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#5 Nureyev dietro le quinte: «Portava il 43, ma scelse degli stivaletti 42: ‘per la bellezza’, mi disse»

«Crebbe in una povertà assoluta che lo segnò per tutta la vita. combattendo per un pezzo di pane un cane morse le sue labbra, cosi è rimasta la cicatrice che vediamo nelle sue foto»

(…) Prosegue da: #4 Nureyev dietro le quinte: «Ballava notti intere in discoteca dopo lo spettacolo, poi si presentava puntuale alle prove al mattino»

Siamo arrivati alla quinta puntata delle sette della nostra intervista a Franz Moser su Rudolf Nureyev. Nureyev fu il ballerino che ha rivoluzionato ogni schema della danza, ma fu anche nei suoi ultimi anni direttore d’orchestra. Una carriera, quest’ultima, di cui poco si sa e parecchio sta purtroppo venendo dimenticato. Oggi, a 29 anni dalla morte della star (6 gennaio 1993), Franz Moser, suo più caro amico di quegli ultimi anni e manager,  ha deciso di aprire i suoi ricordi a IsolottoLegnaia.

Com’è stato averlo in casa per due anni? Certo non era un carattere facile.

«Rompere delle porte, spostare spettacoli, gridare al direttore dell’orchestra “Tempo maestro, tempo!”. Tutto ti poteva succedere con Rudolf, non rispettava una fila, si metteva davanti senza nemmeno girarsi. Ma amava essere coccolato, badato. Io avevo solo 35 anni, ma mi rispettava, perché aveva visto che non volevo qualcosa da lui, come tutti gli altri: facevo tanto per lui e lui si fidava. Era difficile ottenere la sua fiducia, erano pochissime le persone cui la concedeva, ma tra noi si instaurò in maniera naturale.

Nureyev Franz Moser (4)

Essendo una persona molto richiesta, ricca, ma anche per la dura storia che si portava alle spalle, Rudolf era un uomo che dava raramente la sua fiducia. Però si fidava di me. Cominciò con l’affidarmi gli insegnanti dell’orchestra, che scelsi insieme a Hübner. Hübner era un’altra persona di cui si fidava: lo chiamava papà e aveva sentito lui, prima di prendere la decisione di collaborare con me. Piano piano mi delegò tante altre cose, alla fine voleva affidarmi la gestione di tutto il suo avere, perché non gli era piaciuto come lo gestiva la fondazione svizzera e come doveva chiedere per ogni centesimo: infatti come privato non possedeva niente, tutti suoi soldi e beni erano stabiliti in una fondazione. Era perciò difficile per lui poter spendere soldi, ci voleva una richiesta formale ai legali della fondazione.

Mi mandò a Monte Carlo per vendere la sua casa, voleva mandarmi anche in Virginia negli Stati Uniti dove aveva un ranch con i cavalli, ma non andai. Avrei dovuto confrontarmi con i legali e chiedere di rispettare il suo volere, che fossi io a gestire tutto, ma sarebbe stato illusorio, non avrebbero mai concesso questo cambiamento, e alla fine Rudolf è morto.

Nureyev Franz Moser (3)

Sicuramente apprezzava che io non gli chiedessi di spendere soldi come facevano altri, ma al contrario, pagavo sempre io.  Pagavo tutta la sua educazione con l’orchestra, insegnanti, spese quotidiane, i viaggi, i massaggi che lo hanno lasciato sopravvivere ai dolori del suo corpo torturato dal continuo esercizio, persino l’alloggio, feci realizzare un appartamento per lui; alla fine ho speso tanti soldi, ma senza rimpianti. Non si poteva vedere Rudolf infelice. Un giorno si alzò ed era di malumore: “Che c’è Rudolf?”. “Ah, niente”. “Dimmi che c’è, ti conosco”. Era arrivata una fattura per il gasolio del suo generatore all’isola “Li Galli” davanti Positano… “Quanto è Rudolf?” 10.000$, andai a pagarli subito in banca.

Per capire tutto questo, bisogna conoscere l’infanzia di Rudolf: era cresciuto in una povertà incredibile, che aveva creato in lui una paura di morire di fame che lo ha segnato per tutta la sua vita. Lo mandai in Russia per dirigere delle grandi orchestre e lui mi chiese due borse di salsicce: “Non mi fido dei russi”, mi disse. E odiava di spendere soldi. Solo per alcune cose si concedeva il lusso di spendere il suo capitale in cose non necessarie, i mobili e i pezzi d’arte. A differenza di altre star che si danno alle spese più sfrenate e alle raccolte più pazze, collezionava solamente tre cose: quadri – con un tema solo, nudi maschilistatuette e stampe antiche.

Nureyev 6

All’età di sei anni, Rudolf era stato preso botte dai suoi compagni più grandi, in una rissa tra ragazzini, quel giorno giurò che un domani si sarebbe esibito in grandi teatri. E combattendo per un pezzo di pane un cane morse le sue labbra, cosi è rimasta una ferita, che vediamo sulle foto. Per tutte queste cose a Rudolf quasi niente piaceva così tanto come essere badato, con cibi buoni, con piccole cose che mostravano che ci si prendeva cura di lui, apprezzando che ci fosse chi per lui si occupasse delle cose banali e quotidiane.

Una volta andammo in aereo a Berlino (su questo volo c’era anche Fabio Luisi, giovane direttore) per un show in Tv di Thomas Gottschalk, il più famoso talkmaster (conduttore, ndr) in Germania, dove avrebbe raccontato la sua carriera come maestro d’orchestra, nello show c’era anche Gerhard Bergher, il pilota della Formula Uno in Ferrari: notai che le scarpe di Rudolf erano consumate, sciupate, e lo portai a comprarsene un paio nuove al Kurfürstendamm, la zona più fashion di Berlino. Ha scelto degli stivaletti numero 42 invece di 43, seppure gli sarebbero calzati più comodi.  Ma “per la bellezza” scelse il modello di cui c’era il 42; le portò sempre, fino alla fine della sua vita.

Come un re, non voleva vestirsi da solo, ma amava essere vestito.  Dopo un po’ ho notato che non portava mutande: meno male sono cresciuto come nudista! Lo vestivo con i nuovi frac che gli facevo creare dal più famoso sarto specializzato a Vienna, lo portava con tanto piacere. Con uno di questi Frac è stato sepolto».

Prosegue in #6 Nureyev dietro le quinte: “Aids wonna fuck me, I’m gonna fuck Aids”

Le precedenti puntate:

Introduzione: Nureyev dietro le quinte, un’intervista esclusiva a Moser

Prima puntata: #1 Nureyev dietro le quinte: «Incredibile, un uomo così, era un rifugiato senza cittadinanza»

Seconda Puntata:  #2 Nureyev dietro le quinte: «Era un tartaro, come le guardie dello Zar»

Terza puntata:  #3 Nureyev dietro le quinte: «Dopo due anni nessuno può chiamarsi maestro d’orchestra, ma Rudolf era incredibile…»

Quarta puntata: #4 Nureyev dietro le quinte: «Ballava notti intere in discoteca dopo lo spettacolo, poi si presentava puntuale alle prove al mattino»

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