#7 Nureyev dietro le quinte: «Ha rivoluzionato la danza, ma non gli viene data tutta la memoria che merita»
«Non dobbiamo santificarlo, ma neppure demonizzarlo per certi lati oscuri del suo privato. Sono frequenti nelle vite dei grandi della storia: da Clinton a Maradona, da Kenedy a Einstein»
Prosegue da #6 Nureyev dietro le quinte: “Aids wonna fuck me, I’m gonna fuck Aids”
Il nostro viaggio alla riscoperta di Rudolf Nureyev giunge a conclusione. Con la settima puntata dell’intervista al regista Franz Moser, che fu manager della “quinta carriera” dell’ultimo Nureyev, quella da direttore d’orchestra, abbiamo ripercorso non solo il ballerino più noto di tutti i tempi, ma anche gli anni alla Wiener Residenzorchester. Oggi, a 29 anni dalla morte della star (6 gennaio 1993), Moser, che è da due decenni si trasferito nella nostra città di cui uno sulle nostre colline, ha deciso di aprire i suoi ricordi a IL.
Qual è, a distanza di vent’anni dalla sua scomparsa, il suo contributo al teatro ancora oggi?
«Il suo contributo è immenso: il ruolo del ballerino che prima faceva l’appoggio alla prima ballerina, diventa centrale: una rivoluzione possiamo dire, che ha lasciato uno stile. E poi le grandi coreografie, stupefacenti. Le immagini, i film, i ricordi di loro chi lo hanno visto non vanno dispersi. Anche se oggi si legge poco e i suoi ammiratori sono vecchi o morti, la sua impronta è ancora grande. Conosco appassionati di balletto che ancora oggi dicono: non posso vedere altri ballare, penso sempre a lui! Anche se forse non è giusto davanti una generazione di giovani ballerini, purtroppo è vero: a Nureyev bastava andare sul palcoscenico e stendere un braccio affinché la gente esultasse, un dono che hai o non hai…
È stata una star mondiale negli anni ’70-‘ 80, e pur confrontandolo oggi con i più grandi, non c’è paragone. Eppure oggi non gli viene data la memoria che merita, il suo ricordo resiste quasi solo nelle scuole di ballo. Mi sono offerto di parlare nelle scuole e nessuno mi ha risposto. Al Maggio musicale era previsto un incontro con dame Carla Fracci: lei avrebbe parlato di lui come ballerino e io dei suoi ultimi anni come direttore che conoscono pochissimi, ma non si trovava mai una data con Beppe Menegatti, il marito di Carla».
Cosa ci ha lasciato invece a livello umano? È ancora oggi una figura attuale?
«Questa gente degli anni ‘20, ‘30, ‘40 che ha vissuto la povertà, la sofferenza della guerra, non c’è più. Hanno fatto delle cose straordinarie perché avevano un motivo per farlo: la semplice sfida di sopravvivere in circostanze estreme, questo ci manca oggi. È un bene, ma anche un male, perché diamo tutto per scontato.
Certo, non dobbiamo santificarlo. Tuttavia non dobbiamo demonizzarlo per certi lati oscuri del suo carattere, del suo privato. Che ci sono molto spesso nelle vite dei grandi della storia: non possiamo paragonare la vita di grandi personaggi con una vita normale: dal sigaro di Bill Clinton, alle relazioni amorose di John F. Kennedy, dall’essere un padre pessimo di Albert Einstein alla dipendenza di Maradona. Eppure sono o sono stati statisti, scienziati, atleti che hanno segnato un’epoca, rivoluzionato il corso della storia».
Le precedenti puntate:
Introduzione: Nureyev dietro le quinte, un’intervista esclusiva a Moser
Prima puntata: #1 Nureyev dietro le quinte: «Incredibile, un uomo così, era un rifugiato senza cittadinanza»
Seconda Puntata: #2 Nureyev dietro le quinte: «Era un tartaro, come le guardie dello Zar»
Terza puntata: #3 Nureyev dietro le quinte: «Dopo due anni nessuno può chiamarsi maestro d’orchestra, ma Rudolf era incredibile…»
Quarta puntata: #4 Nureyev dietro le quinte: «Ballava notti intere in discoteca dopo lo spettacolo, poi si presentava puntuale alle prove al mattino»
Quinta puntata: #5 Nureyev dietro le quinte: «Portava il 43, ma scelse degli stivaletti 42: ‘per la bellezza’, mi disse»
Sesta puntata: #6 Nureyev dietro le quinte: “Aids wonna fuck me, I’m gonna fuck Aids”