Alla Limonaia di Villa Strozzi è stato presentato ieri pomeriggio il libro Silvano Sarti. Partigiano, operaio e sindacalista, una biografia a più mani edita da Florence Art Edizioni, che raccoglie documenti, foto, testimonianze inedite del e sul partigiano Pillo, venuto a mancare due anni fa.
Materiali provenienti da collezioni di sindacalisti, amici e archivi, per un imponente lavoro di ricerca, selezione e raccolta sull’indimenticato e indimenticabile personaggio di Monticelli che fu giovanissimo partigiano, rappresentante della Cgil impegnato nelle lotte di fabbrica, presidente provinciale dell’Anpi, ma anche semplice vicino della porta accanto per tutto il quartiere, volto conosciuto e umano, dall’eccezionale capacità di mettere in comunicazione le generazioni.
Un evento atteso e partecipatissimo che ha visto riempirsi la serra d’inverno del Poggi; centinaia le persone che avevano conosciuto Silvano, che erano stati sostenuti e lo avevano sostenuto nelle sue battaglie civiche: testimoni e testimonianze che si ritrovano poi nel volume edito dalla casa editrice di Soffiano. Tra i relatori, l’editrice Silvia Tozzi, il sindaco Dario Nardella, il presidente di Quartiere 4 Mirko Dormentoni, la segretaria generale della Camera del Lavoro della Cgil di Firenze Paola Galgani, la presidente dell’Anpi provinciale Vania Bagni.
Paola Galgani, segretaria generale della Camera del Lavoro della Cgil di Firenze, ha sottolineato come Sarti avesse sempre anteposto a tutto la vicinanza agli operai e alle loro istanze, tanto da rifiutare nei decenni qualsiasi opportunità di carriera sindacale per rimanere al loro fianco. Tra queste, le ancora attualissime battaglie per la salute e la sicurezza dei lavoratori, come quella contro il benzene nei calzaturifici, usato come collante: «Era quello più rapido, anche se tossico. Dominava quell’idea che il profitto venisse prima della salute». Un’audioregistrazione di una sua battaglia sindacale contro l’uso di questo veleno è stata poi proiettata in un video a lui dedicato, a ricordo dell’avanguardia delle sue lotte.
Aida Chellini, ex operaia della Confi, ha voluto ricordare il sostegno che i dipendenti avevano ricevuto da Silvano, quando nel ’71 la fabbrica annunciò oltre duecento licenziamenti. Dall’intermediazione con la Prefettura e le Istituzioni alla notte di Natale passata al freddo con gli operai davanti alle officine.
Un sindaco Nardella visibilmente emozionato, ha ricordato le lunghe chiacchierate con il sindacalista, che era solito assegnarsi come primo compito mattutino quello di andare a interfacciarsi con tutti i rappresentanti delle Istituzioni. Una delle sue mete preferite, ha ricordato il sindaco, era proprio il palazzo comunale, simbolo laico della Liberazione; recarvisi voleva dire ripetere il gesto compiuto quel lontano 11 agosto 1944, della città restituita ai fiorentini: «Aveva un rapporto simbiotico con Palazzo Vecchio, era il suo palazzo (…) , l’ho visto tante volte ripetere questo gesto virtuale di riconquistare la città». «Palazzo Vecchio era la sua seconda casa, la prima era il sindacato», ha scherzato Nardella con un’ironica metafora che tuttavia spiega perfettamente il personaggio. Il primo cittadino ha sottolineato quanto forte fosse in Pillo il senso delle Istituzioni, del rispetto verso il sindaco qualunque fosse il suo schieramento («il sindaco era la città»), con un unico pilastro imprescindibile su cui non era disponibile a mediare: l’antifascismo. Nelle lunghe discussioni, Sarti evidenziava i problemi, metteva in guardia dalle difficoltà, con estremo senso civico e attaccamento a Firenze.
Tra tutte le interlocuzioni avute, Nardella ha ricordato con particolare commozione e orgoglio il giorno in cui decisero di spostare la celebrazione del 25 aprile dal salone dei Cinquecento alla piazza sull’Arengario esterno (la parte rialzata tra il palazzo e la piazza) «dove sei nudo, dove ti esponi alla piazza, (con un atto che vuole,ndr) celebrare l’autentico significato della Liberazione della città», ha spiegato il sindaco, ricordando come la cosa all’inizio non fu presa alla leggera. Eppure non ci fu nessuna contestazione. Così come come non ci fu nessuna contestazione nell’ultimo momento di Silvano, quando la sua salma fu esposta nella Sala d’Arme: «Era la prima volta che si faceva (…) Eppure non c’è stato un consigliere comunale, di quartiere, di qualunque schieramento che si è opposto alla camera ardente». Perché Silvano, pur molto caratterizzato politicamente, aveva un tale senso di lealtà e tanto aveva fatto per la città, che nessuno avrebbe avuto motivo di contestare il suo operato.
La presidente provinciale di Anpi Vania Bagni ha evidenziato l’importanza documentale del libro: «Con questo lavoro corale, viene restituito un pezzo di storia di questo Paese». Importante è inoltre la prospettiva che emerge dal libro, ha notato Bagni, ovvero quella di riportare l’esperienza di un uomo che ha fatto della partecipazione l’elemento fondante della propria vita.
«Molta commozione, tanti amici di Silvano Sarti, applausi, una partecipazione sentita ieri alla Limonaia di Villa Strozzi dove abbiamo festeggiato l’uscita del volume – ha detto Silvia Tozzi, editrice di Florence Art Edizioni – All’indomani della scomparsa di Silvano Sarti (25 gennaio 2019) abbiamo condiviso con Cgil Firenze il progetto di un libro dedicato alla sua persona, al suo lavoro, alla sua militanza. È stato un progetto che ha coinvolto molte persone, donne e uomini che con lui hanno lavorato, che gli hanno voluto bene, che ne hanno apprezzato la coerenza, l’onestà, la disponibilità, in una parola la sua passione. Il libro è dunque un’opera corale, con tantissime foto, interviste, testimonianze. Un libro che racconta la storia di un uomo ma anche una lunga pagina del mondo del lavoro, dai temi della salute alle rivendicazioni salariali. Silvano Sarti è stato però anche presidente provinciale di Anpi e ha sempre cercato, nel farsi portavoce dei valori della Resistenza e della Costituzione, il dialogo con i giovani convinto del loro potenziale.
Un punto di arrivo ma anche di partenza per un nuovo progetto editoriale specificamente rivolto alle nuove generazioni affinché i temi per cui Sarti si è sempre battuto strenuamente continuino a diffondersi e a radicarsi maggiormente. Sempre nel nome di Silvano».
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