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#2 Nureyev dietro le quinte: «Era un tartaro, come le guardie dello Zar»

«In Russia non molti sapevano del suo successo, a causa della sua fuga»

(…) Prosegue da: #1 Nureyev dietro le quinte: «Incredibile, un uomo così, era un rifugiato senza cittadinanza»

La seconda puntata dell’intervista a Franz Moser, che fu manager della “quinta carriera” dell’ultimo Rudolf Nureyev: non solo il ballerino più noto di tutti i tempi, e tale universarsalmente ricordato, ma anche di cui poco si sa e parecchio sta purtroppo venendo dimenticato. Oggi, a 29 anni dalla star (6 gennaio 1993)  ha deciso di aprire i suoi ricordi a IsolottoLegnaia.

 

Non era la prima volta che Nureyev arrivava a Vienna. Per il celebre ballerino la capitale austriaca rappresentava anzi il suo primo viaggio fuori dai confini dell’Urss, un previlegio concesso a pochissimi eletti. C’era già stato sul finire degli anni ’50 all’International Youth Festival

«…Sì – specifica Moser – lì ha vinto il primo premio di un concorso nel 1958, ma assieme con un altro ballerino. Allora non gli interessava il premio, ma l’archivio dimostra che era l’unico ad arrivare a 49 di 50 punti, l’altro aveva 48 punti!»

Da sinistra: Wilhelm Hübner, presidente dei Wiener Philharmoniker, Franz Moser, Rudolph Nureyev e Wilhelm (Waxi) Hübner, figlio di Whilem Hubner senior e medico di Nureyev
Da sinistra: Wilhelm Hübner, presidente dei Wiener Philharmoniker, Franz Moser, Rudolph Nureyev e Wilhelm (Waxi) Hübner, figlio di Whilem Hubner senior e medico di Nureyev

E fu anche durante quel primo viaggio che emerse ufficialmente il suo carattere ribelle e difficile: al suo rientro gli fu revocato dalla dittatura sovietica il permesso di espatriare per motivi disciplinari. Quanto questo suo carattere ha inciso sulla sua arte? È stata una limitazione o un fattore imprescindibile del suo successo?

«Assolutamente un fattore imprescindibile del suo successo! Rudolf era un tartaro, il popolo da cui veniva scelto il corpo di guardia dello Zar. I tartari erano famosi per non essere mai sconfitti, per combattere fino alla fine. Lui era così: una persona che non mollava mai. Non ha accettato che, prima di lui, era la ballerina la star della compagnia; con lui e anche con le sue geniali coreografie, il ballerino, il maschio divenne la star! Sapeva osare, e questo è stato il suo successo. Un uomo, una persona che accetta limiti, non arriva mai oltre, oltre la tradizione, il vecchio stile, non inventa cose nuove».

Nureyev Franz Moser (2)

Tuttavia Nureyev riuscì a espatriare per un caso fortuito due anni dopo, quando dovette sostituire in emergenza all’Opera di Parigi Konstantin Sergeev, primo ballerino russo che si era infortunato. All’inizio di quel viaggio non poteva saperlo, ma quello sarebbe stato per Rudolf il suo espatrio definitivo. Fu in quel viaggio che scoprì che in Occidente poteva vivere liberamente la sua omosessualità. Al contempo furono proprio quelle sue frequentazioni gay che suscitarono le ire della madrepatria, che nel più classico stile sovietico, lo stava tenendo sott’occhio tramite il Kgb. Provarono a rimpatriarlo con un inganno, ma Rudolf, che era molto furbo, capì che era un tranello: in aeroporto con una fuga spettacolare, riuscì a consegnarsi alla polizia francese e fare domanda di asilo politico.

«Questa storia, questi momenti, si leggono come un giallo: aveva subito capito c’era una trappola dietro la porta, ma ci voleva coraggio a prendere l’altra porta. E lui ebbe questo coraggio».

Per ventiquattro anni non potrà mettere piede in Russia. Fino alle soglie del crollo del Muro, quando la tirannia sovietica si stava spengendo e nell’87: Gorbaciov gli concederà l’amnistia per le sue condanne di tradimento e lo inviterà a ritorno in Patria da uomo libero.

«Lì poté abbracciare sua madre per l’ultima volta, morì poco dopo. Fu un viaggio bellissimo.  La amava molto. Lo partorì in treno, sulla Transiberiana: una vita come quella di Rudolf non poteva che iniziare con una nascita altrettanto incredibile. Poté rincontrare anche altri amici della sua gioventù, anche se non tutti sapevano del suo incredibile successo: in Russia non si parlava né scriveva molto di Rudolf, a causa della sua fuga»

(segue #3 Nureyev dietro le quinte: «Dopo due anni nessuno può chiamarsi maestro d’orchestra, ma Rudolf era incredibile…»)

Le precedenti puntate:

Introduzione: Nureyev dietro le quinte, un’intervista esclusiva a Moser

Prima puntata: #1 Nureyev dietro le quinte: «Incredibile, un uomo così, era un rifugiato senza cittadinanza»

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