camera più importante di Vienna (Vienna è delle città più importanti e prolifiche al mondo per questo tipo musica, ndr) e faceva circa 100 concerti all’anno. Con Nureyev si facevano concerti al Palazzo Auersperg (con Rainer Küchl, primo violino dei Wiener Philharmoniker), al Wiener Konzerthaus, Wiener Neustadt (Concerto per Clarinetto di W.A.Mozart con Peter Schmidl, primo clarinettista dei Wiener Philharmoniker), Atene, Ravello, Deauville, la Staatsoper di Budapest, Varese… qui ricordo una bellissima cena con i signori Missoni, grandi sostenitori di Rudolf».
(segue all’articolo #4 Nureyev dietro le quinte: «Ballava notti intere in discoteca dopo lo spettacolo, poi si presentava puntuale alle prove al mattino»)
Le precedenti puntate:
Introduzione: Nureyev dietro le quinte, un’intervista esclusiva a Moser
Prima puntata: #1 Nureyev dietro le quinte: «Incredibile, un uomo così, era un rifugiato senza cittadinanza»
Seconda Puntata: #2 Nureyev dietro le quinte: «Era un tartaro, come le guardie dello Zar»